Sesso, droga e scrittura: il viaggio di Kureishi dentro la paralisi diventa un libro

Dal giorno dell’incidente che lo ha relegato in clinica, il grande scrittore anglo-pakistano tiene un diario in pubblico. Che presto sarà rivisto e pubblicato. E getta nuova luce sui suoi romanzi. Dalla newsletter de L’Espresso sulla galassia culturale arabo-islamica

Era già un grande scrittore Hanif Kureishi, un testimone eccezionale delle inquietudini del nostro tempo. Poi, il 26 dicembre dell’anno scorso, mentre era in vacanza a Roma con la moglie Isabella d’Amico, un malore improvviso lo ha paralizzato, immergendolo all’improvviso in un’esperienza devastante di malattia. E l’autore di “Buddha delle periferie” e di “My beautiful laundrette” (per citare solo due dei tanti romanzi pubblicati nella sua lunga carriera), è passato da grande scrittore a grandissimo, da cantore della contemporaneità a inviato al confine eterno della disperazione. Il risultato è un libro, “Shattered” (significa “fato a pezzi”), che uscirà solo nel 2024 ma che i suoi fan stanno vedendo nascere, come un “work in progress” in diretta, attraverso la sua newsletter.

 

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Prima dal Policlinico Gemelli, poi dalla clinica di riabilitazione in cui è ricoverato da mesi, lo scrittore ha dettato ai familiari (la moglie e i figli nati da un precedente matrimonio) tweet, ricordi e racconti che vengono inviati quasi ogni giorno agli iscritti del sito “The Kureishi Cronicles”. «Scriverò di sesso, droga e musica, programmi televisivi e scrittori che ammiro, e dei miei ricordi», ha scritto nella presentazione del sito, dove si firma «il vostro affezionato uomo-senza-mani». E ha mantenuto la promessa.

 

Aver visto in faccia la morte non gli ha fatto mettere la testa a posto: chi temeva testi mistici e buonisti, in stile “convertiamoci prima che sia troppo tardi”, si è sicuramente ricreduto leggendo delle «great cocaine nights» passate insieme ai figli, o di un’orgia ad Amsterdam affidata nei dettagli alla trascrizione del figlio ventiquattrenne Kier che «è un po’ agitato all’idea di scrivere queste cose, ma vabbè...».

 

C’è spazio anche per ricordi più tranquilli: una gita a Venezia con la famiglia, un pellegrinaggio nel Pakistan delle sue radici in cui porta con sé, come guida, “Tra i credenti”, un ritratto dell’islam estremamente critico firmato da V.S.Naipaul. Commiserazione e vittimismo, invece, non se ne incontrano mai, anzi: «Non consiglierei a nessuno di avere un incidente come il mio, ma devo ammettere che ritrovarsi del tutto inerte e in silenzio in una spoglia stanza alla periferia di Roma, senza grandi distrazioni, fa decisamente bene alla creatività».

 

Tutta questa creatività però sarebbe sprecata, e orribilmente frustrante, se non ci fosse qualcuno disposto a fare da tramite tra Kureishi e i lettori. I suoi dispacci dal mondo della paralisi arrivano solo grazie all’aiuto dei familiari, ed è curioso – e a tratti doloroso - affiancarne la lettura all’ultimo tascabile di Kureishi che Bompiani ha ripubblicato di recente, e che per uno scherzo del destino è “Nell’intimità”. Questo breve romanzo è un’immersione nell’ultima notte trascorsa in famiglia da un uomo che ha deciso di abbandonare moglie e figli. L’affetto per loro, che l’autore descrive benissimo, i ricordi vividi e dettagliati degli eventi più importanti o più banali e il senso di colpa incombente non bastano a trattenerlo: «Questa sera potrebbe essere la nostra ultima sera da famiglia innocente, integra, ideale: la mia ultima notte con una donna che conosco da dieci anni, una donna di cui so quasi tutto e di cui non voglio sapere di più». E ancora: «Non ritornerò a questa vita. Non posso».

 

Forse ci tornerà, Kureishi, alla vita di prima: alla Fondazione Santa Lucia, dove è ricoverato, va avanti nella terapia. E Simon Prosser, il direttore editoriale della casa editrice Hamish Hamilton che sta aiutando lo scrittore a rielaborare le sue mail per la pubblicazione finale, è fiducioso sul finale del libro che ancora non c’è: «Sono più che speranzoso che la traiettoria finale di questo racconto sarà quella di un recupero».

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