Lo racconta il nuovo lavoro di Pascal Rambert. Con un flusso di coscienza diviso tra gli attori

Il teatro come battaglia, lotta, conflitto. E in fondo anche la vita, terreno di scontri tra sentimenti, amori, relazioni che si traducono sulla scena in fiumi di parole, monologhi, confessioni. Niente di nuovo per Pascal Rambert, drammaturgo e regista francese, che nel corso della carriera ha presentato i suoi spettacoli in tutto il mondo (da “Clôture de l’amour” a “Répétition!”), affidando alla verve dei suoi attori - scelti prima di iniziare a costruire ogni spettacolo - la lotta per la sopravvivenza o la difesa del proprio amore. Ripensandoci, il suo ultimo spettacolo visto in Italia, “Architecture”, andò in scena al Festival Vie, a Bologna, pochi minuti prima del lockdown nel febbraio del 2020. Un’ora dopo l’Emilia Romagna si fermava, e poi il mondo intero, per via della pandemia. Dunque, chiusi tutti i teatri. E ora, con il nuovo spettacolo in scena al Paolo Grassi di Milano, “Prima” (nuova produzione del Piccolo Teatro in coproduzione con Structure production e Compagnia Lombardi-Tiezzi), è come se si ripartisse da capo, immersi nel retro di un teatro ridipinto di bianco, con uscite di sicurezza a vista e attori impegnati nelle prove dello spettacolo ispirato al trittico di Paolo Uccello “La Battaglia di San Romano”. E un trittico sarà anche il progetto, qui al capitolo di apertura, che Rambert, artista associato del Piccolo, ha pensato nell’arco di tre stagioni, per raccontare ciò che accade in scena e nella vita “Prima”, “Durante” e “Dopo” l’allestimento di uno spettacolo.

 

In “Prima” è come se Rambert facesse tabula rasa del teatro e ripartisse da zero per ricostruire dopo la catastrofe. E per farlo non poteva non affidarsi ad attori ben strutturati come Anna Bonaiuto, che apre la pièce con un monologo in cui si lamenta di non essere più amata per via della sua decadenza fisica; o Marco Foschi, oggetto di desiderio per donne e uomini, dalla compagna Anna Della Rosa a Leda Kreider che sembra rifiutare il suo amore, fino a Sandro Lombardi, a sua volta respinto da Marco (i personaggi mantengono i nomi degli attori). Alla staticità dei personaggi si contrappone una loquacità - con monologhi fin troppo lunghi - che scaturisce in un flusso di coscienza in cui si mescolano sfoghi, sentimenti, amore per la vita e per il teatro. Uno scontro a colpi di parole che esplode in scena e che nel cambio di abiti, da attori in prova a personaggi medievali, allude anche agli orrori delle guerre di oggi. Quello del paggetto finale, che guarda il pubblico prima di lasciare la scena, forse però è un messaggio di speranza per il futuro. Ricostruire ancora si può. Nel teatro e nella vita.

 

Prima
testo e regia Pascal Rambert
traduzione Chiara Elefante
Milano, Teatro Grassi, fino al 28 maggio

 

APPLAUSI

Attori, musicisti, bambini e adulti di varie nazionalità guidati da Luigi Dadina (co-fondatore del Teatro delle Albe) sono al lavoro da mesi al Lido Adriano, a due passi da Ravenna, per dar vita a “Mantiq At-Tayr – Il Verbo degli Uccelli”. Sarà in scena dal 28 maggio al 2 giugno in apertura del Ravenna Festival, non perdetelo!

 

E FISCHI
Siamo ormai a fine stagione. La maggior parte dei teatri chiuderà per riaprire a settembre. Peccato, perché se c’è una cosa che avremmo dovuto imparare dal lungo periodo di pandemia è che il teatro si può fare ovunque, soprattutto all’aperto. E allora si aprano i cortili e si vada nelle piazze. Lo spettacolo può continuare.