Risplende la Cattedrale di Santa Maria Nuova a Monreale, appena restaurata. Grazie a un innovativo progetto di illuminazione dei preziosi intarsi di scuola bizantina

La meraviglia era sotto un carrubo. Secondo la leggenda, il re di Sicilia Guglielmo II il Buono, durante una battuta di caccia nei boschi di Monreale, si addormentò sotto la pianta e la Madonna gli rivelò in sonno l’esistenza di un tesoro nascosto nel luogo in cui riposava, invitandolo a costruire un tempio in suo onore. Svegliatosi, fece scavare sotto l’albero e trovò delle monete d’oro, che destinò alla costruzione del Duomo di Monreale. La prima pietra fu posta nel 1172, negli anni il corpo architettonico romanico si arricchì di archi ciechi, intarsi di influenza araba e ricchi mosaici su fondo d’oro, realizzati da artisti bizantini del XII secolo. Un crocevia di popoli, culture e bellezza che fanno oggi della Cattedrale di Santa Maria Nuova a Monreale un luogo di approdo per fedeli e visitatori. È impossibile non essere catturati dai 6.340 metri quadrati di mosaici, quasi un ettaro di superficie coperta da tessere di pietra, seconda per estensione solo a Santa Sofia a Istanbul. Un capolavoro unico al mondo, che nel 2015 ha ottenuto il riconoscimento di Patrimonio dell’Umanità Unesco. Dal 6 dicembre, le tessere risplendono di una luce nuova. Il restauro ha interessato i mosaici dell’abside e del presbiterio e ha compreso una nuova illuminazione, in un intervento che combina innovazione tecnologica, sostenibilità ed eccellenza artistica: quattrocento lampade Led, per valorizzare la ricchezza di dettagli dei mosaici. L’impianto è stato realizzato dall’azienda austriaca Zumtobel. «L’azienda ha assorbito la Osram, che aveva rifatto la luce della Cappella Sistina, della Basilica di San Pietro e del Colonnato», racconta Matteo Alessandrini dei Musei Vaticani, che ha curato la comunicazione del progetto. «Grazie a queste competenze, è stato possibile dare seguito al filone dei progetti culturali e museali». L’obiettivo è stato anche quello di ridurre l’impatto ambientale: «La preesistente illuminazione era obsoleta, con lampade alogene che comportavano un consumo di energia importante, maggiore difficoltà nel cambiarle e anche una resa cromatica molto gialla che valorizzava solo le tessere d'oro del mosaico», spiega Alessandrini. Non è più solo oro quello che luccica, le nuove luci esaltano anche i toni del blu e del rosso. «È una carezza di luce che si espande su tutta la superficie musiva, senza creare delle scene teatrali sui mosaici, senza fermarsi sui particolari, ma dando valore a tutto il racconto». Questa nuova singolarità è accolta con favore anche da Don Nicola Gaglio, parroco del Duomo di Monreale: «L’immenso impianto musivo formato da singole icone deve considerarsi allo stesso tempo come un’unica immagine, una “icona globale”». Ogni pannello racconta una storia, dall’Antico Testamento alla vita di Gesù, e le decorazioni esprimono la loro finalità didattiche verso una popolazione un tempo in maggioranza analfabeta. Accessibilità che a distanza di secoli non si è esaurita, nota Alessandrini: «La nuova illuminazione comprende scenari differenti modulabili a seconda della funzione. Esalta il presbiterio durante i servizi religiosi, per facilitare la lettura. Nelle visite guidate, la luce è ridotta per far ammirare i mosaici senza abbagliare i visitatori».