Storie d'amore e di guerra. Noir ricchi di speranza e di disperazione. E due sguardi diversi sul conflitto tra Israele e Palestina. Una scelta mirata tra i film in arrivo alla kermesse veneziana

Settembre è tempo di festival. Mercoledì 4 inizia a Mantova il Festivaletteratura, il 6 a Reggio Emilia quello di  Emergency, l’11 a Roma il Festival di Film di Villa Medici a Roma. Ma intanto è appena iniziata (e continua fino all’8 settembre) la kermesse più importante, la Mostra del Cinema di Venezia. Ecco una rapida rassegna degli appuntamenti legati alla galassia culturale araboislamica.

 

Nessuno dei 21 film in concorso ha niente a che fare con la "nicchia" di questa newsletter. Nelle sezioni “minori” invece c'è da scegliere. La parte del leone la fanno Turchia e Iran con due film a testa. “One of those days when Hemme dies” di Murat Fıratoğlu segue le traversie di un commerciante che va in bancarotta e finisce a raccogliere pomodori, iniziando una serie di disavventure che uniscono drammatico, tragico e comico. “Edge of night” di Türker Süer racconta una storia particolarmente drammatica, quando un giovane condannato per terrorismo viene affidato al fratello, fedele allo Stato, per il suo ultimo viaggio verso la condanna a morte. Ecco invece i due iraniani: "Boomerang" di Shahab Fotouhi intreccia due storie d’amore a Teheran: i genitori si separano, la figlia si innamora. Shahed (The Witness) di Nader Saeivar è invece il dramma di un insegnante di danza in pensione che è testimone di un femminicidio: quando la polizia lo insabbia per non mettere nei guai un politico potente, si sente in dovere di mettersi in gioco.

 

Tra gli altri film in programma incontriamo tre sguardi molto diversi sull'Africa. “Soudan, souviens toi” di Hind Meddeb racconta un momento di effimera speranza per il Paese, tra la fine della dittatura e il precipitare nella guerra civile. “In cerca di un posto sicuro per Mr. Rambo” (di Khaled Mansour) segue le disavventure di un povero trentenne del Cairo e del suo cane, Rambo, disposti a tutto pur di difendersi a vicenda. “Aïcha” di Mehdi Barsaoui è un ritratto drammatico della vita della gioventù tunisina, centrato su una giovane senza speranze che pur di cambiare vita finge di essere morta in un incidente e cambia identità. 

 

Il dramma israelo-palestinese è presente con due appuntamenti: arriva dalla Svezia “Israel Palestine on Swedish TV 1958-1989”, collage di filmati dell’archivio della tv svedese, che è uno dei più ricchi al mondo e ne dà una lettura diversa da quella a cui siamo abituati. “Of dogs and men” di Dani Rosenberg invece segue il ritorno della sedicenne Dar nel kibbutz in cui si è miracolosamente salvata dal massacro del 7 ottobre: cerca il suo cane ma si trova ad affrontare orrore, desiderio di pace e propositi di vendetta. “Wah ada Maroun ila Beirut” invece è un omaggio a Maroun Baghdadi, regista e sceneggiatore libanese, e l’occasione per raccontare gli ultimi 50 anni di storia del Paese e la tragedia della guerra civile, un dramma che rischia di ripetersi.

 

Finiamo con “Anywhere Anytime”, opera prima del regista torinese di origine iraniana Milad Tangshir. È l'unico film italiano in concorso alla Settimana Internazionale della Critica, e segue le disavventure di Issa, diciottenne immigrato irregolare che trova un impiego come rider ma viene derubato della sua bicicletta già il primo giorno di lavoro.