Più libri più liberi
Editoria, siamo piccoli ma smisurati
Dal 4 all’8 dicembre torna a Roma la Fiera nazionale della piccola e media editoria. Festa della lettura con centinaia di ospiti e di eventi. “La misura del mondo” come filo conduttore. E una sfida: fare i conti con l’intelligenza artificiale. Al centro di un’indagine Aie che anticipiamo
Vale la metà del mercato complessivo. E chiamarla piccola è solo un riferimento alle sue dimensioni: coraggiosa, innovativa, attenta alle voci più trasversali e con lo sguardo lungo sul mondo, la piccola e media editoria rappresenta un universo di originalità e di ricchezza. Una realtà costituita in Italia da 5.187 case editrici attive, che nel 2023 hanno pubblicato quasi 50 mila novità: il 60 per cento dell’offerta editoriale, il 2,6 per cento in più rispetto all’anno prima.
Dal 4 all’8 dicembre questa galassia si riunisce a Roma, alla Nuvola dell’Eur, per la ventitreesima edizione di Più libri più liberi, fiera nazionale dedicata alla piccola e media editoria, promossa e organizzata dall’Associazione Italiana Editori. La manifestazione è presieduta da Annamaria Malato, è diretta da Fabio Del Giudice, programma a cura di Chiara Valerio.
Un record di 115 mila presenze dello scorso anno, quasi 600 espositori, più di 700 appuntamenti organizzati nel corso di cinque giorni di incontri, letture, confronti, dibattiti. I numeri raccontano una rassegna viva e attesa nell’offerta culturale italiana. E a Roma, che con 545 case editrici è capitale anche della piccola e media editoria. Fil rouge “La misura del mondo”, omaggio ai 700 anni dalla morte di Marco Polo e a “Il milione”. Affascinante eredità che suggerisce l’immaginazione come unica misura possibile, in un mondo che ha standard e priorità in cambiamento, spesso drammatico. Se leggere è percorrere nuovi territori e pensieri inediti, i libri sono il più autentico atlante del mondo.
«Il tema è un omaggio a una certa idea di letteratura. Ma quando l’abbiamo pensato non avevamo ancora valutato “la misura” come segregazione: il mondo diventa sempre più stretto e invalicabile», dice Chiara Valerio: «Basti pensare che molte delle strade percorse via terra da Marco Polo non sono più percorribili; o che molte delle diversità accettate come possibilità ci paiono oggi intollerabili secondo un’idea di normalità nella quale nessuno di noi può stare bene». Gaza, il futuro d’Israele, la non conformità dei corpi, l’esplorazione del divino, la varietà dei cervelli umani: a Più libri più liberi le urgenze del presente sono tutte sul tappeto. Anche quelle che dividono: come nell’accesa polemica sull’inopportunità di invitare a una rassegna dedicata alla memoria di Giulia Cecchettin il filosofo Leonardo Caffo, imputato per maltrattamenti. «Le contraddizioni sono l’occasione per capire meglio e perché tutti possano stare meglio», aveva sostenuto Valerio. Dopo le proteste di tante femministe le scuse: «Abbiamo sbagliato e ferito, oltre le nostre intenzioni, e ci scusiamo».
Se l’autore è l’algoritmo
La fiera è anche l’occasione per fare il punto sullo stato del mercato editoriale, prima industria culturale del Paese. Perché se la piccola e media editoria esprime cura e sapienza nelle scelte, su di essa si riverberano anche tutte le difficoltà del settore: i bassi indici di lettura, la fatica di farsi notare in libreria, i problemi di distribuzione.
I nuovi dati relativi ai primi dieci mesi dell’anno saranno presentati in un convegno nel giorno inaugurale della Fiera (“Quando la crescita rallenta. Piccoli e grandi editori a confronto”). Ma già si sa che il mercato trade è calato dell’1,1 per cento, con oltre 12 milioni di euro di vendite di libri in meno. A copie, il calo è del 2,1 per cento, con circa 1,7 milioni di copie in meno. «Il mercato del libro si è fermato, anzi sta regredendo», aveva preannunciato Innocenzo Cipolletta, presidente dell’Aie. Che di continuo scandisce: serve una legge sul libro, serve una vera politica della cultura.
Viste da qui le parole di Alessandro Giuli sono dichiarazioni sulle quali l’attenzione sarà altissima: «Voglio rianimare la filiera dell’editoria, ma partendo dalla lettura», ha detto il ministro della Cultura in un’intervista a La Stampa: «In Italia ci sono più libri pubblicati che lettori. Come Meloni ha un Piano Mattei per l’Africa, io voglio un Piano Olivetti per la cultura». Intanto l’Aie monitora temi e tendenze con un ricco programma professionale: l’internazionalizzazione dopo la Buchmesse, la crescita degli audiolibri, i generi premiati dai lettori. E già una nuova passione si fa appariscente, dopo il romance che nel 2023 ha dominato le classifiche: quella per il fantasy. Ma la sfida più alta da subito è lanciata dall’intelligenza artificiale: gli editori, con un’indagine inedita dell’Osservatorio Aie condotta da Pepe Research, hanno testato gli atteggiamenti dei lettori e la propensione a scegliere libri scritti da macchine anziché da umani. I risultati, che L’Espresso è in grado di anticipare, sono sorprendenti: la disponibilità a leggere testi prodotti dall’intelligenza artificiale generativa è ampia.
«Questa è la prima ricerca che indaga come i lettori reagiscono all’impatto dell’Ia sulla scrittura», sottolinea Giovanni Peresson, direttore Ufficio Studi dell’Aie: «Su un campione di oltre 2000 intervistati, rappresentativo della popolazione tra i 15 e i 74 anni, il 47 per cento ritiene che l’Ia faccia parte dell’evoluzione tecnologica e che non ci siano problemi nel suo utilizzo se i contenuti prodotti sono di qualità; solo il 16 per cento non leggerà né comprerà mai un libro generato dall’Ia, percentuale che sale al 35-36 per cento se la stessa domanda è rivolta ai “lettori forti”. Per tutti, alta (tra il 76 e il 79 per cento) è la richiesta di chiarezza: sapere cioè se i contenuti letti sono frutto dell’Ia o sono stati scritti da uno scrittore in carne e ossa». La ricerca mette in evidenza anche i generi di libri che, secondo il pubblico, verranno maggiormente influenzati dall’Ia. Al primo posto le guide di viaggio (28 per cento); a seguire i manuali di cucina e di self help (27 per cento); poi i libri scolastici (20) e universitari (19); gli illustrati e i saggi divulgativi (14 per cento). Tutti, senza distinzione, è la risposta del 21 per cento degli intervistati. Preoccupazione che è spia dell’incertezza di questa fase.
«C’è nei lettori un certo timore. “Mi preoccupa l’applicazione dell’Ia ai libri per bambini”, ammette il 62 per cento. Una percentuale analoga di lettori dice: “Io però sono disposto a comprare un libro scritto dall’Ia”. A patto di saperlo», interviene Andrea Angiolini, direttore editoriale de Il Mulino e delegato all’Innovazione dell’Aie: «Mi colpisce questa esigenza di trasparenza, è la stessa sulla quale ci stiamo muovendo: dal momento che è impossibile fermare la tecnologia, stabiliamo regole d’uso. Abbiamo dei doveri, primo fra tutti la difesa del copyright. I criteri sui quali ci stiamo orientando, gli stessi che emergono a livello internazionale, sono la trasparenza, la proporzionalità, la responsabilità. Come Associazione italiana editori siamo concentrati sull’informazione ma anche sulla formazione: perché dall’Ia arrivano opportunità, ma bisogna avere le competenze giuste per coglierle. Il mestiere dell’editore per definizione innova: nelle forme, nei contenuti, nel modo di proporre e promuovere i libri. Innovazione significa editoria. Certo, la disponibilità di dati che possiamo ora avere mette l’acceleratore al sistema. Dovremo rivedere la nostra azione a 360 gradi, perché l’impatto sarà grande. Tenendo conto di un’altra scadenza: l’entrata in vigore, a giugno 2025, dell’Accessibility Act: i contenuti digitali dovranno essere accessibili a tutti».
«Non ho la percezione di un allarme particolare: c’è un tema di copyright e resta da tutelare il ruolo dell’editore che oggi fenomeni come il selfpublishing mettono in discussione. Ma non sottovalutiamo il valore che l’Ia ha per il nostro lavoro. Semmai a preoccupare è che le leve di questi strumenti non siano a disposizione di tutti», dice Lorenzo Armando, presidente del Gruppo Piccoli Editori di Aie: «Mi riferisco alle possibilità di miglioramento dell’efficienza: nella nostra filiera ci sono diversi passaggi nei quali strumenti che impieghino dati e metadati potranno esserci di supporto».
Gli ospiti, gli appuntamenti
Nel frattempo, a Plpl vanno in scena gli autori più amati, più letti. Arriva la scrittrice spagnola Alicia Giménez-Bartlett, autrice dei polizieschi con l’ispettrice Pedra Delicato per protagonista. Molto atteso è anche il giornalista autore di “Narcotopia” Patrick Winn. L’intersezione tra studi femministi, queer e razziali sarà esplorata dalla femminista Sara Ahmed; la scrittrice svedese Jenny Jägerfeld presenterà il libro per ragazzi “Grande, Bro!”; il colombiano Andrés Felipe Solano; Usama Al Shahmani, iracheno rifugiato in Svizzera; l’americana Xochitl Gonzalez; l’autore comico britannico David Baddiel; lo scrittore e filosofo Didier Eribon; il giornalista britannico di origine nigeriana Dipo Faloyin; il filosofo e sociologo Geoffroy de Lagasnerie; l’ecoacustico Jérôme Sueur esperto di silenzi; la canadese Sarah Bernstein; il tedesco Dietmar Dath...
Con loro, a riflettere su “La misura del mondo” tanti autori italiani: lo storico Alessandro Barbero; il fisico Carlo Rovelli, nei 10 anni di “Sette brevi lezioni di fisica”; il fumettista più seguito sui social, Sio; “Pregiudizi, luoghi comuni e fior di fragola” è il titolo dell’incontro moderato da Serena Dandini, con un virtuale gruppo di lettura: Jonathan Bazzi, Gaja Cenciarelli, Roberto Saviano, Licia Troisi. Luciano Canfora terrà una lectio magistralis a partire dal suo ultimo libro “La guerra del Peloponneso”.
Diego Bianchi e Nicola Lagioia parleranno di come si costruisce un palinsesto di un programma tv e di un giornale. Zerocalcare presenterà la collana Cherry Bomb di Bao Publishing. E di misura delle donne parleranno, tra gli altri, Maria Grazia Chiuri, Direttrice Artistica di Dior, e Teresa Ciabatti.
Le parole della guerra vedranno insieme Vera Gheno e Francesca Mannocchi. Quelle della scuola Stefania Auci, Christian Raimo, Vanessa Roghi. In cerca, insieme, delle mutevoli, caotiche unità di misura della contemporaneità: le più nuove, quelle irrinunciabili.