Accendere il pc non significa più semplicemente prendere il controllo di mouse e tastiera. Oggi l’interazione con i dispositivi evolve rapidamente e non si limita a qualche comando vocale o a un «Hey Google» per avviare una playlist su YouTube. L’intelligenza artificiale non è più un semplice strumento da consultare all’occorrenza: sta diventando uno strato invisibile che governa il computer e ne gestisce le attività. Sembra la scena di un film futuristico: rientri a casa e il computer di bordo ti accoglie, apre le finestre, risponde alle email e magari prepara pure un caffè virtuale. Il caffè, per ora, resta fuori portata, ma per tutto il resto siamo sorprendentemente vicini.
Il 2025 si sta affermando come l’anno degli agenti Ia. Un cambiamento silenzioso, ma che procede a una velocità impossibile da ignorare. Non si parla più di chatbot limitati a risposte preimpostate, ma di assistenti intelligenti, integrati nel computer, in grado di conoscere le abitudini e di automatizzare attività complesse senza attendere un comando. Due nomi su tutti si stanno facendo notare tra gli addetti ai lavori: Fellou e VY.
Fellou si propone come l’assistente capace di eliminare la necessità di navigare tra finestre e menu. Basta parlargli. È progettato per gestire processi articolati, organizzare i file in modo intelligente, avviare backup automatici e persino anticipare esigenze operative ricorrenti. In pratica, trasforma il computer in una macchina proattiva, capace di liberare l’utente da tutte quelle micro-attività che, sommate, finiscono per assorbire una quantità enorme di tempo ed energie.
VY punta ancora più in alto. Il suo obiettivo non è solo rispondere ai comandi, ma comprendere i comportamenti, apprendere dai flussi di lavoro e automatizzare operazioni ripetitive in completa autonomia. Se ogni volta che si collega una chiavetta Usb si avvia un backup di determinati file, VY lo capisce e lo fa. Se dopo aver scaricato un certo tipo di file si apre sempre Photoshop, il sistema prepara già l’ambiente di lavoro. Non è solo un assistente: è un vero collaboratore digitale, che opera silenziosamente in background per rendere l’utilizzo del computer più fluido, veloce ed efficiente.
Il concetto stesso di personal computer sta cambiando. Non è più “personale” perché lo si configura e gestisce manualmente, ma perché si adatta all’utente, alle sue abitudini e ai suoi ritmi in modo automatico. Senza la necessità di un intervento diretto, il computer diventa uno strumento che impara a conoscere e a rispondere alle esigenze, anticipando compiti e semplificando ogni operazione. I grandi player tecnologici, come Microsoft e Apple, si stanno già muovendo per integrare questi strumenti in modo nativo nei loro sistemi operativi. Basta guardare l’evoluzione di Copilot su Windows o i progetti di intelligenza artificiale su cui Cupertino lavora ancora lontano dai riflettori. Nel frattempo, startup e realtà indipendenti sperimentano con maggiore agilità le soluzioni più avanzate, pronte a cambiare le regole del gioco prima ancora che queste tecnologie diventino mainstream.
La parola chiave di questa nuova fase è proattività. L’intelligenza artificiale non si limita più a reagire a un comando, ma è in grado di anticipare i bisogni, suggerire soluzioni concrete e prendersi carico in autonomia della gestione di molte attività operative. E non si tratta più di strumenti relegati al cloud o confinati dentro un’applicazione: gli agenti sono integrati nativamente nei dispositivi, connessi in profondità al sistema operativo.
L’assistente digitale smette di essere una semplice app tra le tante e diventa un vero strato intelligente che orchestra l’intero ecosistema digitale, ottimizzando i flussi di lavoro e sollevando dalla gestione delle attività più ripetitive e a basso valore aggiunto. La vera domanda, a questo punto, non è più se questi agenti entreranno nella nostra vita personale e professionale, ma quanto tempo passerà prima che diventino indispensabili. Prepariamoci, quindi, a un futuro in cui il concetto stesso di “usare il computer” sarà superato. Non saremo più noi a dover gestire i dispositivi, ma saranno loro a lavorare per noi, a supportarci concretamente, a “liberarci” dalle attività operative più noiose.