Seconda serata
Sanremo 2025, Bianca Balti e il qualunquismo di Carlo Conti
Il conduttore la definisce madre e guerriera. Ed "esempio per tutte le donne". Ma la top model è un passo avanti e illumina una serata che si ostina sul sentimento più che sulla ragione. Menomale che c’è Frassica, lui sì che è un bravo presentatore
Si era raccomandata in conferenza stampa con Carlo Conti e con tutti i presenti: io non sono la mia malattia, non sono qui perché ho il cancro. «Sono qui come top model per indossare i miei vestiti e fare competizione a Malgioglio... non è che non ci sia dolore, ma voglio che la mia presenza sia una celebrazione della vita». Messaggio ricevuto. Talmente compreso che quando deve annunciare il suo ingresso dalla scala, Carlo Conti lo snocciola senza giri di parole: «Ecco a voi Bianca Balti, soprattutto in questo periodo una guerriera». Come un Roger Rabbit qualsiasi che non resiste al richiamo ancestrale.
Insomma, come non detto, anche perché forse è quasi meglio quel guerriera che “una madre” che è venuto subito dopo. Giusto per capire, basta immaginare l’effetto che farebbe un «Ecco a voi Carlo Conti, un padre». Ma si va oltre. Perché quando arriva Balti tra le piume senza parrucca non c’è altro che si vorrebbe vedere. Altro che monologhi. Una bellezza sfrontata e un messaggio potentissimo, basta quello per non essere la tua malattia. «Mi voglio divertire» dice Bianca con quel suo surreale sorriso che le fece confessare a Belve che il suo vero problema era l’essere ossessionata dal pene.
Ma Conti non si accontenta, anche perché si è già giocato due bambini sul palco, una battuta sulla sua abbronzatura e il grazie alle forze dell’ordine. Così ci riprova: «Devi essere un grande esempio per tante donne», rintuzza dopo il secondo cambio d’abito, non ce la fa proprio a mollare il colpo. Ma non molla neppure Bianca Balti: «soprattutto noi donne siamo d’esempio a molti uomini». Tipo la pagina 777 di Televideo.
D’altronde quest’anno va così, gli autori sono talmente scatenati che Malgioglio ha preferito fare senza, anche se il risultato non si apprezza. Il gioco sugli abiti stucca alla seconda uscita, un po’ come il brano di Cristicchi, e le battute volano altissime tipo “sono dazi tuoi” e “me la sto facendo sotto”. Per il resto la musica scorre, il Televoto incombe tra un Battito, un Tiktoker, una voce, una regina e un artista piovuto dalla luna, mentre la regia si ostina a cercare le lacrime sparse tra palco e platea, non sia mai dovessero perdersi un attimo di commozione a tutti i costi, perché va bene la ragione ma il sentimento è un’altra cosa. Per fortuna che c’è Nino Frassica e il corpo comico anarchico, il geniaccio che snocciola i dati Auditel di un festival seguito dal 119 per cento delle persone, tra cui 300 suore e un Antonino Cannavacciuolo. E che con cinico tempismo gioca con la tv del dolore, come se avesse capito l’antifona. D’altronde lui sì che un bravo presentatore.