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Damon Galgut, caccia all'uomo
"La preda", il nuovo romanzo dello scrittore sudafricano, conferma una scrittura cristallina al servizio di storie scomode, dove il male nulla concede alla speranza.
Quando, nel 2021, fu assegnato il Nobel per la Letteratura ad Abdulrazak Gurnah (Tanzania), il Goncourt a Mohamed Mbougar Sarr (Senegal), l’International Booker a David Diop (francese cresciuto in Senegal), il portoghese Camões a Paulina Chiziane (Mozambico), molti salutarono la stagione d’oro del Continente africano. Una pioggia di premi sui quali svettava il sorprendente romanzo di un sudafricano di Pretoria, Damon Galgut, che si aggiudicò il Booker Prize con “La promessa”, edito in Italia da e/o. Una saga familiare nel primo trentennio post-apartheid, con un titolo che alludeva sia all’impegno di una famiglia bianca che all’occasione mancata per l’intero Sudafrica.
Oggi Galgut è tornato con una storia breve, scritta molti anni prima, dove i temi della colpa, dell’ingiustizia, della marginalità che si fa protagonista sono già tutti tratteggiati: “La preda” (tradotto ancora una volta da Tiziana Lo Porto per e/o). E pone il lettore in una di quelle scomode posizioni a cui uno come il regista Peter Brook costringeva a teatro: lasciando un condannato seduto da solo in pieno deserto, davanti a un’enorme prigione a scegliere da sé la sua pena, senza bisogno di catene. Con carcerati e guardiani che si fissano, attori e pubblico che si specchiano, ognuno scontando la propria punizione.
Un uomo commette un omicidio: uccide un prete, ne ruba l’identità, maschera il crimine, nasconde altri misfatti, si imbatte in un poliziotto che non lo molla un istante e lo annusa, anzi, gira intorno alla sua preda, lo sfinisce con un devastante sospetto.
Intanto l’attesa si popola di comparse, di voci fuori e dentro il palcoscenico, testimoni e giudici, fedeli dentro una chiesa, un uomo che si specchia nella fiamma di un cerino, una folla affamata che pretende il suo pasto. Con una scrittura trasparente al servizio dei sensi e con un fraseggio contenuto e affilato che si riversa in capitoli sempre più simili a frammenti, “La preda” è un girovagare intorno al bene e al male, a ciò che ci rende umani o ci accomuna alle bestie, che sbalza di continuo dal chiarore delle stelle al buio fitto della notte.
LA PREDA
Damon Galgut
Edizioni e/o, pp. 160, € 17