Le gaudenti note

Cari signori della musica, è il momento di un sussulto di dignità

di Gino Castaldo   5 settembre 2023

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Una foto di Arisa

Il settore sembra una rissosa riunione di condominio permanente in cui tutti sono concentrati sulle beghe personali o sul mettere foto ammiccanti sui social. E invece servirebbe ben altro

Una pizzeria all’ora di punta, un mercato di straccivendoli, un’agenzia matrimoniale, meglio ancora una riunione di condominio e di quelle particolarmente rissose. Ecco cosa sembra il pianeta musica in questo scampolo d’estate. Volano stracci e foto desnude, si mettono in mostra le proprie grazie e le proprie rabbie, questo per quanto riguarda la visibilità social, poi per contro le nuove canzoni parlano sostanzialmente di amore come se il mondo di amore traboccasse e invece se mai ce n’è in giro, sta sottocoperta, ben nascosto negli angoli privati delle proprie stanzette.

 

Cari signori della musica è ora che arrivi un sussulto di dignità, quel minimo di decoro e di garbo che dovrebbe far parte integrante del mestiere più bello del mondo. Anche perché ci sarebbe tanto da fare, in un mondo che non sembra brillare, che mostra segni apocalittici e sgraziati, con una crisi ambientale senza precedenti, con spaventose regressioni sociali che si esplicitano in episodi di violenza contro le donne, di incomprensioni di genere, di omofobia, di ingiustizia.

 

E di fronte a questo panorama, dov’è la musica? Silenziosa, assente, anemica, occupata a urlare di fatterelli personali, a lasciar esplodere elementi di ego ipertrofici e inammissibili. D’altra parte qualcosa si muove. A cominciare dalla questione della violenza sulle donne. Alcuni artisti si stanno pronunciando, finalmente, anche con una certa determinazione, anche i maschi, ma il vero punto della questione è nella qualità del lavoro che si fa, è nella cultura che viene prodotta dal lavoro quotidiano, dalla musica stessa, dalla sensibilità e dai contenuti che vengono proposti.

 

Il mondo della musica tanto per cominciare è ancora troppo maschile, anche da un punto di vista strettamente numerico. Le donne sono poche e se non ci sono leggi in grado di mutare questo dato, bisognerebbe almeno dirlo e ridirlo, rimarcarlo a ogni occasione, perché l’unico elemento in grado di cambiare la realtà è la consapevolezza del problema. Ma soprattutto abbiamo bisogno di canzoni che ci facciano innamorare della vita, che ci ricordino come nel regno dell’amore c’è la parte più bella del vivere, la comprensione, l’empatia, la voglia di conoscere, abbiamo bisogno di canzoni che parlino di pace, anzi che ci facciano “sentire” la bellezza della pace, canzoni che ci facciano commuovere, che utilizzino gli strumenti della passione e del sentimento per educarci, per migliorare la nostra vita e la nostra visione delle cose.

 

Anche per smetterla con questa obbligata indesiderata nostalgia a cui ci costringono i media di fronte a questo spettacolo indecoroso.

 

ROCK
Miley Cyrus è diventata grande. Esce con un pezzo intitolato “Used to be young” in cui spiega la differenza dall’essere pazza e incosciente da giovane e ora più posata e riflessiva. Ha detto anche che nei tour eccessivi e troppo mastodontici c’è un effetto di disumanizzazione che non vuole più accettare.

E LENTO
Arrivato letteralmente dal nulla, in cima alla classifica di Billboard si è attestato tale Oliver Anthony con una canzone country intitolata “Rich men North of Richmond”, con un misto di populismo anti burocrazia, qualunquismo, e sentimenti primigeni. Il rischio che possa fare scuola altrove è molto alto.