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Valerio Lundini è un gigante. E usa follia e intelligenza contro i luoghi comuni

di Beatrice Dondi   22 gennaio 2024

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Valerio Lundini

L'irresistibile ritorno del comico romano su Raiplay con "Faccende complicate": dieci reportage decisamente a modo suo che di questi tempi sono una passeggiata di salute

Le “Faccende complicate” di Valerio Lundini hanno una sola vera difficoltà: il doversi ripetere continuamente che quel che scorre sullo schermo stia realmente andando in onda. Per il resto, i reportage del comico romano sono una passeggiata di salute, in un momento in cui non solo ridere costa una certa fatica, ma trovare sprazzi di consistente intelligenza è diventata ormai un’impresa che regala tristi gocce di sudore. 

Senza Emanuela Fanelli e senza Giovanni Benincasa la scommessa poteva sembrare azzardata. Invece il ritorno di Lundini è una sorta di regalo di inizio anno, con un programma che si finge un’inchiesta sui temi reali di un Paese surreale, si evolve in un meta mondo ai limiti di “Hellzapoppin’” e dopo giri immensi arriva al suo contrario.

Relegate al momento solo su Raiplay (e attese in un prossimo futuro sulla terza rete, incrociamo le dita), le “faccende” scovate per l’Italia hanno dei titoli che farebbero supporre un attaccamento al senso comune, ma poi si complicano, si confondono e alla fine fanno quadrare tutti i cerchi come se non potesse essere altrimenti. Quel che ne viene fuori è un carrello delle meraviglie a caso, dove il pregiudizio da sconfiggere è quello nei confronti del Medio Evo, povera epoca, investita dalla cattiva stampa e divenuta metro di paragone per ogni malsano rigurgito di razzismo e omofobia.

E tutto vola in aria e si ribalta, perché i punti di vista pericolosi sono univoci, le aperture alari, invece, fanno bene al cuore. «Sei in carrozzina? Posso ben capire quello che provi, guarda io ho sbattuto il polpaccio e mi è rimasto un piccolo segno» è la risposta, forse l’unica, che merita il buonismo imperante e appiccicoso con cui si tende a raccontare la disabilità dalle parti televisive. E poi la bellezza a tutti i costi sulle passerelle di Miss Nonna («Peccato che in giuria non ci siano i nipoti che apprezzano torte e uncinetto»), la costruzione della fama di un perfetto sconosciuto e altre lucide confusioni. 

Non un attacco frontale al politicamente corretto di cui si ama tanto riempirsi la bocca a caso in questi tempi tendenti all’oscuro, ma esattamente il contrario. All’inutile lamento del “non si può più dire niente” Lundini risponde ancora una volta a suo modo, che al contrario non si può più dire tutto, quel che ferisce, che offende, che traduce in gesto il pensiero cattivo. E lo dimostra solo esplicitandolo, perché basta ascoltare per capire quanto stonate siano le note fuori posto. Così, più la follia monta come una torta multipiano, più lascia intravedere l’enormità dei luoghi comuni, scoperchiati come tombini. Per fortuna, nell’imbarazzo, una risata ci seppellirà.

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DA GUARDARE 
Detto che i romanzi di Marco Malvaldi andrebbero non solo letti ma persino riletti, la traduzione per immagini dei “Delitti del BarLume” (Sky Cinema) è un appuntamento da segnare sul calendario. Tre episodi nuovi nuovi in cui, finalmente, si può gustare seppur col contagocce il genio di Corrado Guzzanti in formato sindaco.

MA ANCHE NO
Tra le follie di questo momento storico, una menzione d’onore spetta all’accusa di blasfemia per lo sketch di Francesco Paolantoni e Biagio Izzo definito «scimmiottamento della Natività dissacrante». Che ha fatto ridere tutti, compreso lo spirito di Massimo Troisi col fazzoletto azzurro in testa in attesa dell’arcangelo Gabriele.