La Toscana è fra le regioni che più si è data da fare per riorganizzare il centro unico di prenotazione. Ha per esempio introdotto - unica in Italia - l’indice di cattura, cioè il rapporto tra le prestazioni prenotate e quelle prescritte. E nonostante abbia segnato un miglioramento nei tempi di attesa - 21 giorni in media - la Regione è stata recentemente bacchettata dalla Corte dei Conti, in particolare sul problema delle liste chiuse: «Bisogna consentire la registrazione di tutte le richieste di prenotazione che giungono al sistema, prendendo in carico, ad esempio nelle “preliste”, anche quelle per le quali non possa essere proposta una data di prima disponibilità entri i tempi massimi. Questa carenza comporta infatti una inevitabile barriera all’accesso alle prestazione che comporta casi di “blocco liste” vietati dalla legge».
Scrive, nella delibera, che al 30 giugno 2022 oltre l’80 per cento delle prestazioni arretrate sono ancora da recuperare e i tre quarti dei soldi stanziati dallo Stato per il loro recupero non sono stati spesi.
Negli ultimi cinque anni le prescrizioni per esami ambulatoriali sono arrivate a quota 4,9 milioni, al contrario l'offerta - e quindi le prenotazioni - sono 3,4 milioni.
Sempre più spesso i cittadini aggirano il problema ricorrendo all’intramoenia, cioè effettuano visite a pagamento all’interno degli stessi ospedali. Dice la Corte dei Conti che in alcune specialità il rapporto fra le prestazioni in regime di Ssn e quelle private è totalmente sbilanciato a favore del secondo: il rapporto è 161 a pagamento ogni cento gratuite negli accertamenti di chirurgia generale, così come il 102 per cento nelle gastroscopie, il 136 per cento nelle visite ortopediche e così via. Soluzione? È sempre la Corte dei Conti a far notare che «il Piano nazionale prevede espressamente che in caso di superamento del rapporto tra l’attività in libera professione e istituzionale sulle prestazioni erogate o di sforamento dei tempi di attesa massimi già individuati dalla Regione, si attui il blocco della libera professione, fatta salva l’esecuzione delle prestazioni già prenotate».
L’indicazione è chiara: con liste d’attesa così lunghe le visite a pagamento negli ospedali vanno bloccate.