La stand-up comedian lanciata dai social, porta sul palco la sua alter ego. Tra domande senza risposta, risate e fragilità

Evviva la comicità. Quella intelligente, libera e sempre alla ricerca di nuovi linguaggi. Eh sì, anche le attrici comiche hanno la loro opinione sul mondo e sulla vita che ci raccontano in teatro spesso mettendo insieme riflessioni sconnesse e un po’ folli, ma con arguzia. Vi presento Gioia Salvatori, attrice e autrice romana, che probabilmente conoscerete già se frequentate Instagram. Da lì, infatti, proviene la sua fama.

 

Attraverso un video-diario, ormai da anni, mette in scena le inadeguatezze giornaliere di una ragazza. Il progetto si chiama “Cuoro” e col tempo è diventato anche uno spettacolo teatrale di cui esistono diverse versioni declinate in base ai temi (dall’amore al Natale). Nel frattempo Gioia Salvatori si divide tra radio, tv e teatro di prosa (la scorsa stagione l’abbiamo vista in scena nello spettacolo di Lucia Calamaro “Darwin inconsolabile”). Ma la comicità è senza dubbio il terreno sul quale quest’attrice dal volto innocente e dallo sguardo stralunato ama sperimentare mescolando stand up comedy, cabaret e comicità più tradizionale. Tanto per intenderci, i suoi monologhi sarebbero perfetti per trasmissioni televisive come “Parla con me”, “Avanzi” o “La Tv delle ragazze” di Serena Dandini.

 

Ma si può far ridere o piangere - per alludere al titolo del suo nuovo spettacolo - anche in teatro. Il suo ultimo monologo “Di ridere Di piangere Di paura” (Infinito produzioni) ha debuttato quest’estate a Cortona per Kilowatt Festival e si presenta al pubblico come una sorta di confessione-invettiva poetica e politica, apparentemente strampalata eppure capace di strappare sorrisi e applausi. Sarà per quel suo modo buffo di raccontarci l’incapacità di stare al mondo, la difficoltà di trovare la propria via (fa pensare alla comicità di Anna Marchesini, Franca Valeri e Paola Cortellesi). «Chi sono io? Che ci faccio qui?», si chiede tra le mille difficoltà che la vita ci pone di fronte (soprattutto se donna): la precarietà, il body shaming, la parità salariale. Dice di sentirsi «nonna dentro» mente fuori la modernità corre. E poi canta, usa diversi dialetti, recita poesie, suona il flauto, mescola tutto mettendoci dentro anche qualche cartone animato. Intanto cerca un dialogo con il polistrumentista Simone Alessandrini (con lei in scena), che resta indifferente ai suoi tentativi di intrecciare una relazione. Ecco, forse è questa la chiave. Abbiamo bisogno dell’altro, abbiamo bisogno di un dialogo, di camminare fianco a fianco, come il finale suggerisce. Da vedere.

 

Di ridere Di piangere Di paura
scritto, diretto e interpretato da Gioia Salvatori. Co-regia Gabriele Paolocà
musiche Simone Alessandrini
Sansepolcro (Arezzo), 22 settembre

 

APPLAUSI
Una storia da raccontare in quattro portate (toscane). Succede ad Anghiari, dove “Tovaglia a quadri”, dal 10 a 19 agosto, riunirà tutti attorno allo stesso tavolo per “Gravidansia”, scritto da Paolo Pennacchini e Andrea Merendelli (anche regista), interpretato dai cittadini della Valtiberina. Il tema di quest’anno? La natalità.

 

E FISCHI
Bella l’estate. Belli gli antichi teatri che invitano il pubblico a vedere spettacoli sotto le stelle. Già, ma che tipo di spettacoli? Scorrendo i cartelloni estivi ricorrono sempre gli stessi nomi: personaggi televisivi e comici. Ma perché? È così varia la scelta dei nostri artisti... Sindaci, non abbiate paura di rischiare!