Dal duetto sanremese "Sogna ragazzo sogna" è nato un singolo diventato campione di vendite. Perché sempre più spesso le cover eclissano gli originali

In questa era di iperboliche avventure musicali, ascese repentine, scomparse altrettanto brusche, può capitare che si realizzino storie che assomigliano a favole, perfino edificanti. Difficilmente potremmo definire diversamente l’esito di un duetto, o meglio di un inatteso e acrobatico ponte tra generazioni lontane, ovvero tra Alfa e Roberto Vecchioni che in questi giorni hanno festeggiato il disco d’oro raggiunto con la loro versione di “Sogna ragazzo sogna”, il cui originale risale a ben 25 anni fa. 

 

Dunque la velocità repentina con cui accadono certe cose in musica, per una volta è servita a una buona causa. La favoletta, com’è noto, iniziò all’ultimo festival di Sanremo, quando per la serata del venerdì il giovanissimo Alfa ha chiamato il maturo, diciamo pure Maestro, Roberto Vecchioni per cantare insieme quella canzone che per lui significava tanto. Il successo fu immediato, tanto da spingere i due a pubblicare il pezzo ufficialmente, seguendo una pratica che sta diventando se non proprio abituale, quantomeno frequente, cresciuta negli ultimi anni e che nell’ultima edizione del festival ha prodotto vari episodi, come quello del duetto tra i Bnkr44 e il compianto Pino D’Angiò sulle note della sua fantastica “Ma quale idea”. 

 

Ma non dimentichiamo che già anni fa la versione di “Se telefonando” di Nek nasceva proprio dall’esibizione sanremese, come dire che se un’idea riusciva particolarmente bene, perché non farne un pezzo pubblicabile? E infatti così sta succedendo, a volte in barba o in dispetto del pezzo principale che nelle intenzioni ovviamente sarebbe quello inedito presentato in gara. Il caso di “Sogna ragazzo sogna” è comunque speciale, ha avuto una valore extra già per il semplice motivo di unire un giovane a uno dei più importanti autori della canzone italiana, poi per il contenuto della canzone, che sembra esaltare questo dialogo tra generazioni, l’esortazione, l’idealismo implicito, oggi così poco di moda, tutto questo ha portato al rilancio di questo pezzo. 

 

È un altro dei fenomeni paradossali che caratterizzano l’attuale mercato, ovvero la cosiddetta seconda vita degli originali, a volte derivata semplicemente da un uso particolarmente suggestivo in una serie televisiva (vedi il caso Kate Bush) capace di riportare in classifica pezzi di decenni fa. Fortunatamente può accadere che questi meccanismi producano effetti benefici. È il caso del commovente incontro tra Alfa e Vecchioni, un disco d’oro che, se di favola si tratta, equivale alle monete d’oro trovate alla fine dell’arcobaleno.