Per la prima volta si conoscono i nomi di chi ha fatto i bonifici sul conto ufficiale BancoPosta per il voto del 2016. Tra i personaggi noti c'è l'avvocato Pieremilio Sammarco ma anche qualche giornalista, attore e personalità del mondo della cultura. Ma i fondi più cospicui restano anonimi, grazie alle donazioni in contanti

I più generosi? Due esponenti del Movimento 5 Stelle che, poi, si sono ritrovati in maniera più o meno esplicita in rotta con Virginia Raggi. Il primo è l'europarlamentare Fabio Massimo Castaldo, che per la campagna elettorale della sindaca di Roma aveva versato 1.200 euro; la seconda è la senatrice Paola Taverna, considerata la pasionaria del Movimento 5 Stelle, che sul conto corrente aperto per le donazioni in vista del voto del 2016 aveva effettuato un bonifico da 1.000 euro. E gli altri big del partito? Poco presenti.

Ci sono Alessandro Di Battista, con una versamento da 200 euro fatto a inizio giugno, a pochi giorni dal primo turno, e il deputato Stefano Vignaroli, compagno della Taverna, che aveva donato 500 euro. Mancano invece alcuni dei volti più conosciuti, come Roberta Lombardi, candidata alle regionali del Lazio, che è sempre stata tra i critici più accesi di Virginia Raggi, e Luigi Di Maio, oggi candidato premier del Movimento fondato da Beppe Grillo.

Sono queste le prime curiosità che balzano agli occhi leggendo l'estratto del conto corrente Banco Posta numero 001032456288, aperto appositamente per raccogliere le risorse necessarie per pagare le spese della vittoriosa campagna elettorale del 2016. Il rapporto, che L'Espresso ha potuto consultare per la prima volta, parte con saldo zero il 25 aprile e viene chiuso il 31 agosto, quando ormai vi erano rimasti soltanto 6,90 euro. I primi, decisivi contributi arrivano dal quartier generale del Movimento, con un bonifico da 10.000 euro dal Comitato promotore per la candidatura della futura sindaca, datato 27 aprile, seguito un mese più tardi da ulteriori 5.000 euro. Nel mezzo, numerose piccole donazioni da attivisti e semplici simpatizzanti, oltre alla voce più cospicua: i versamenti in contanti, legati probabilmente alle raccolte fondi organizzate durante la campagna.
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Partiamo dagli elettori. Al di là di qualche caso sporadico, le donazioni a Virginia Raggi sono spesso piccoli contributi. Nello spazio della mascherina del bonifico destinato alla causale, però, scrivono frasi che danno idea di quanto fossero motivati. «Daje Virginia», scrive Giampaolo C. il 3 maggio 2016, quando il primo turno è ancora lontano e lui aveva deciso di deciso di donare 10 euro. «Nel mio piccolo vorrei contribuire W M5S», spiega Angelino P., versando 2 euro, mentre Riccardo R., con il suo bonifico da 50 euro sognava in grande: «Virginia Raggi sindaco di Roma, prima tappa della rivoluzione».

Numerosi privati cittadini utilizzano Paypal, il sistema di pagamento web che, successivamente, farà affluire oltre 81 mila euro sul conto BancoPosta. In mezzo ai tanti contributi che arrivano attraverso le Poste e via Internet c'è qualche personaggio di spicco. Ad esempio dà il suo sostegno versando 300 euro Pieremilio Sammarco, l'avvocato da cui Virginia Raggi ha lavorato in passato e il cui fratello Alessandro ha difeso l'ex ministro berlusconiano Cesare Previti in diversi processi. Un contributo ancor più significativo, 500 euro, perviene a nome del celebre musicologo Paolo Isotta, mentre il più generoso è probabilmente l'attore Claudio Gioè, che il 25 maggio effettua un versamento da 1.000 euro. Tra i tanti vip dello spettacolo che avevano pubblicamente dato il loro sostegno alla candidata Cinque Stelle, per la verità, l'interprete di numerose serie televisive e di film come “La mafia uccide solo d'estate” è uno dei pochi che alle parole faranno seguire un bonifico. Non manca pure qualche giornalista, con cifre però modeste. La più elevata è probabilmente quella donata dal vicedirettore del quotidiano “Libero”, Franco Bechis, che in passato era emerso tra i contributori di Matteo Renzi. «Mi piace verificare di persona come funzionano i meccanismi di finanziamento della politica, per poi scriverne dal punto di vista giornalistico», spiega lui. Quindi aveva finanziato anche Roberto Giachetti, lo sconfitto al ballottaggio? «No, perché non aveva predisposto un sistema di raccolta fondi diverso dal solito», racconta Bechis. Pochissime le aziende: l'unico bonifico di un qualche rilievo, 1.000 euro, arriva dalla Società Immobiliare Ostiense.

Al di là delle operazioni tracciate attraverso i pagamenti, un altro aspetto che emerge sono gli ingenti quantitativi di contanti versati presso gli uffici postali. I primi risalgono al 5 maggio, gli ultimi affluiscono il 24 agosto, più di due mesi dopo il secondo turno. Il primo afflusso consistente avviene il 6 maggio, con tre differenti versamenti da 2.800, 1.330 e 620 euro, effettuati tutti nello stesso giorno e nello stesso ufficio, Roma Granai. Una scelta logistica forse non casuale, visto che si trova non lontano dall'abitazione di Salvatore Romeo, uno dei più attivi collaboratori di Virginia Raggi già nel corso della campagna elettorale. La stessa modalità si ripete il 20 maggio, anche qui con tre depositi frazionati, da 880, 392 e 140 euro, sempre a Roma Granai. Difficile dire il motivo che spinge chi effettua i depositi a non fare un versamento unico. Sopra la soglia dei 3.000 euro, in effetti, scattano le segnalazioni che le banche fanno per la normativa anti-riciclaggio. Ma in altre occasioni, questo limite è stato superato tranquillamente.


Il 4 giugno, a poche ore dalla kermesse della sera prima con tutti i big in Piazza del Popolo, nell'ufficio di Casal Palocco vengono depositati 27.395 euro, frutto evidentemente della raccolta effettuata tra i sostenitori. Una bella prova di efficienza da parte del responsabile della raccolta e mandatario del conto Andrea Mazzillo, in seguito assunto come collaboratore della sindaca e poi promosso assessore al Bilancio, fino al licenziamento arrivato nell'agosto scorso per contrasti legati alla crisi dell'Atac. Gli ultimi versamenti arrivano il 28 giugno, a ballottaggio già superato da nove giorni, con 9.260 euro depositati – questa volta in unica soluzione – sempre a Roma Granai. Nello stesso ufficio, l'8 luglio vengono prelevati 4.810 euro attraverso il Postamat, seguiti da altri 3.000 euro il 13 luglio.

Nelle settimane successive, Mazzillo finisce di pagare i fornitori. Le spese sono quelle solite delle campagne elettorali: pubblicità, stand, catering, affitto degli uffici, polizze assicurative, nettezza urbana. Ci sono anche due fatture di avvocati. La prima è del primo luglio, 1.027 euro per il saldo di una fattura dell'avvocato Alessandro Mancori, che difenderà Virginia Raggi anche nei mesi successivi, quando scoppierà il putiferio dei “Quattro amici al bar”. L'altra è di 3.244 euro, saldati il 16 luglio all'avvocato Edoardo Mobrici. Che cosa c'entrano le spese di difesa legale con i fondi elettorali? Mobrici, che aveva rappresentato esponenti dei Cinque Stelle di Roma anche prima della candidatura di Virginia Raggi, spiega di essere stato chiamato per le denunce ricevute dalla futura sindaca dopo alcune sue affermazioni, che in Borsa avevano fatto crollare i titoli dell'Acea. Anche Mancori dice di aver difeso Virginia Raggi per attività legate alla campagna, che preferisce mantenere riservate.