La presidente del Consiglio è stata incensata da Trump, ma torna in Italia con scarsi risultati

È stata la prima leader europea a essere ricevuta alla Casa Bianca dopo l’annuncio dei dazi imposti dal presidente americano, colui che aveva detto che molti Paesi erano in fila “per baciargli il culo” nella speranza di chiudere un accordo sui dazi. Tuttavia, chi si aspettava che Giorgia Meloni portasse a casa una bozza di accordo, o qualcosa in più di una promessa, è rimasto deluso.

 

Investimenti delle imprese italiane negli Stati Uniti per 10 miliardi, maggiori importazioni di gas liquido naturale, l’annuncio di arrivare al 2% sulle spese militari e l’invito, accettato da Donald Trump, a visitare l’Italia e possibilmente incontrare l’Unione europea per parlare di commercio. Quest’ultima parte è senza dubbio la più rilevante, quella che potrebbe dare un ruolo ancor più di rilievo a Meloni nelle cancellerie europee, ma ancora nel ramo delle “possibilità”.
 

Meloni è riuscita a far cambiare idea al tycoon sui dazi? “No” risponde lui, dopo aver annunciato di essere sicuro al 100% “di riuscire a trovare un accordo con l’Unione europea”. La “Trump whisperer” com’è stata definita Meloni dal Washington Post e dal Wall Street Journal alla vigilia del bilaterale cerca di rimanere in equilibrio tra il dover rappresentare gli interessi italiani ed europei e, insieme, rimanere nelle grazie del presidente americano senza per questo attirare su di se le ire dei partner europei. Un bel grattacapo che Meloni sbroglia scherzando, sorridendo, utilizzando il più famoso degli slogan di Trump in salsa occidentale: “Make West great again”. 

 

“Meloni si è auto accreditata come rappresentante europea, ma non è un ambasciatore plenipotenziario. È un console che è venuto a vedere che aria tira prima di capire eventualmente cosa possa fare l’Unione Europea. È una mossa rischiosa, sia perché non rappresenta l’Europa nelle trattative, sia perché sembra solo una mossa di immagine. A questo si aggiunge che qualunque cosa Trump dica potrebbe sempre tornare sui suoi passi,” spiega Nadia Urbinati, professoressa di Scienze Politiche alla Columbia University. 

 

In effetti Trump ha abituato alla retromarcia in questi primi 100 giorni alla Casa Bianca e i dazi ne sono stati la prova più grossa. Annunciati il 2 aprile con tanto di cerimonia ribattezzata “Liberation Day”, sono durati appena 8 giorni prima che la preoccupazioni per i bond del Tesoro americano lo costringessero a una retromarcia dalla quale è stata esclusa la Cina. 

 

“Una parte dell’amministrazione Trump è convinta che gli Stati Uniti debbano continuare a essere coinvolti in Europa sia dal punto di vista economico che militare perché vedono la Cina come una minaccia e vorrebbero che il presidente non colpisse i suoi alleati” spiega Donatienne Roy, ricercatrice del Center for Strategic and International Studies. “C’è però anche un’altra parte dell’amministrazione che ha una visione negativa dell’Unione europea, per via del bisogno di una presenza militare statunitense continua e per un’opposizione ideologica ad alcuni valori europei”.
 

Proprio su questa visione negativa dell’Europa si è concentrata una delle domande della stampa durante l’incontro nello Studio Ovale, creando un siparietto in cui si è vista la Meloni attenta a non far irritare Trump. “Pensa ancora che gli europei siano parassiti, presidente?” chiede un giornalista italiano. Trump non capisce subito, Meloni spiega la domanda e si affanna a dire “che non lo ha mai detto (parassiti)”. In realtà, Trump aveva detto di essere d’accordo con JD Vance, che aveva usato quel termine sulle chat Signal che erano state pubblicate dal direttore del The Atlantic
 

“Trump non vuole che gli Stati Uniti non siano più l’alleato leader dell’Occidente. Trump vuole fare una politica di conquista globale. Prendiamo ad esempio l’hi-tech, l’AI, la lotta in corso sulla tassazione a Google e Amazon. Non tollerano che qualcuno cerchi di regolamentare i prodotti americani” aggiunge Nadia Urbinati. “Questi Stati Uniti vogliano avere il dominio sull’Europa. Un dominio non militare, chiaramente, ma mercantilistico”.
 

Nonostante il meeting descritto come “decisivo” abbia deciso ben poco, Meloni viene incoronata da Trump tra sorrisi e gag. L’Italia è il miglior alleato degli Stati Uniti? “Se Meloni rimane premier” risponde Trump prima di chiudere la conferenza stampa, con Meloni che domani sarà ricambiata dalla visita di JD Vance, vicepresidente americano, a Roma.

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