Un disco e uno spettacolo su Herbert Pagani per quelli che sarebbero stati i suoi ottant'anni. L'occasione per rilanciare "Albergo a ore", per ricordare un artista multiculturale che collaborava con Giorgio Gaber e ancora oggi ispira la Gialappa's. E per scoprire che anche la sua "sorellina" è un grande talento

Il pianoforte di Danilo Rea intreccia arpeggi sulla melodia scritta da Marguerite Monnot quasi settant'anni fa. La voce di Caroline Pagani - forte, teatrale, quasi imperiosa - ricorda il piglio di Édith Piaf, che portò al successo questa canzone nel 1956. Si intitolava “Les amants d’un jour”, il testo era di Claude Delécluse e Michéle Senlis. Ma quello che canta Caroline Pagani nella sua recentissima versione è il testo scritto dal fratello maggiore, che di nome faceva Herbert, ed è stato uno dei più originali e multiformi talenti dello spettacolo degli anni Sessanta e Settanta. 

 

«Il tuo fratellone», si legge in un biglietto che fa da sfondo a “Per amore dell’amore: Herbert Pagani: musica, poesia, arti visive”, spettacolo multimediale che Caroline gli ha dedicato in primavera, come regalo per quello che sarebbe stato il suo ottantesimo compleanno (a marzi 2025 sarà a Roma al Parco della Musica). A quel fratellone bello e barbuto che la porta sulle spalle, piccolissima, nella foto di copertina del suo disco in uscita a fine novembre, un omaggio intitolato “Pagani per Pagani”.

 

Herbert è morto nel 1988, a 44 anni, ma la carriera che aveva alle spalle sarebbe bastata per due vite o anche tre. Pittore e scultore, tra i primi a usare legni e rifiuti ritrovati sulle spiagge - «molti non sanno che le arti visive sono state il suo primo grande amore», ha ricordato Caroline -, ma soprattutto musicista multiforme, impegnato (ha scritto per Giorgio Gaber) e pop: tra i suoi brani ci sono tormentoni ante litteram, come “Oh mamy”, "Ahi, le Hawaii" e "Teorema", long-seller di Marco Ferradini. È di Pagani anche "Cin cin con gli occhiali", protagonista di una recente parodia di Enrique Balontin e Andrea Ceccon, i "ragazzi Cin Cin" del "GialappaShow".

 

Nato in Libia da una famiglia ebraica tripolina, Herbert Pagani ha scritto per Silvie Vartan e con Edoardo Bennato, ha lavorato con Giorgio Gaber ma anche con Dalida, con cui condivideva le radici nordafricane e la cultura italofrancese. Rispetto alla versione originale, il suo “Albergo a ore” cambia il titolo, più esplicito e quindi subito inviso alla censura: quella storia di amanti clandestini che muoiono dopo l’ultima notte d’amore fu ostacolata sia nella messa in onda alla radio che in televisione. Ma forse proprio per questo dal 1969 a oggi ha conquistato ascoltatori e artisti: l’hanno cantata in tanti, da Gino Paoli a Dargen D’Amico passando per Milva, Ornella Vanoni, Antonella Ruggiero... Leopoldo Mastelloni ne ha fatto una versione gay in napoletano, Rosanna Ruffini l’ha buttata sul ridere. 

 

Negli anni Cinquanta Edith Piaf cantava una coppia clandestina che sceglieva la morte, ma chi in Italia ascoltava negli anni Ottanta la storia di questi due giovanissimi, sorridenti, destinati a morire all’improvviso, ci vedeva una terza protagonista innominata: l’eroina. Chissà a cosa hanno pensato i giovani telespettatori che l’hanno sentita cantare da due concorrenti di “Amici", chissà a cosa penseranno i ventenni che la sentiranno nella versione di Caroline Pagani.


L’omaggio di Caroline a suo fratello è l’occasione per riscoprire un grande artista e un grande uomo, impegnato per l'ecologia, la pace e la convivenza, lui che era nato in una famiglia ebraica fuggita dalla Libia nel 1952, dopo anni di pogrom e rivolte che accompagnarono l'indipendenza della colonia italiana e i primi anni del regno di Idris . «Sionista di sinistra» si definisce Herbert nella “Arringa per la mia terra”, appassionata difesa di Israele e dell’ebraismo contro l’antisemitismo di ogni provenienza («L’antisemitismo di destra rimprovera agli ebrei di aver fatto la rivoluzione bolscevica, quello di sinistra gli rimprovera di essere i proprietari di Manhattan, i gestori del capitalismo»). 

 

Ci manca la sua voce in questo momento tragico, forse avrebbe saputo cosa dire. Noi sapremmo cosa dire a lui, dopo aver ascoltato le canzoni e visto i video di questa attrice e cantautrice impegnata, energica, ironica - vedi per esempio  il suo “Mobbing Dick”, epopea tragicomica di un’attrice molestata, che le è valso il premio Fersen per la regia. Ci si immerge in questo omaggio per nostalgia di Herbert e se ne riemerge avendo scoperto Caroline: e allora al fratellone della copertina del Cd diremmo: «Ehi, Herbert: è grande, la sorellina».