Le gaudenti note
Fermate l'intelligenza artificiale o Franco Califano canterà per sempre
Un demo inutilizzato completato dall’IA. Per una canzone postuma in cui la voce è la sua, ma tutto il resto è dubbio
Almeno sul piano simbolico l’arrivo dell’intelligenza artificiale potrebbe essere inteso come una sorta di fine del mondo, o almeno come l’addio a un mondo di certezze che credevamo di conoscere bene e che ritenevamo insindacabili. In musica sta già succedendo e vale la pena prendere come esempio un artista che ha rappresentato l’esatto opposto, con la sua cruda, veristica naturalezza, a sua volta un simbolo di autenticità schietta, talvolta sfacciata, ovvero Franco Califano.
Non c’è niente di più antico e umanamente verosimile della sua voce, eppure proprio lui è stato oggetto di una di queste ricostruzioni chirurgiche (Beatles docent) ottenute grazie all’intervento dell’IA. È uscita una canzone inedita, si intitola “Serenata a Roma” e, leggiamo, era un demo rimasto nel cassetto, gelosamente custodito da Frank Del Giudice, che insieme a Califano e Alberto Zeppieri aveva scritto il pezzo, e vede la luce oggi grazie al fatto che l’IA ha permesso di ricostruire anche parti del testo mancanti. Brividi.
La canzone è uscita, potete ascoltarla tutti, dovendo però tenere a mente che quello che ascoltiamo è solo in parte quello che era rimasto su nastro, per il resto è qualcosa che non c’era e che è stato “immaginato” per dare alla canzone una completezza che mancava nell’originale. C’è già un’evidente distorsione nell’uso che si fa della parolina magica, di quel nuovo abracadabra che si chiama Intelligenza Artificiale.
Dire che la si utilizza crea una falsa impressione di oggettività, come dire: non ci ha messo le mani un essere umano, che avrebbe potuto imprimere sue personali emozioni, quindi è imparziale, l’IA ha fatto il possibile, nella sua tecnologica neutralità per ricostruire esattamente quello che avrebbe fatto Califano. Ma è ingannevole, c’è molto di arbitrario in una ricostruzione fatta dalle macchine, in assenza di intervento umano.
Come sempre non è la tecnologia in sé a essere un bene o un male. Il problema sono gli esseri umani che introducono tecnologie nuove nello scenario contemporaneo senza che si siano sviluppati i necessari anticorpi, senza regole precise, e l’esperienza ci insegna che a guidare questi processi, in assenza di regole, alla fine è il profitto.
Diciamolo chiaramente: che la musica abbia bisogno di IA, al di là di ovvie ottimizzazioni industriali, è tutto da vedere. Nel frattempo ci sta regalando canzoni che non c’erano, canzoni inesistenti. Che a Califano forse come titolo di una canzone sarebbe piaciuto molto. Nel dubbio, potremmo chiederlo all’IA.