Il manager a 5 stelle spende come un privato i finanziamenti pubblici

Enea Tech può elargire singoli contributi fino a 15 milioni. Ma i suoi criteri sono vaghi e poco trasparenti

In Italia c’è una fondazione di diritto privato, sì, privato, vigilata dal ministero dello Sviluppo Economico, che ha in dotazione 500 milioni di euro pubblici, sì, pubblici, per finanziarie piccole o nuove società del settore tecnologico. Si chiama Enea Tech, e sta lì, avviluppata in pomposi e insopportabili inglesismi come startup, healthcare, deep tech, circular economy, green energy, pronta a intercettare, braccare, se non proprio a stanare la ripartenza dopo la pandemia. Questo complesso strumento di crescita fu a lungo meditato dai Cinque Stelle nei due dei tre governi a cui fin qui hanno aderito, poi fu plasmato e irrorato di denaro con i decreti Rilancio per la pandemia e infine, con ardore futurista, fu lanciato in orbita l’autunno scorso dall’allora ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli. Ancora vaga ben distante dal suolo con la speranza di illustrare i primi dodici progetti per la metà di giugno. In quel periodo indefinito fra la primavera e l’estate. La faccenda è anche stagionale, ma di stagione politica. Enea Tech è un prodotto originale dei Cinque Stelle che riflette le teorie di Davide Casaleggio e si aggiunge ad altri contenitori per l’innovazione come il fondo nazionale di Cassa depositi e prestiti. La sua natura giuridica, però, consente a Enea Tech massima libertà su come e dove spendere mezzo miliardo di euro. Oggi Enea Tech è il direttore generale Salvo Mizzi.


«L’innovazione deve avere due carburanti per decollare. L’intelligenza e gli investimenti», scolpì Davide Casaleggio su Linkedin nel febbraio di tre anni fa durante gli ultimi sussulti di campagna elettorale. Era in versione imprenditore della Casaleggio associati, non presidente dell’associazione-piattaforma Rousseau del M5S. Per chiarezza allegò un rapporto sul tema appena sfornato dalla stessa Casaleggio associati.

«Impeccabile, adesso passiamo dal si può fare al si deve fare», lo esortò Salvo Mizzi. Alla fine s’è fatto: dopo un semestre da consigliere del ministro dello Sviluppo Economico, che era Luigi Di Maio, e qualche resistenza nella maggioranza del governo giallorosso di Giuseppe Conte, Mizzi è stato nominato dal ministro Patuanelli in Enea Tech. Un manager polivalente che nel curriculum si definisce un “pioniere di internet”, una formazione filosofica, una carriera di comunicatore pubblicitario e di scopritore di società del settore tecnologico (per gli adepti: “startupper of venture capital”) in Telecom, Invitalia, Kauffman.

A Mizzi si deve il primo esperimento di televisione su internet, vent’anni fa con My-tv, e soprattutto la satira con “Gino il pollo” di Andrea Zingoni. “Gino il pollo” è l’antesignano dei video virali, con tormentoni come “Tu vuò fa o Talebano” sulle note della canzone “Tu vuò fa l’americano”: «Teni la barba longa chiù di un metro, ’nu turbantiello e ’na casacca usata, passi spiritato su Al Jazeera come ’nu uappo pe’ te fa guardà. Tu vuò fa’ o Talebano, Talebano, Talebano, siente a me chi to fa fa’». Apprezzato dai governi di centrosinistra, Salvo Mizzi ha un rapporto di profonda stima con la famiglia Casaleggio. Un anno fa Davide l’ha inserito fra i 36 esperti consultati dall’associazione Gianroberto Casaleggio per produrre uno studio sull’Italia dopo la pandemia.


Casaleggio è assai debole dopo l’abiura di gran parte dei Cinque Stelle, però Mizzi ha il patrocinio di Patuanelli, ancora ministro, stavolta dedicato all’Agricoltura, e dell’ex premier Conte. Oltre alla variopinta platea politica, Mizzi deve gestire con attenzione l’autonomia che Patuanelli ha assegnato a Enea Tech, un soggetto privato che può elargire singoli contributi pubblici sino a 15 milioni di euro con criteri un po’ laschi. Li spiega la stessa fondazione: «Enea Tech rappresenta un modello operativo nuovo per l’Italia, peraltro simile a quello implementato in Europa un paio di anni fa con la nascita dell’European Innovation Council e di recente anche in Gran Bretagna e Germania. La fondazione si muove proprio all’interno della raccomandazione della Commissione Europea sulla definizione di piccole e medie imprese. Sono previsti interventi tra i 200.000 euro e i 15 milioni di euro. L’entità e le modalità di ogni singolo intervento saranno variabili in modo tale da adattarsi nel migliore dei modi ad ogni singolo caso. Il focus è su imprese ad alta tecnologia che vogliono crescere o che devono ancora nascere. È quindi importante sottolineare come il processo di valutazione preveda una serie di passaggi approfonditi per ogni singola operazione, volti ad conoscere sino in fondo gli aspetti tecnico-tecnologici, di esecuzione, legali-societari e finanziari del soggetto target. Su queste basi, dunque, e nel contesto delle aree settoriali strategiche identificate, si prevede di allocare le risorse del fondo per il Trasferimento tecnologico (500 milioni di euro) entro il 2025». Si dovrà far coincidere, anche, la velocità con la trasparenza, per esempio lo chiede, e lo reputa imprescindibile, il professor Federico Testa, consigliere di Enea Tech e presidente di Enea, l’agenzia nazionale per le tecnologie e l’energia. Testa voleva presentare le dimissioni da Enea Tech a Giorgetti, ma il ministro l’ha convinto a restare.


Enea Tech ha ancora la residenza legale nel palazzo di Enea sul Lungotevere Thaon di Revel. Testa ha offerto a Mizzi di stabilirsi da Enea per condividere la sede, però il capo di Enea Tech ha preso in affitto un ufficio in via Ludovisi, nel centro di Roma. Una spesa non necessaria, mentre la fondazione sta lentamente creando il suo organico. Al momento Enea Tech ha assunto, a sua discrezione, 30 persone fra 2.500 candidature spontanee, precisano dalla fondazione, e ha già 7 dirigenti più il dg Mizzi che ha un compenso di 230.000 euro. Non esiste ancora l’elenco dei fornitori ingaggiati, ma si assicura che Enea Tech tiene molto alla trasparenza. Per ogni evenienza: in inglese si dice transparency.

 

Aggiornamento 30 aprile: La replica di Enea Tech e la nostra risposta

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