Una grande passerella sospesa fatta di denim. Orsi colorati ricoperti di piume e tele di perle. La mostra al Mac di Marsiglia

Dal cuore del Mediterraneo agli Stati Uniti e ritorno: i jeans si chiamano come la storpiatura del nome Genova, dove quel tessuto così resistente veniva usato secoli fa per vestire i marinai e addirittura per farci le vele. Furono poi Jacob Davis e Levi Strauss nel 1873 a modellarli come li conosciamo oggi e i soldati americani che li usavano nel tempo libero a diffonderli. A consacrarli come simbolo ci penserà James Dean in “Gioventù bruciata”.

 

Ed è proprio di quel tessuto, il denim, la grande passerella sospesa su cui Paola Pivi ci invita a fluttuare nella sua nuova mostra al Mac di Marsiglia (fino al 12 agosto), che è poi la ripartenza – dopo alcuni anni di chiusura – del museo d’arte contemporanea della città. E nel titolo dell’esposizione “It’s not my job, it’s your job” c’è tutto il senso di questa artista, nota nel mondo come pochissimi altri italiani nel suo campo, che trasforma gli spettatori in parte dell’opera stessa.

 

Nella sua carriera ha piazzato un aereo nel cuore di Central Park che ruotava su se stesso suggerendoci una nuova e diversa possibilità di volare, ha cambiato i connotati alla Statua della Libertà esponendola sulla High Line di New York alta 20 centimetri e con la maschera di un bambino cartoon o ha creato, nel 2021, una paradossale installazione con 25mila meme sul Covid alla Chapelle du Centre de la Vieille Charité a Marsiglia (e sarebbe giusto che questa opera venisse acquisita da qualche museo ed esposta permanentemente, perché racconta un punto di vista sorprendente sull’esperienza collettiva della pandemia).

 

Dopo due anni torna appunto nella più caotica città di Francia e invita i visitatori a camminare sui jeans, in un’esperienza di instabilità che evoca le onde del mare sia nel blu, sia nell’incertezza di rimanere in piedi. Divertiti, spaventati, ma anche rassicurati da quel jeans che per molti è pelle, che vive e invecchia insieme a noi, Pivi disegna nuovi orizzonti e ci chiede di rinunciare alle nostre convinzioni. Questo lavoro è recentissimo, ma in mostra troviamo anche alcune opere più lontane nel tempo, come le stupende “tele” di perle, che sembrano un lavoro a quattro mani tra Pivi e la natura, perché l’ostrica un po’ come gli artisti usa gli strati di madreperla per difendersi dai corpi estranei che la invadono. E molto altro, come i coloratissimi orsi ricoperti di piume di tacchino, in forme e atteggiamenti assurdi o umanizzati. Pivi conosce bene quegli animali, perché vive in Alaska da anni, anche se si sta per spostare: «Colleziono posti geografici», dice l’artista: «Ho vissuto ad Alicudi, Shanghai, Courmayeur. Posti strani? No, posti speciali, di “spiattellata bellezza”. Ora mi trasferisco alle Hawaii». E chissà cosa combinerà.

 

LUCI
Arte, cinema, fotografia, pubblicazioni, musica: il Centre Pompidou è arcobaleno e fino al 13 novembre il grande museo francese con Over the Rainbow mette in mostra una rilettura della sua collezione proprio attraverso gli artisti che, dall’inizio Novecento a oggi, hanno contribuito alle lotte per i diritti della comunità LGBTQIA+.

 

E OMBRE
In Spagna la nuova Legge sulla Memoria Democratica (approvata dall’attuale Governo) impone che “monumenti” franchisti si trasformino in simbolo contro l’autoritarismo e ricordo delle tante vittime della dittatura. Il leader conservatore Alberto Núñez Feijóo ha detto che se vincerà le prossime elezioni la abolirà.