Da Sotheby’s l’opera dell’artista franco-americana è stata battuta per quasi 33 milioni di dollari. A New York aste da capogiro

Si è appena concluso un periodo piuttosto scottante per i mercati dell’arte, quello che in due settimane ha visto andare in scena le più importanti aste newyorchesi che, nonostante una ricalibratura del comparto verso il basso, hanno comunque totalizzato la cifra da capogiro di 1,8 miliardi di dollari. Il podio è per opere di Basquiat (67 milioni), Klimt (53) e Rousseau (44). C’è però un record particolarmente significativo e a segnarlo è uno dei ragni giganti di Louise Bourgeois, battuto da Sotheby’s per quasi 33 milioni: è la più alta aggiudicazione dell’artista e la scultura di una donna più costosa di sempre (per l’opera in generale più costosa dobbiamo guardare a Georgia O’Keeffe, che nel 2014 aveva registrato oltre 44 milioni per uno dei suoi dipinti rappresentante un fiore).

 

Questo dato è importante non solo perché è un ulteriore passo per colmare un divario tra generi che ancora c’è nel mondo dell’arte, ma anche perché Bourgeois ci ha messo tutta la vita a emergere e la storia sta consolidando la sua figura.

 

Nasce nel 1911 ed è odiata dal padre, che avrebbe voluto a tutti i costi un maschio. Louise cresce nella convinzione di doversi fare perdonare di essere femmina e si dà da fare, fin da bambina, nell’azienda di famiglia che produce arazzi. Da ragazza si iscrive a matematica alla Sorbonne, ma lascia l’università perché comincia a frequentare la scena intellettuale di Parigi e a sperimentare con l’arte: i traumi familiari sono ancora freschi e si tramutano perfettamente in sfoghi su tela nei riferimenti a un padre che mortificava lei e la madre. Anche il MoMA acquista un suo lavoro, ma una forte depressione e un’affermazione che tarda ad arrivare la fanno smettere di lavorare. Nel frattempo si trasferisce a New York e solo nel 1982 arriva la consacrazione, proprio quando il MoMA le dedica una grande retrospettiva. Poco dopo crea il ciclo di opere che probabilmente resterà il più famoso nell’immaginario collettivo: giganteschi ragni di metallo, alti fino a 10 metri. Quel ragno non è altro che la raffigurazione della madre che Louise vede come instancabile tessitrice. Degli arazzi che vendevano, certo, ma anche di una fitta trama familiare, in particolare per il fatto che fingesse di non vedere i maltrattamenti del padre nei confronti di Louise, ma anche i continui e sfacciati tradimenti. L’artista muore nella sua casa di New York il 31 maggio del 2010 a 98 anni. È curioso sapere che pochi anni fa, su una bancarella di un mercatino di Parigi, sia stato ritrovato un diario che perse su un treno nel 1923, all’età di 12 anni. Un diario smarrito e il capolavoro di una vita a tentare di riscriverlo.

 

LUCI
Durante la prima Guerra del Golfo moltissimi reperti archeologici vennero rubati in Iraq e portati illegalmente negli Usa: oggi il governo americano ha intrapreso una massiccia campagna di restituzione e una delle più importanti è avvenuta nei giorni scorsi: un elefante mesopotamico e un toro sumero torneranno al loro posto.

 

E OMBRE
Tra le tante barche a rischio naufragio nell’alto mare del Pnrr, anche i fondi per eliminare le barriere fisiche e cognitive della cultura. Situazione tragica: solo il 7% dei musei ha percorsi per ipovedenti, l’8% realizza progetti per immigrati e il 12% per le fasce povere. Uno su cinque non ha bagni per disabili.