Protagonisti del nostro tempo
Così Kate Middleton sta cambiando la monarchia inglese
Commoner senza una goccia di sangue blu, la principessa del Galles ha saputo conquistare l’affetto e la stima dei sudditi. E sta avendo un impatto storico sulla corona. Come racconta l’attesa biografia, appena uscita
Principessa di Galles: il titolo suona come un privilegio, ma è una sfida e neppure delle più facili. Le donne possono acquisirlo esclusivamente nelle nozze con l’erede al trono d’Inghilterra e, dal 1282 a oggi, l’hanno portato solo dieci consorti (Camilla, ora regina, non l’ha mai utilizzato e pertanto viene esclusa nella conta) “contro” ben ventidue principi. Oggi a detenerlo è lei, Catherine Elizabeth Middleton, 42 anni, la prima ad acquisirlo dopo la compianta Lady D (1961-1997), che di quella sua onorificenza fece quasi un marchio esportato in tutto il mondo nella sua breve vita principesca, dal matrimonio contratto il 29 luglio 1981 al divorzio ufficiale nel 1996.
Non a caso l’attesa biografia che la ritrae, quella del giornalista inglese del Sunday Times Robert Jobson adesso in libreria s’intitola “Catherine principessa di Galles” (Rizzoli) e rievoca gli oltre vent’anni sulla scena mediatica di una donna che ha cambiato e sta cambiando il destino della monarchia inglese e forse della nazione.
Nessuna rivelazione eclatante nel libro di Jobson, semmai il tentativo di costruire una “Catherineide” della commoner senza una goccia di sangue blu che sta plasmando il presente e il futuro della Corona, a cominciare dalla sua prima apparizione paparazzata sulla scena mediatica nel lontano 2004, all’analisi del ruolo che ricopre ora: quello di nuova “matriarca” in una Royal Family che, dopo la scomparsa di Elizabeth II (1926-2022), la regina più longeva della storia, sta affrontando una transizione complessa, rapida e drammatica.
Dall’epoca carolingia, sotto il neo incoronato re Charles III, 75 anni, ci si aspettava un regno “di passaggio” che coniugasse la monumentale eredità di The Queen con le necessità di una Corona 5.0, svelta e compatta nei ruoli così come nelle incursioni in quei settori che oggi determinano il futuro di un Paese, come sostenibilità, cambiamento climatico, inclusività… e spianasse la strada verso il trono alla prossima generazione reale: William e Catherine, appunto, con i loro baby Wales George, 11 anni, Charlotte, 9 e Louis 6.
Invece, l’annuncio della malattia di re Charles III prima e del cancro che ha colpito la nuora poi, ha sparigliato tempi, modi e prospettive. E ha accelerato il processo da “Self Made Queen” intrapreso da Catherine dal suo ingresso nella dinastia Windsor e nella cosiddetta Royal Firm, l’azienda di famiglia, con le nozze del 29 aprile 2011. Perché regine si nasce, ma talvolta lo si diventa. Soprattutto quando si ha l’opportunità di allenarsi a indossare la corona con la sovrana dei record Elizabeth II che, con i suoi iconici golfini color pastello e i suoi giri di perle ha saputo regnare per più di settant’anni e traghettare l’istituzione monarchica da un secolo all’altro, salvaguardandola.
Da “Waitie Katie”, Katie in attesa - così fu soprannominata Kate Middleton dalla stampa al suo esordio sulla scena royal per via del lungo fidanzamento con un principe che non era impaziente di sposarsi e addirittura la lasciò, sebbene per pochi settimane e poi se ne pentì - a “Queen to be”, il passo dell’aspirante regina è stato lungo e costante: apparizione dopo apparizione e outfit dopo outfit, l’ex commoner acqua e sapone ha saputo conquistare l’affetto e la stima dei sudditi che a lei guardano ora come ago della bilancia di questa monarchia in travaglio, e per di più in un Inghilterra alle prese con gli effetti post-Brexit, il nuovo premier Keir Starmer, le fake news e gli scontri anti-migranti.
La sua pubblica ammissione del cancro che l’ha aggredita e per il quale si sta sottoponendo a chemioterapia preventiva è stato in fondo il suo primo discorso da futura regina: una dichiarazione coraggiosa e rivoluzionaria, che ha stravolto e per sempre il principio-cardine dell’eredità elisabettiana, il celeberrimo “never complain, never explain” ovvero mai lamentarsi e mai dare spiegazioni. Nel messaggio a telecamere aperte, la principessa si è spiegata. Di più, si è raccontata, condividendo con il suo popolo la fragilità, le ansie e le paure. Ed è diventata più forte che mai, mettendo a tacere voci infondate, teorie complottistiche e gossip fantasiosi quanto pericolosi per la tenuta della monarchia.
La diffusione della foto della festa della mamma, scattata dal principe William e da lei ritoccata e quindi segnalata dalle principali agenzie di stampa come non affidabile, poteva trasformarsi in un boomerang per la popolarità e la credibilità sua e della Royal Family. Invece, Catherine ha fatto ciò che ha sempre saputo fare meglio, fin dai tempi della convivenza (segreta) con l’erede al trono a St. Andrews, in Scozia: ha misurato i gesti e le parole, ha contenuto le reazioni e le emozioni, ha puntato infine sull’arma dell’empatia.
Del resto, a giudicare da quanto scrive Jobson che vanta parecchi scoop reali tra cui quello sul matrimonio tra Charles e Camilla nel 2005, sarebbe lei la prima consigliera e confidente di suo marito, sia in privato che negli affari di corte, così come di suo suocero King Charles III.
Se oggi William ha un rapporto solido e affettuoso con il padre, lo deve proprio a sua moglie che l’ha convinto a riavvicinarsi e a includere, quando non a “perdonare”, Camilla, il terzo incomodo nel matrimonio dei suoi genitori, come a suo tempo rivelò proprio Diana Spencer nella celebre intervista alla BBC del 1995. Sempre a Catherine è da attribuirsi la decisione di trasferire la famiglia ad Anmer Hall, vicino a Sandringham e alla regina ormai anziana, fragile e accecata dal mieloma; e sempre lei avrebbe convinto il marito, secondo quanto racconta la biografia, a non portare tutti i figli in elicottero con sé, mettendo a rischio la successione e il trono.
La fama di peacemaker o pacificatrice della principessa è risaputa e non da ieri. A lei si devono gli sforzi titanici per ricucire lo strappo sempre più slabbrato con Harry e Meghan, gli ex duchi di Sussex ora esuli a Montecito, in California, nonostante le accuse di razzismo sollevate e nonostante Harry, nel suo best seller “The Spare”, l’abbia incolpata di aver innescato più di una lite tra cognate. Sarebbe lei anche la “tessitrice” di buone relazioni tra gli attuali Working Royals, in particolare con la duchessa di Edimburgo Sophie Wessex, consorte del principe Edward, la principessa Anna e le principesse di York Beatrice ed Eugenie, figlie di Andrew, tanto che il re in più di un’occasione ha lodato l’amatissima nuora, definendola in pubblico e a più riprese “my beloved daughter in law”. Dal canto suo, lei lo chiama affettuosamente “nonno”, proprio come fanno i suoi figli: prince George, princess Charlotte e il piccolo prince Louis.
Per loro, i principi di Galles in versione papà e mamma hanno stabilito poche regole fondamentali per una vita, sebbene speciale e privilegiata, che sia il più possibile “down to earth”, con i piedi per terra: al riparo dalla ribalta e dalla pressione mediatica, in campagna e all’aperto, meglio se impegnati in attività sportive. Ridottissima anche la servitù, perché abbiano una quotidianità “commoner”, la stessa sperimentata da Catherine ragazza, nel Berkshire dove è cresciuta con la sorella Pippa e il fratello James, prima di iscriversi al Marlborough College dove ha incontrato per la prima volta il suo principe azzurro e poi all’Università di St. Andrews, dove invece i due si sono innamorati e hanno convissuto. Era il 2001, più di vent’anni fa. Da allora Will&Kate hanno fatto squadra: affiatati, complici, rigorosi nei loro doveri reali senza trascurare piaceri e conforti famigliari, evitando sfarzi, ostentazioni e scandali. Così, le vacanze si fanno per lo più nel Regno Unito o nei Paesi del Commonwealth -con l’eccezione della Giordania dove la piccola Kate ha vissuto quando suo padre, pilota della British Airways, era di stanza ad Amman - lo shopping si fa low cost e addirittura si riciclano gli abiti come faceva The Queen, le scuole sono sì selezionate ma non esclusive, le apparizioni contate e per lo più in famiglia. Quando, poche settimane fa, la principessa ha partecipato alla finale di Wimbledon dove è stata accolta da una calorosa e commovente standing ovation, era accompagnata dalla figlia Charlotte e dalla sorella Pippa, mentre suo marito volava a Berlino per la finale dei campionati europei di calcio, insieme al tifosissimo principino George.
Secondo la biografia, Kate avrebbe detto che «non esiste un manuale d’istruzioni, non c’è niente di giusto o di sbagliato; puoi solo inventare o cercare di occuparti al meglio della tua famiglia». È quello che la principessa sta facendo raddoppiando gli sforzi tra la sua che oggi porta il cognome di Wales, Galles, e la Royal Family, nel momento più delicato per lei e la sua salute compromessa dalla battaglia contro il cancro.
Pare che le cure stiano finalmente dando gli esiti sperati, pare che dal prossimo autunno possa tornare agli impegni reali. E pare che l’Inghilterra possa tirare un sospiro di sollievo. Di sicuro lo farà William, doppiamente provato in questa prima parte del 2024 dalle contemporanee preoccupazioni per la malattia del padre e della moglie che, nonostante la sua reticenza e il suo carattere descritto come burbero, ha tenuto il timone di una compagine momentaneamente allo sbando e si è speso in prima persona negli incontri e nelle occasioni ufficiali -ma anche al concerto di Taylor Swift! Lui e la moglie si sono sempre ripromessi di dedicarsi sì alla Corona, ma anche a se stessi: working Royal dalle 9 alle 5, “comuni” genitori nel resto della giornata. Soprattutto sposi, anzi premiata ditta Will&Kate, dal 2011. For better and for worse, nel bene e nel male.