Colpo di scena
Inquietante come Čechov
“Il gabbiano” riletto alla luce di un racconto di Foster Wallace. In un testo che lega tentazione di morte e nostalgia della vita
Certi autori classici più sono grandi, più sembrano intoccabili. Ma è proprio quando ci si immerge nei loro testi, scavando nei personaggi e nella scrittura, che si può trovare una via diversa per raccontarli, in chiave decisamente contemporanea nel caso di Liv Ferracchiati, che torna all'amato Anton Čechov.
Alla sua seconda regia prodotta dal Piccolo di Milano, dopo “Platonov” Ferracchiati sceglie “Il Gabbiano” come punto di partenza, testo di cui viene mantenuta la traccia originaria. Ma già nella scelta del titolo, “Come tremano le cose riflesse nell'acqua (čajka)”, si intuiscono gli innesti di cui si nutre lo spettacolo, a partire da David Foster Wallace. Non a caso il titolo è tratto da un verso contenuto nel racconto “Caro vecchio neon”, in cui il protagonista decide di uccidersi (come Kostja ne “Il Gabbiano”) e poco prima dice: «Tutto sembrava tremare un po’, come tremano le cose riflesse nell’acqua». Proprio quel lago, con le sue increspature, apparentemente immobile eppure mutevole, diventa il luogo in cui si specchiano i personaggi, incapaci di essere felici, impagliati come il gabbiano. A partire dal figlio/Kostja, che apre lo spettacolo riempiendo di parole il buio della sala, prima che la scena si illumini svelando la casa di campagna (scene di Giuseppe Stellato). «Può la scrittura influenzare la realtà?», si chiede il giovane scrittore. Ecco il tema centrale. Ma il testo, che si avvale della consulenza di Franco Malcovati, affronta anche altre questioni: il rapporto tra un figlio (che sorpresa Giovanni Cannata) e una madre (meravigliosa Laura Marinoni); la ricerca di un posto nel mondo e di una identità autentica; e la questione irrisolta del talento invisibile ai più. Tutto questo raccontato da un cast impeccabile, da Roberto Latini/il romanziere a Petra Valentini/Nina, da Nicola Pannelli/lo zio a Marco Quaglia/il dottore, fino a Cristian Zandonella/il maestro e Camilla Semino Favro/la vicina. Forse solo nel finale qualcosa si perde, ma quel senso di inquietudine non ci abbandona, né ci rende innocenti.
Come tremano le cose riflesse nell'acqua (čajka)
uno spettacolo di Liv Ferracchiati, Milano, Teatro Studio Melato, fino al 25/2