Picasso, Monet, Modigliani, Kandinsky, Schiele, Dalì: l'ex patron del Chelsea ha comprato 367 capolavori dell'arte moderna, fatti sparire in un trust di Cipro alla vigilia della guerra. L’inchiesta de L’Espresso con The Guardian, Der Spiegel, Icij e Occrp

Roman Abramovich è l'oligarca russo più famoso in Occidente: di lui finora si conoscevano due passioni molto costose, il calcio e i super-yacht. Ora si scopre che l'ex patron del Chelsea, sanzionato dopo la guerra in Ucraina per il suoi legami con il regime di Vladimir Putin, ha acquistato oltre 360 opere d'arte moderna, attraverso contratti rimasti segreti fino ad oggi, per un valore di almeno 962 milioni di dollari.

 

La collezione comprende capolavori di Picasso, Monet, Matisse, Magritte, Degas, Schiele, Kandinsky, sculture di Henry Moore e Alberto Giacometti, quadri di maestri italiani come Modigliani, Severini, Burri e Fontana, opere di celebri artisti contemporanei come Francis Bacon, Paula Rego, Damien Hirst e molti altri. Un patrimonio culturale miliardario, intestato a un'anonima società offshore creata nelle Isole Vergini Britanniche, a sua volta controllata da un trust di Cipro che risulta avere come beneficiari, appunto, Abramovich e la sua ex moglie, l'ereditiera russa Daria detta Dasha Zhukova.

 

La fiduciaria cipriota che fa da cassaforte si chiama Ermis Trust Settlement e ha registrato la sua ultima modifica in una data particolare: venti giorni prima dell'inizio della guerra in Ucraina. Fino al mese precedente c'erano due beneficiari in parti uguali, l'oligarca e l'ex consorte, con il 50 per cento ciascuno. Il 4 febbraio 2022 Dasha Zhukova è salita al 51 per cento, mentre Abramovich è sceso in minoranza, sia pure di poco, con il restante 49. I documenti non chiariscono le ragioni di questo cambiamento. Certo è che proprio in quei giorni era scattato l'allarme internazionale: il regime di Mosca era stato scoperto ad ammassare truppe e carri armati alla frontiera ucraina; e il governo inglese aveva appena ammonito gli oligarchi fedeli a Putin che, in caso di attacco russo, avrebbero subito personalmente pesanti sanzioni. Abramovich ne è stato colpito ai primi di marzo, con il blocco di tutti i suoi beni in Occidente, quelli conosciuti, ovviamente. Mentre Dasha, che è stata la sua terza moglie, ma si è separata legalmente da lui dal 2016, non è stata mai sottoposta a sanzioni.

 

Il trust familiare con la sua preziosa collezione di opere d'arte, che non era conosciuto prima d’ora, non è stato colpito dalle misure varate dall'Unione europea, di cui fa parte anche Cipro. Da quando è scoppiata la guerra, s'ignora dove siano finiti tutti quei quadri e sculture. Le ultime notizie pubbliche risalgono a due anni fa e riguardano solo poche opere, che erano conservate a Londra da una società di custodia e trasporto valori. Di tutte le altre non si sa nulla. Solo i fiduciari privati che gestiscono il trust di Cipro hanno il potere di decidere dove collocare e come proteggere questi 367 pezzi del patrimonio culturale dell'umanità, che rimangono inaccessibili, nascosti in località segrete.

 

Le informazioni contenute in questo articolo, finora inedite, emergono da una serie di documenti scoperti dal quotidiano inglese The Guardian e dal sito investigativo Occrp, che li hanno condivisi con il consorzio Icij e con un gruppo di testate europee, tra cui Der Spiegel e L'Espresso in esclusiva per l'Italia. Sono carte riservate provenienti da una società di Cipro, MeritServus, che gestisce anonime strutture di trust e offshore per ricchi clienti di tutto il mondo. La stessa MeritServus è stata colpita dalle sanzioni britanniche a partire dall'aprile 2023, dopo le prime rivelazioni pubblicate dal Guardian e Occrp, sotto il titolo Oligarch Files, sugli appoggi ottenuti a Cipro da miliardari legati a Putin, per aggirare le sanzioni di guerra.

 

Roman Abramovich, nato in Russia nel 1966, si è arricchito con il petrolio e il gas già negli anni '90: fa parte della prima cerchia di oligarchi, diventati miliardari con le privatizzazioni varate sotto la presidenza di Boris Eltsin. Dopo l'ascesa al potere di Putin, ha mantenuto rapporti privilegiati con l'apparato di governo e con il presidente in persona (come si legge nelle motivazioni delle sanzioni), ma ha saputo anche crearsi un'immagine di uomo d'affari cosmopolita. Ha comprato una lussuosa residenza a Londra, dove nel 2003 ha acquistato il Chelsea, portandolo a scalare le vette del calcio mondiale, prima di doverlo cedere nel 2022 dopo le sanzioni. Tra i simboli visibili della sua ricchezza c'è un super yacht, Eclipse, valutato 700 milioni di dollari, e una villa da favola in Costa Azzurra, chiamata Château de la Croë, sulla penisola di Cap d'Antibes, dove visse l'ex re inglese Edoardo VIII.

 

 

 

L'arte sembrava interessare soprattutto la sua ex moglie Dasha. Nel 2008, l'anno del loro matrimonio, ha convinto Abramovich a fondare un museo d’arte moderna a Mosca, ristrutturando un vecchio deposito sovietico di autobus, chiamato Garage Centre for Contemporary Culture. All'inaugurazione, come mostrano le fatture conservate a Cipro, la coppia non ha badato a spese: fiumi di champagne, barili di caviale e centinaia di invitati illustri, come Jeff Koons e altri artisti, collezionisti e galleristi, in una serata allietata da un concerto privato di Amy Winehouse. Il Garage Centre ha contribuito a lanciare Dasha nei circoli internazionali dell'arte moderna ed è anche l'unico luogo aperto al pubblico dove siano state esposte opere di proprietà dichiarata di Abramovich. Con la guerra in Ucraina, ha sospeso ogni attività.

 

Per quasi tutte le opere confluite nel trust, il proprietario era finora sconosciuto. La collezione comprende una decina di quadri di artisti italiani, come un ritratto di donna, “Femme en Robe Ecossaise”, dipinto nel 1916 da Amedeo Modigliani: secondo gli esperti contattati da L’Espresso, l’ultimo trasferimento conosciuto era una vendita nel 1998 a New York, per 5,3 milioni di dollari. Ora è di Abramovich, che l’ha pagato 19,7 milioni.

 

Alcune opere di autori contemporanei, pochissime, sono state esposte anni fa in musei inglesi o americani, ma il titolare è rimasto anonimo. Nell’ultimo decennio, prima della guerra in Ucraina, quei 367 quadri e sculture sono stati custoditi in magazzini privati: capannoni d'acciaio di un'azienda londinese, sulle rive del Tamigi; caveau di una società francese, tra Parigi e Nizza; depositi interni ai «porti franchi» di Ginevra e Liegi, dove non si pagano tasse. Molte opere sono state impacchettate e spostate, con aerei o camion, per migliaia di chilometri.

 

Decine di capolavori sono stati trasferiti nella villa di Abramovich in Costa Azzurra e perfino sul suo yacht Eclipse, per «esposizioni private». Il viavai era continuo anche a Londra: nel febbraio 2014, ad esempio, un famoso quadro del pittore inglese Lucian Freud, “Benefits Supervisor Sleeping”, è uscito dal deposito sul Tamigi per arrivare, dopo alcuni chilometri, nella residenza di Abramovich, a Kensington Palace Gardens. Stando alle carte delle offshore, l'oligarca russo lo aveva comprato nel 2008 a New York, per 33,6 milioni di dollari, senza però manifestarsi come acquirente.

 

I files di Cipro aiutano a risolvere molti altri gialli artistici, rivelando ad esempio la sorte di un’opera di Kazimir Malevich: un pittore dell'avanguardia russa, nato a Kiev quando l'Ucraina faceva parte dell'Unione sovietica, che nei primi anni '30 fu perseguitato e imprigionato dal regime stalinista, che non tollerava l'arte astratta. Molte sue opere furono poi trafugate dai nazisti, rivendute e quindi disperse in musei e collezioni private, tra Amsterdam e New York, prima di essere rivendicate dagli eredi dell'artista. La caccia a quei quadri è durata decenni. Nel 2000 gli eredi hanno venduto all'asta una di quelle tele, “Composizione Suprematista”, dipinta attorno al 1920. Nel 2014 è comparsa alla Tate Modern, in una retrospettiva su Malevich, con l'etichetta «collezione privata». L'anonimo proprietario era già allora Abramovich.

 

Dai magazzini presi in affitto dalle offshore dell'oligarca, sono entrate e uscite molte altre opere di artisti contemporanei, come Paula Rego, Frank Auerbach, Peter Doig e altri, insieme al quadro “Untitled Roma” di Cy Twombly, che nelle carte di Cipro è valutato 50 milioni di dollari. Un carteggio fa pensare che Abramovich abbia progettato di esporne alcune, non identificate negli atti, addirittura dentro lo stadio del Chelsea, ma sia stato convinto a rinunciare.

 

I documenti raccontano quindici anni di storia della collezione di Abramovich, dal 2008 al 2022. I primi quadri vengono acquistati da varie società offshore controllate da Harmony Trust, un’altra fiduciaria di Cipro, di cui l'oligarca russo era l'unico beneficiario. La collezione si allarga, con l'acquisto di centinaia di opere, tra il 2011 e 2017, quando un famoso critico statunitense, Sanford Heller, con il suo gruppo di consulenza, viene assunto dalle società di Abramovich, per mezzo milione di dollari all'anno, in cambio di «raccomandazioni per acquisti e vendite di proprietà artistiche», con potere di partecipare alle aste per conto dell'oligarca.

 

Un altro mediatore d'eccezione, nello stesso periodo, è il gallerista americano Larry Gagosian, che procura ad Abramovich altre opere, come il quadro di Malevich e la “Ballerina” di Koons. Gagosian è stato l'ospite d'onore di una sfarzosa festa organizzata dall'oligarca russo ai Caraibi, sull'isola di Saint Barthelemy, un paradiso per miliardari con lo yacht, il 31 dicembre 2014: una nottata di Capodanno ritmata dal rock dei Black Keys, il duo statunitense che per 75 minuti di concerto privato risulta aver incassato 750 mila dollari.

 

In quegli anni, con le conoscenze degli esperti e i consigli della moglie Dasha, il trust di Abramovich si arricchisce di quadri e sculture dei maestri dell'arte moderna, da Picasso a Dalì, da Chagall a Leger, da Mondrian a Pollock. Almeno dieci opere hanno un valore, dichiarato nel 2018 dai fiduciari dello stesso oligarca, di oltre 25 milioni di dollari ciascuna. Il prezzo più alto è assegnato a “Triptych” di Francis Bacon, un trittico acquistato per 86,3 milioni di dollari.

 

La struttura di controllo inizia a cambiare a partire dal 2017, in seguito agli accordi di divorzio tra Roman e Dasha, quando vengono registrati i prezzi di tutte le opere. L'intera collezione è trasferita a un'offshore delle Isole Vergini, chiamata Seline-Invest, poi trasferita a Jersey: è il contenitore controllato dall'Ermis Trust di Cipro, fondato nel 2010 da Abramovich come unico beneficiario. Il trapasso è completato nel 2020, con diversi contratti. Nel gennaio 2021 l'ex moglie Dasha viene nominata «beneficiaria aggiuntiva» del trust, con il 50 per cento. La cassaforte di Cipro resta però sotto il dominio di Abramovich: è lui a nominare i gestori fiduciari (trustee) e i controllori (protector) del trust. Quando la Russia attacca l'Ucraina, l'oligarca cerca di sganciarsi da Mosca e si propone come mediatore di pace, ma non evita le sanzioni, che lo colpiscono all'inizio di marzo 2022.

 

In quei giorni tragici Dasha Zhukova, che si è risposata e vive da tempo tra Francia e Stati Uniti, ha contestato il regime di Putin con una dichiarazione pubblica: «Condanno inequivocabilmente questi atti di guerra e mi schiero in solidarietà con il popolo ucraino, come milioni di cittadini russi che la pensano allo stesso modo».

 

Le carte di Cipro ora rivelano che proprio alla vigilia della guerra, come si è visto, i fiduciari di Abramovich l'hanno designata come beneficiaria di maggioranza del trust. Non è chiaro se lei ne sia stata informata. Un documento aggiunge che il 25 febbraio 2022, il giorno dopo l'attacco russo all'Ucraina, l'oligarca sembra aver rinunciato a tutti i poteri di controllo del trust: Abramovich si è vincolato a non superare il 49 per cento e ha perso il diritto di nominare i gestori. Le successive sanzioni si applicano a tutti i beni che si possano considerare «sotto il controllo legale o di fatto» dell'oligarca. Ma poco prima di subire le misure internazionali, stando a quel documento, Abramovich ha smesso di controllare il trust e il suo tesoro artistico. Che resta quindi segreto e nascosto, legalmente.

 

Abramovich non ha risposto a nessuna delle molte domande inviategli dal Guardian a nome di tutti i giornali europei. L'ex moglie Dasha ha confermato di averle ricevute, ma ha preferito non fare dichiarazioni.