La criminologa più amata dalla tv compare in ogni programma. E ora ne ha uno tutto suo. “Nella mente di Narciso”, su Rai Play

L'anno nuovo è cominciato sotto i migliori auspici e tra le varie certezze televisive a cui aggrapparsi c’è quella della cronaca nera. Una presenza immanente, un moltiplicatore instancabile di analisi puntigliose su come e quanto sia affondato il coltello nelle carni. D’altronde, se la tv dice che parlare di efferati omicidi, ferite mortali e altre amenità giova a qualcuno, perché non credergli. Che si sa, il piccolo schermo non mente, quasi come il buon sangue, giusto per rimanere in tema. 

 

In questo senso un’occhiata seppur di sfuggita alla rocker del crimine altrimenti detta Roberta Bruzzone non si può evitare. Perché, come la giri la giri, spunta in qualunque canale la “Psicologa Forense, Criminologa Investigativa, Profiler, docente universitario, esperta in Scienze Forensi e Analisi della scena del crimine” nonché navigata opinionista. Ospite a “Quarto grado”, voce parlante della “Vita in diretta”, un’opinione qui, un giudizio lì, un po’ di “Zona Bianca”, un salto a “Ore 14”, due chiacchiere a “Domenica in”, una risposta a “Belve” e qualche incursione sparsa fanno sì che sia diventata una di quelle figure familiari, come le ospiti improvvisate delle feste appena finite, quelle che si presentano per caso e nonostante possano creare qualche imbarazzo, alla fine le fai accomodare comunque. 

 

Mancava solo la sua presenza su Rai Play, subito ovviata dagli speciali “Nella mente di Narciso”, otto puntate su quattro casi efferatissimi di cronaca (nera) in cui Bruzzone di pelle vestita, mano sui fianchi e sguardo truce spiega con voce a tratti ipnotica come riconoscere il narcisismo maligno, che su quello benigno invece ci guardiamo da soli. Il fatto è che non si capisce bene a cosa porti parlare per esempio del delitto di Avetrana, dopo quanto è stato raccontato, letto, scandagliato in questi anni neanche fosse un fondale marino, dopo l’impeccabile serie Disney “Qui non è Hollywood”, a cui l’unica cosa che manca è il nome del paese nel titolo; e dopo che le fondamentali considerazioni la stessa Bruzzone le elargisce nel documentario ora su Sky “Sarah – La ragazza di Avetrana”. 

 

Insomma, detta la sua indubbia competenza sul tema, viene da chiedersi se tutta questa sovraesposizione mediatica, che fa sembrare i virologi star ai tempi del Covid dei timidi dilettanti, giovi alla dottoressa Bruzzone e alla causa. Ma tant’è, lei abbiamo e lei ci teniamo, come uno spirito guida che corre all’impazzata. Certo, il rischio è in questo modo spericolato si perdano diversi punti patente, ma pazienza, tanto il programma è prodotto da Francesca Verdini e una buona parola col Capitan Salvini sulle multe magari ce la mette.

 

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DA GUARDARE 

L’idea non è nuovissima, e neppure originale. Eppure il risultato di Hot Ones Italia (Rai Play) è una delizia. Alessandro Cattelan e i suoi ospiti parlano sgranocchiando alette di pollo piccantissime. Alcuni sudano, altri si agitano, lacrimano, arrossiscono. E grazie al peperoncino riescono a essere persino interessanti.

 

MA ANCHE NO

Per tutto il periodo delle feste, il terzo e il quinto posto delle serie più viste di Netflix è stato occupato dal “Camino”. Ovvero un’inquadratura fissa dove l’unica cosa che accadeva era la legna che bruciava vivace. Una metafora perfetta di quello che rappresenta per molti l’offerta televisiva tutta.