Thom Yorke e Johnny Greenwood hanno fatto un disco dopo otto anni sotto un nuovo nome. Ma nonostante alcune evidenti citazioni, i nostalgici della band non troveranno qui la risposta alla loro attesa

Quanto ci mancano i Radiohead? Molto, inutile negarlo, ed è una questione tutt’altro che nostalgica, ha a che vedere col tempo che stiamo vivendo e con le risposte che la musica è in grado di offrire. Erano il gruppo che aveva convinto l’allora sterminato mondo del rock che una strada aperta ci fosse, una strada enorme e densa di promesse, si sono evoluti, complicati, sempre più astratti, poco disposti a concedere, e tutto questo andava benissimo era anzi la testimonianza di un ostinato rigore, del desiderio di non fermarsi, di non accontentarsi, di non sfruttare rendite di posizione, poi dal 2016 più nulla. 

 

Ci sono stati progetti solisti, colonne sonore, finché è spuntata addirittura una nuova sigla, quasi beffarda, perché chiamare un gruppo The Smile, ed essere Thom Yorke e Johnny Greenwood, ovvero due quinti dei Radiohead, in trio col batterista Tom Skinner, è un gioco sublime di ironici contrasti, sarebbe meglio dire un ghigno, una risata amara. È stato prima un concerto, poi un disco, e ora la sigla è apparsa per la seconda volta a inizio d’anno con un disco intitolato “Wall of eyes”. Il progetto dunque non era un qualsiasi provvisorio side-project, continua anzi si rafforza, si completa e musicalmente diventa più organico, ambizioso, e finisce inevitabilmente per assomigliare al disco dei Radiohead che non è uscito in questi anni che tutti aspettavano o aspettano ancora. 

 

Addirittura alcuni brani fanno palesemente il verso allo stile Radiohead, o meglio richiamano alcuni momenti precisi della loro storia, ma l’elemento principale è che si tratta di un disco contemporaneo, ne ha tutta l’ambizione, la visione prospettica, è spietato e oscuro, non ha nulla di consolatorio, ci dice casomai che non c’è proprio niente da ridere, a dispetto del nome della band, la realtà filtrata dai suoni del gruppo è una spirale avvolgente e misteriosa. Ma i Radiohead, inutile negarlo, continuano a mancarci.