
Due settimane fa un programma d’inchiesta della televisione pubblica SVT1, la più importante rete svedese, ha infatti mandato in onda un lungo servizio sull’acquisto di sette elicotteri AW139 da parte della Swedisch Maritime Administration (SMA), l’ente governativo che si occupa del controllo delle coste e dei soccorsi nel mar Baltico. Scatenando, tra Stoccolma e Göteborg, un putiferio mai visto a quelle latitudini.
Secondo i giornalisti di “Uppdrag Granskning” (autori di scoop mondiali, dall’utilizzo da parte di Ikea di prigionieri politici della Stasi all’inchiesta sul vescovo negazionista Richard Williamson) l’appalto da circa 90 milioni chiuso nel novembre 2012 sarebbe infatti viziato da illeciti e violazioni di ogni tipo. «Prove di tangenti non ne abbiamo trovate», spiega Ali Fegan, uno dei reporter che hanno lavorato per mesi sull’operazione. «Ma i nostri sospetti restano fortissimi. Di certo i top manager dell’ente che ha commissionato gli elicotteri hanno infranto la legge, hanno mentito. Hanno voluto a tutti i costi i velivoli di Agusta, aggirando le norme sugli appalti e facendo un bando su misura per loro».
Dopo la trasmissione è intervenuta l’Authority per la Concorrenza svedese, che ha annunciato l’apertura immediata di un fascicolo. Il timore, per Finmeccanica, è che ora si possano muovere anche i magistrati di Stoccolma. «Siamo sereni e pronti a collaborare in caso vengano richieste informazioni dalle autorità competenti», spiegano da Busto Arsizio. «Ma intanto respingiamo ogni illazione su eventuali scorrettezze relative all’ordine».
Andiamo con ordine, partendo dall’inizio. Documenti alla mano, è un fatto che già nel 2009 gli svedesi, forse stanchi dei loro Sikorsky americani («nonostante fossero funzionanti e affidabili», ragionano gli inchiestisti di SVT1), sembrano assai interessati ai giocattoli di Agusta. L’AW139, usato anche in Gran Bretagna, Norvegia, dai guardiacoste coreani, malesi e giapponesi, sembra il velivolo prescelto. Non è un caso che gli svedesi visitino la sede di Varese, e non è un caso che Agusta, a luglio 2009, mandi un primo preventivo da 77,3 milioni. Fosse possibile forse li comprerebbero subito, ma anche in Svezia un appalto così grosso deve passare per un bando pubblico.
L’ente marittimo lo scrive due anni dopo. Alla gara - si legge nell’invito - possono partecipare solo i costruttori in grado di soddisfare un elenco di 52 requisiti tecnici. Molti sembrano ricalcare le specifiche degli AW139. Persino nelle dimensioni: “Il diametro dei rotori», è scritto nel bando, “non deve superare i 15 metri, l’altezza del rotore i 5 metri”. Anche la lunghezza complessiva dell’elicottero non deve essere maggiore di 17 metri. «Abbiamo parlato con i manager della SMA», rievoca ancora Fegan, «ma nessuno ci ha saputo spiegare perché un elicottero più alto di 10 centimetri non potrebbe salvare altrettante vite umane. È una cosa senza senso. Sulla carta solo gli elicotteri italiani potevano partecipare al bando». Tanto è vero che Eurocopter, azienda franco-tedesca storica concorrente di Finmeccanica, decide di fare ricorso al tribunale amministrativo svedese per bloccare la gara. Ai giudici bastano 24 ore per dare ragione ai ricorrenti.
L’ente marittimo è così costretto a revocare il primo bando. Ma invece di riscriverlo subito per permettere a tutti di parteciparvi, decide di provare a prendere i sette AW139 attraverso un affidamento diretto. I manager svedesi già mesi prima erano in contatto con un intermediario islandese, Sigurjon Asbjornsson, titolare di una minuscola azienda a Reykjavík che è «distributrice ufficiale», dicono da Finmeccanica, «di AgustaWestland per la Scandinavia».
Un contratto per l’acquisto degli elicotteri viene preparato fin nei dettagli, ma anche stavolta l’operazione non va in porto: Eurocopter, insieme agli americani di Sikorsky, si rivolge di nuovo ai giudici, che fermano tutto prima della firma. «Il nostro ente, la SMA, voleva applicare una norma eccezionale secondo cui - per motivi tecnici - ci si può rivolgere direttamente a un fornitore», racconta il giudice Mats Edsgarden, che ha accolto il ricorso. «Ma non abbiamo trovato alcun motivo valido: l’affidamento diretto non era ammissibile».
I testardi dirigenti svedesi, intervistati da “Uppdrag Granskning”, negano che con Finmeccanica ci fosse «una promessa inviolabile o un impegno vincolante». E anche Finmeccanica diffida “l’Espresso” «dal rappresentare l’ipotesi di un possibile accordo informale prima della pubblicazione del bando, perché ciò è falso e destituito di ogni fondamento». Di sicuro tre settimane prima del primo bando di gara pubblica, però, uno dei vicedirettori dell’ente, Noomi Eriksson, in una mail scrive all’intermediario svedese di voler venire in Italia «per fare “una stretta di mano”» (le virgolette sono originali), mentre nell’estate del 2012, quando gli svedesi sono costretti a pubblicare un secondo bando pubblico, inseriscono un nuovo, fondamentale requisito: chiunque partecipi alla gara deve consegnare il primo elicottero entro sette mesi.
Per gli americani di Sikorsky è la prova che gli svedesi hanno deciso che deve vincere Agusta, costi quel che costi: «Difficilmente i requisiti potevano essere soddisfatti, salvo dal concorrente prescelto in anticipo», attaccano. Anche gli altri competitor alzano bandiera bianca, e alla fine AgustaWestland sarà l’unica azienda a presentare un’offerta. Ovviamente, quella vincente. «Nessuna scorrettezza. Come in altri casi abbiamo invece rilevato un’attività mirata ad alimentare sospetti, per chiari interessi commerciali, da parte della concorrenza», ribadisce Finmeccanica. Che in Svezia ha incassato una novantina di milioni, 12,5 per ognuno dei sette elicotteri. «I migliori di tutti».