Sei provvedimenti restrittivi nell’inchiesta sulla Asl di Benevento. E il Gip parla di "indagini sull'esistenza di un ristretto direttorio politico-partitico, al di fuori di ogni norma di legge". Il ministro dell'Agricoltura, che non è indagato, dice: “Volevo fare pulizia”

«Michè, scusami: al Fatebenefratelli facciamogli capire che un minimo di comando ce lo abbiamo. Mandagli i controlli e vaff.!». Quando il gioco si fa duro non c’è spazio per le metafore. Specie se in ballo ci sono questioni importanti, che riguardano la gestione di un’Azienda Sanitaria Locale. È per questo che il Ministro dell’Agricoltura, Nunzia De Girolamo, a quel tempo ancora solo deputato del Pdl, rivolge irritata quelle parole a Michele Rossi, da nove mesi nominato Direttore Generale dell’ASL di Benevento, suo feudo elettorale. Dice Rossi: «Io la nomina l’ho chiesta a te, tu me l’hai data ed è giusto che ci sia un riscontro… Se resto, lo faccio unicamente per dialogare e confrontarmi con te, per andare avanti sulle tue corrette indicazioni, come sempre sono state sino ad oggi».

Siamo nell’estate del 2011 e all’Ospedale sannita – spiega uno dei dirigenti della Asl trasformatosi in accusatore,  qualcuno si è messo di traverso: «E perciò, se tu gli crei un problema di controllo, devi vedere come diventano tirchi! Come Fra’ Pietro dice a Carrozza: “Accelera!”». Quale fosse l’oggetto del contendere e come sia andata a finire non è ancora chiarito. Ma è uno degli elementi che porta il Gip del Tribunale di Benevento, Flavio Cusani, a parlare di “indagini sull’esistenza di un ristretto direttorio politico-partitico, costituito, al di fuori di ogni norma di legge, da componenti esterni all’amministrazione, a cui fa riferimento il Direttore Generale dell’ASL nella gestione dell’Ente”. A poche ore dalla fine dell’anno a Benevento quattro imprenditori sono finiti ai domiciliari e a due ex dirigenti dell’ASL è stato imposto l’obbligo di dimora nei rispettivi comuni di residenza. Una storia di fatture gonfiate: per gli indagati è stato disposto pure il sequestro di beni per un milione e mezzo di euro. Ma lei, il Ministro, al momento non risulta indagata.

L’indagine era nata in realtà dalla denuncia di un manager vicino alla De Girolamo, il DG Michele Rossi, che ha puntato l’indice contro l’ex Direttore Amministrativo, Felice Pisapia, da lui rimosso. Questi, defenestrato, ora sottoposto a provvedimento cautelare per truffa aggravata e continuata  e peculato, da subito respinge al mittente ogni addebito. E si trasforma in accusatore citando come teste persino la De Girolamo nel procedimento davanti al Giudice del Lavoro, al quale si è rivolto per chiedere il reintegro in Azienda. A gennaio di un anno fa a Giovanni Tartaglia Polcini, il Pm che lo ascolta per nove ore, Pisapia racconta la sua verità: «Posso dimostrare tutto», dice. Così, a settembre decide di depositare con il suo avvocato, il penalista Vincenzo Regardi, due file audio: sono le registrazioni, naturalmente clandestine, di altrettante riunioni tenute a casa De Girolamo, a Benevento.

Attorno a un tavolo, ci sono i vertici dell’ASL, il futuro ministro e due suoi stretti collaboratori: Gianfranco Papa, oggi vicecapo di Gabinetto al Ministero, e Luigi Barone, attuale direttore del portale del Mipaaf. In tutto quattro ore di conversazione di «quel ristretto direttorio – scrive il Gip Cusani – che, come riferito dallo stesso Pisapia negli interrogatori resi, si occupava in funzione di interessi privati e di ricerca del consenso elettorale, con modalità a dir poco deprimenti ed indecorose, di ogni aspetto della gestione dell’ASL (dai trasferimenti e nomine di dirigenti e primari, gare di appalto, allocazioni sul territorio di sedi ASL, rapporti con strutture e ospedali convenzionati ASL, per giungere sino a faccende spicciole come il rimediare al sequestro di latticini effettuato a un rivenditore amico)».

C’è il tentativo di rimediare a un provvedimento emesso dalla stessa ASL nei confronti di un caseificio. «È stato fatto un controllo a Giovanni Perfetto, amico di Nunzia e amico mio, quello che vende le mozzarelle accanto al Maxim’s», dice Luigi Barone. Racconta di un sequestro di diversi chili di latticini, poi distrutti, e di una pesante sanzione comminata, quasi 5 mila euro: «Però ora dico almeno sulla sanzione amministrativa…», aggiunge Barone. E c’è pure la querelle con alcuni sindaci del centrodestra per l’ubicazione di un ufficio periferico della stessa ASL: «Preferisco poi darlo a uno del PD che ci vado a chiedere 100 voti…». Ma nei pochi stralci di conversazione depositate dalla Procura al Gip sono i passaggi sulla gara per l’assegnazione del servizio di 118 i più interessanti. Il servizio è gestito, in quei giorni, in via temporanea da un’azienda calabrese vincitrice di una gara che il Consiglio di Stato ha da poco annullato. C’è da indire una nuova gara. A quel tavolo c’è chi propone soluzioni tampone: «…era per bypassare la gara pubblica, perché con la gara pubblica noi non riusciamo, noi non siamo in grado di fare la gara pubblica» dice Giacomo Papa, attualmente impegnato nel Gabinetto del Ministro. E aggiunge: «Fra poco ci commissariano, fra poco la gara pubblica se la fa la Regione!! Il commissario ad acta, se volete la mia opinione… Io già l’ho detto quattro mesi fa. Quel giorno che accadrà non torniamo più indietro».

Finora il ministro Nunzia De Girolamo si è rifiutata di commentare una vicenda in cui si sente parte lesa. A “l’Espresso”, che l’ha raggiunta per un commento, si è limitata a dire: «Chi vuole fare pulizia può essere ucciso con la pistola oppure con la parole. Alla fine viene sempre fuori la verità. In ogni caso, facendo riferimento semplicemente agli ultimi sviluppi dell’inchiesta agirò legalmente contro chi lancia accuse o adombra sospetti, e anche contro chi le riporta attraverso riscontri falsi e abusivi».