Le gaudenti note

I bambini che ascoltano in streaming stanno influenzando la scena musicale

di Gino Castaldo   13 luglio 2023

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A Sanremo Mr. Rain ha cantato la sua hit “Supereroi” assieme a un coro di piccoli. E inserire nei brani degli elementi che piacciano alla fascia tra gli 8 e i 15 anni è uno dei fenomeni più evidenti

I bambini non fanno più “ooh”, oggi fanno streaming, a manetta, e influenzano in modo consistente il mercato musicale. Detto altrimenti il sistema musicale contemporaneo, per una serie di perverse concatenazioni, dipende fortemente da quello che piace ai bimbi, diciamo dai sei anni in su. Basta transitare per una qualsiasi festa di compleanno dell’età infantile per rendersi conto che gli evergreen intramontabili come “Il coccodrillo come fa” e “Ci sono due liocorni” reggono ormai fino ai tre massimo quattro anni d’età, cinque a esagerare, subito dopo ci sono le canzoni commerciali degli adulti a fare da attrattiva: Tananai e Dargen D’amico, Annalisa e i Pinguini Tattici Nucleari, i bambini li ascoltano, li cantano, chiedono e ottengono di ascoltarli in streaming utilizzando i dispositivi di mamma e papà.

Al Sanremo di quest’anno c’è stato l’ennesimo esplicito segnale: Mr. Rain, il quale ha pensato di cantare la sua hit “Supereroi” insieme a un coro di bambini, tanto per sottolineare la direzione verso la quale sta girando il mondo della musica. Mr. Rain è stato contagioso, tenerissimo e infatti c’è mancato poco che il festival lo vincesse, oscurando i bambini di Povia che ebbe un successo clamoroso dopo l’esibizione a Sanremo del 2005, malgrado le polemiche scatenate dal fatto che il pezzo, scartato dalla gara delle Nuove proposte in quanto non del tutto inedito, fu cantato al festival per espresso volere di Paolo Bonolis che aveva intuito il potenziale della canzone.

I bimbi in musica sono ovviamente irresistibili, ma che succede quando diventano i padroni del mercato? La musica tende a essere più infantile, più ballabile. Dalle uscite degli ultimi mesi sembra che ci sia una consapevolezza maggiore da parte degli artisti. Come dire, noi i pezzi li facciamo per gli adulti, ma se poi hanno qualcosa che può piacere anche ai bimbi, che male c’è? Di fatto è quello che sta succedendo, i ragazzini tra gli 8 e i 15 anni sono in questo momento un importante target di riferimento, la soglia si abbassa, suggerisce fresche e ritmate melodie che possano stuzzicare ventenni e trentenni ma che facciano anche la loro porca figura se proposte dagli animatori alle feste di compleanno della scuola materna.

Poi si sa quando i bambini decidono che una canzone gli piace sono capaci di ascoltarla anche mille volte al giorno, quello che piace alle piattaforme di streaming. In tutto questo bisognerebbe trovare una morale, per rispettare almeno l’imperativo educativo secondo il quale le storie raccontate ai piccoli dovrebbero sempre averne una. Ma le canzoni purtroppo una morale proprio non ce l’hanno.

UP
L’entusiasmo che il pubblico sta mostrando verso i concerti è uno dei segnali più incoraggianti di questo periodo storico in cui la musica viene stropicciata, accelerata, sfruttata a fini pubblicitari. La gente sta andando a vedere tutto ciò che offre il circuito con una passione che commuove e fa ben sperare.

& DOWN
Criticati dalla stampa inglese per il loro concerto al festival di Glastonbury, i Guns n’ roses hanno replicato stizziti riprendendo vecchie abitudini e ovviamente aizzando i fan contro i giornalisti. Eppure almeno l’età dovrebbe portare consiglio. Succede a molti, ma non ai Gunners.