La canzone con Bianconi riprende il titolo di un bellissimo pezzo di Ornella Vanoni. Spinge al confronto. E regge la sfida

A separare le due canzoni ci sono 56 anni, ma hanno lo stesso titolo. Da Ornella Vanoni a Francesco Motta, 56 anni che valgono però il racconto di una trasformazione epocale. La prima l’avevano scritta Bindi, Salerno e Franco Califano, e ovviamente non poteva riferirsi all’universo mondo, era circoscritta e complice, era tutt’al più malinconica, con decadente eleganza, e quel famoso incipit che diceva: «Ecco, la musica è finita gli amici se ne vanno, che inutile serata, amore mio», e se mai assunse un senso più tragico fu solo perché Ornella Vanoni si ritrovò a cantarla (magnificamente peraltro) a quel maledetto festival del 1967 in cui il suo amico Luigi Tenco si tolse la vita, e nella serata finale, grazie alla folle decisione degli organizzatori di andare avanti comunque col festival, con la morte nel cuore regalò alla canzone un significato che la canzone non avrebbe mai voluto avere.

 

Nel 2023 la stessa frase arriva come uno schiaffo, un poetico tsunami rock cantato dalla voce tagliente e scabra di Motta, firmato insieme a Francesco Bianconi, e potrebbe voler dire tutto del senso di fine di mondo che oggi verrebbe da applicare a molte cose. A partire proprio dalla musica. Che è finita? Certo, sì, o almeno sembra essere finito un modo di intendere la musica. Con forza e impavido coraggio Motta utilizza quello stesso magico titolo, lo spinge verso un orizzonte apocalittico che sembra una scossa, uno di quei pugni nello stomaco che dovrebbero svegliarci dal torpore dell’accettazione passiva: «La musica è quasi finita e il conto è qui sul tavolo», inizia così e poi continua implacabile e rude: «Regina Peste si è seduta a cena con il diavolo, nell’era desacralizzata non serve più pregare», e poi ancora: «Finirà la musica e poi diremo “Addio”, su un fuoco dove balli tu e ballerò anche io».

 

Condivisione, quindi, voglia di arrivare fino in fondo, radicalizzare, destabilizzare, per poi poter ripartire: «Sopra le macerie, oltre la mia infanzia ho cantato per non piangere da solo in una stanza, ma le note son finite e la voglia l’ho venduta, la fine di quest’altra vita è appena cominciata». Quasi non sembra vero, di questi tempi, tra spruzzi di cocktail e bagnasciuga, estenuanti ripetizioni in forma marinara, che possa uscire un pezzo così forte, un singolo che annuncia tutto un album dallo stesso titolo.

 

L’uscita del pezzo è accompagnata da un bellissimo videoclip, intenso e altamente sobrio, in bianco e nero, diretto da Pepsy Romanoff, tutto giocato sui volti che recitano in silenzio di Carolina Crescentini e Vinicio Marchioni. La musica finisce, deve finire, per poter rinascere.

 

UP
Da regina a regina. Beyoncè continua a omaggiare nel suo tour Tina Turner, recentemente scomparsa, proponendo una cover di “River deep mountain high”. E ricordando così al mondo lo splendore della figura di Tina, guerriera, umana, sofferta, irresistibile.

 

& DOWN
Lewis Capaldi ha cancellato tutte le date in programma fino all’esibizione di Glastonebury a fine giugno perché, dice, è stato un periodo faticoso e non ce la fa a rispettare tutti gli impegni che ha preso. Considerando che ha 26 anni c’è da preoccuparsi.