Berlino, Bologna, Melpignano. Dopo quarant’anni di musica insieme o da solisti arriva una reunion da non perdere

Perché il ritorno dei CCCP merita di essere festeggiato

C’è qualcosa di struggente e di estremo in questo ritorno alle scene dei CCCP, un ritorno che sembrava impossibile, forse per certi versi anche incongruo. Il tour inizierà il 21 maggio dalla Piazza Maggiore di Bologna, tanto per addensare significati simbolici uno sull’altro, riprendendo la dizione originale della prima fase della formazione, quella appunto che si chiamò CCCP mentre ancora l’impero sovietico era solido e apparentemente indistruttibile.

 

Sembrava impossibile per un semplice motivo: il gruppo rappresentava il furore del tempo in cui i musicisti erano nati e cresciuti, ne incarnavano la punta più radicale e dissacrante, erano la più intelligente declinazione immaginabile del punk in chiave italiana. Più che una declinazione un prodotto originale, che non aveva debiti nei confronti di nessuno. Ma era finito nel distacco.

 

Poi ci fu l’esperienza CSI, in tempo reale, quando l’URSS diventò Comunità degli Stati indipendenti, e in seguito ognuno è andato per la sua strada. Poi sono successe cose, un documentario, “Kissing Gorbaciov”, per il quale Giovanni Lindo Ferretti, Massimo Zamboni, Annarella Giudici (la «benemerita soubrette») e Danilo Fatur si sono riuniti per raccontare la folle esperienza di un festival di rock russo organizzato a Melpignano, anni prima che diventasse l’epicentro della Notte della Taranta. Si sono ritrovati a Reggio Emilia per la mostra “Felicitazioni CCCP-Fedeli alla linea 1984-2024”, e per il “Gran Gala Punkettone di parole e immagini” al Teatro Valli.

 

Dunque piano piano l’idea della reunion è tornata a galla e alla fine hanno deciso di suonare insieme, ma a loro modo, con tre date all’Astra Kulturhaus di Berlino, intitolate “CCCP in DDDR”  rivitalizzando il gioco degli acronimi. Hanno pubblicato un live inedito e ristampato vecchi dischi, dunque contro ogni aspettativa l’avventura è ripartita. Ci sarà un tour italiano intitolato “In fedeltà, la linea c’è” che dopo Piazza Maggiore a Bologna girerà per il Paese e si concluderà il 9 agosto a Melpignano, ennesimo modo per la band di ritornare sul luogo del delitto, o almeno di uno dei delitti.

 

Questo ritorno ha un sapore strano, è un complicato gioco di memoria e avanguardia, una spina acida riportata in vita in un mondo che a confronto di quello in cui bruciava la fiamma dei CCCP sembra anestetizzato, ma è proprio quello lo strano sapore, come una sferzata di vento in un mare in bonaccia, come un ricordo di antiche paranoie in un mondo che fa solo finta di essere sano.

 

UP
Lecito preoccuparsi per ogni operazione di rilettura di una vicenda come quella di Amy Winehouse ma, almeno musicalmente, il film sulla sua vita intitolato “Back to black” promette bene perchè avrà come colonna sonora, oltre a brani noti e a un inedito della cantante, le musiche originali di Nick Cave.

 

& DOWN
In un mare di concerti che parlano solo il trionfale linguaggio dei numeri, spicca che di questi tempi si possa applicare il termine “flop” a Jennifer Lopez, eppure è successo. Le date annunciate dopo dieci anni di vuoto stanno andando talmente male che alcuni appuntamenti sono stati cancellati, senza precise motivazioni.

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