Spazi indipendenti. Gallerie. Più di sessanta atelier segnano la nuova vita della zona della Capitale a più alto tasso di creatività

A San Lorenzo il 10 agosto è tutto l’anno e ogni stella brilla di luce propria o grazie ad altre, creando interesse e bellezza. Le stelle sono gli artisti che hanno popolato e popolano il quartiere romano, creando una costellazione in cui tutti sono coinvolti, delle vere e proprie scie luminose che hanno segnato e segnano direzioni, sentieri e percorsi tra le galassie dell’arte. Succedeva tra la metà degli anni ’70 e l’inizio degli ’80, quando si riaffacciò alla vita, sui resti dei pesanti bombardamenti lasciati dalla Seconda Guerra Mondiale. All’epoca, in un momento culturalmente vivace, alcuni artisti decisero di stabilirsi in quella zona considerata periferica, e tra via degli Ausoni e piazza dei Sanniti, poco distanti dall’Università La Sapienza e la stazione Termini, individuarono uno stabilimento dismesso dove si lavorava la pasta, trasformandolo in un punto di aggregazione creativa.

Gli spazi di Numero cromatico

L’ex Pastificio Cerere (questo il nome, dove oggi ha sede anche la Fondazione Pastifico Cerere, nata nel 2005) non aveva nulla o quasi, i pavimenti erano rovinati, non c’era il riscaldamento, ma gli artisti vi si adattarono risistemando gli ampi ambienti circondati da grandi vetrate attraverso le quali filtrò una nuova luce. «Si sentirono a casa e furono capaci di restituire delle visioni inedite, trasformando quegli spazi condivisi e pieni di energia in un humus prezioso su cui piantare le proprie radici», spiega la curatrice d’arte Valentina Ciarallo: «L’ex Pastificio Cerere cominciò a popolarsi di anime e in breve tempo diventò un luogo di lavoro prolifico e polo vitale di incontri, un teatro della commedia dell’arte vissuto giorno e notte». Bruno Ceccobelli, Gianni Dessì, Nunzio di Stefano, Giuseppe Gallo, Piero Pizzi Cannella e Marco Tirelli furono i primi a popolare il quartiere e a essere i protagonisti di un’avventura iniziata con un’epica condivisa. Ogni singola personalità ha proseguito nel corso del tempo la propria ricerca in modo individuale, originale e trasversale fermandosi stabilmente in quel palazzone – che se fosse a New York sarebbe a Chelsea o a Tribeca – o transitandovi per andare altrove. «C’è chi è rimasto solo un anno, chi vent’anni, chi per un’estate, chi solo per una festa», scrive Rosella Fumasoni nei “I mesi della settimana” (L’Obliquo edizioni), e c’è chi lo vive ancora -aggiungiamo noi - assistendo e contribuendo a una proliferazione degli studi d’artista che va oltre quell’edificio, animando l’intera San Lorenzo.

 

Oggi il quartiere sta vivendo una rinascita con il germogliare di spazi indipendenti, nuovi studi e gallerie, riqualificandosi come art-district della città. La collettiva Le stelle di San Lorenzo, ne è l’esempio. L’opening alla Galleria Gilda Lavia è stato un evento. La gallerista di origine fiorentina abita lì da oltre vent’anni ed è lì che ha deciso di aprire la sua galleria organizzandovi, per il quinto anniversario, una mostra (visitabile fino al 10 giugno) «che passando per le figure artistiche che hanno animato il quartiere negli anni, arriva fino alle realtà più giovani». Non una ricognizione analitica, ma uno sguardo, un punto di vista, una finestra su quella parte della scena artistica che ha popolato e popola il quartiere romano, dagli esordi ai giorni nostri. Tra gli oltre venti artisti presenti, c’è anche Alessandro Calizza, classe 1983, da dodici anni a San Lorenzo, da tre mente e anima di Ombrelloni, uno spazio che ospita il suo studio e quello di altri giovani artisti come Cristallo Odescalchi, Luca Mamone, Scarful (Alessandro Maida), Krizia Galfo, Greg Jager, Wow Incendi Spontanei e Project room N0 a cura di Matteo Peretti. Insieme a Tommaso Zijno ha fondato Sa.L.A.D. - San Lorenzo Art District, un progetto culturale «per affermare che questo territorio è in realtà “un’insalata mista” dove persone, luoghi e attività, anche se diversi tra loro, si incontrano, si mescolano o semplicemente convivono dando vita a una dimensione dall’incredibile valore artistico, culturale e sociale.

 

«Una delle caratteristiche più belle di San Lorenzo», continua Calizza, nostra guida del quartiere, «sono la sua apertura e la sua accoglienza verso chiunque abbia voglia di viverlo in maniera propositiva e sentirsi parte integrante di questa realtà». Il dialogo continuo con le istituzioni e con nuove realtà importanti stabilitesi nel territorio – la Soho House in primis, catalizzatore di persone ed eventi e presto anche The Social Hub – «è necessario», precisa l’artista, ricordando che «Sanlorenzini si nasce, ma ci si diventa anche». Lo dimostra la sua storia e quella di altri artisti in mostra, tra cui Leonardo Petrucci, di Grosseto, che nel suo studio all’interno del Pastificio Cerere – dove c’è anche Pietro Ruffo, ormai una vera e propria star dell’arte osannato dal Vaticano a Jovanotti passando per Dior – crea opere che comprendono temi a lui molto cari come la Geometria Sacra, l’Alchimia, la Cabala e l’Astrologia. Elencarvi gli oltre sessanta studi presenti nel quartiere è impossibile, ma possiamo consigliarvi una visita in quello di Otello Scatolini – autore di sculture in marmo bianco e resina trasparente e della Porta della Bellezza in via Lucani – e quello di Bruno Melappioni in via dei Latini, che oltre a creare sculture in ferro e disegni, organizza ogni giorno dei pranzi a base di piatti semplici della tradizione romana molto amati da Matteo Garrone e Marcello Fonte. Oltre a Lisbona e Pereto, la gallerista Paola Capata ha deciso di aprire a marzo la sede romana della sua Monitor proprio qui, lasciando il centro, «perché c’è più vitalità, più flusso e poi si può parcheggiare».

I protagonisti della mostra collettiva "Le stelle di San Lorenzo"

È in piazza dell’Immacolata, vicina alla galleria Materia di Nicolò Fano che è qui dal 2015, e a via dei Sabelli (dove presto aprirà la galleria Mascherino), affacciata su via dei Latini dove la regista Eleonora Danco ha girato alcune scene del film N-Capace. Spettacolare davvero è Numero Cromatico, lo spazio in via Tiburtina che Dionigi Mattia Gagliardi, fondatore di Nodes Journal, condivide con un collettivo di 15 persone con intenti ed ideali comuni che spaziano dall’arte visiva alla ricerca scientifica, installazioni ambientali e progetti editoriali. Il cane bianco Futura è la loro mascotte che ogni tanto va a salutare Paolo Tamburella, Emiliano Maggi, David Quayola e Cyrill de Commarque che sono allo stesso civico. In piazza dei Sanniti pensiamo a Pasolini che da Pommidoro era un cliente fisso, mentre in via dello scalo di San Lorenzo ci sono la Galleria 291/Est e bar.lina, il nuovo e necessario spazio di ricerca queer fondato, tra gli altri, da Andrea Acocella. Per strada, i murales sono quasi ovunque, dal Patrimonio indigeno di Lucamaleonte in via dei Piceni a quello Contro le Guerre di Guerrilla Spam in via degli Equi. Quello realizzato da Luogo Comune in via dei Luceri recita nel titolo una regola/mantra che qui vale più che altrove: “C’è posto per tutti, nessuno escluso”.