Le gaudenti note

Lucio Battisti, l’artista che non ha mai parlato di sé: lasciava che lo facesse la sua musica

di Gino Castaldo   6 marzo 2023

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Fantasia, capacità di inventare e un vortice di contraddizioni: il più restio a raccontarsi trovava la strada per farsi capire da tutti

In fin dei conti un mistero. Difficile da dire nel giorno esatto in cui tutti giustamente celebrano la sua storia, ma Lucio Battisti, che oggi avrebbe 80 anni, è stato il più indecifrabile degli artisti della canzone, a dispetto della familiarità prodigiosa con cui tutti noi abbiamo vissuto le sue canzoni, pezzi di vita, melodie insuperabili, falò notturni, ninnenanne segrete, avventurose complicità. Il fatto è che le poche volte in cui ha parlato ha smentito il senso stesso del parlare.

 

L’artista non esiste, avrebbe detto, a parlare è la sua musica. Citazione celebre, ancorché apocrifica, almeno in questa forma, ma il senso è quello: non chiedetemi delle mia vita perché a parlare di me sono le mie canzoni. Questo sì, lo ha detto, in varie occasioni, ma a pensarci è un’affermazione paradossale perché sua era la musica, certo, ma nessuna delle parole che ha cantato era sua, erano di Mogol, erano della moglie Grazia Letizia Veronese per una breve parentesi, erano di Pasquale Panella.

 

E come si fa a decifrare la personalità di un cantautore se neanche una parola è mai stata sua? Lucio Battisti non voleva essere decifrato, non voleva essere interpretato, non voleva condividere nulla della sua vita privata, e alla fine c’è riuscito, allontanandosi gradualmente dai riflettori che detestava, declinando interviste fino a non concederne più (e anche l’ultima, quella del 1979, fu già un’eccezione, perché radiofonica, perché alla radio svizzera, perché nessuno se n’è accorto) sparendo alla vista di tutti e vivendo molti dei suoi ultimi anni nel più completo anonimato, interrotto solo da una serie folgorante di dischi, condividendo più o meno con gli stessi tempi la scelta dell’invisibilità con la sua amica Mina. Ma lei per decenni si era concessa, in tutti i modi, con generosità ed empatia.

 

Lui no, il palcoscenico non lo aveva mai attratto, godeva solo nelle quattro pareti dello studio, dove far vivere la magia delle sue composizioni. Ecco dunque l’unico modo per capire chi era veramente Battisti: le sue canzoni anzi la musica delle sue canzoni, e in quella esplodeva la fantasia, la capacità di inventare a getto continuo, in un vortice di contraddizioni: il più restio a comunicare se stesso era quello che trovava la strada per essere capito da tutti, il più riduttivo e semplice degli artigiani diventava un gigante che con una manciata di note travolgeva tutto, il più nascosto degli artisti era quello che splendeva di più nella vita quotidiana degli appassionati. Battisti, il più condiviso, e il più misterioso.