Passato il momento dello shock, in Belgio è il momento della polemica politica sugli errori e le lacune che avrebbero permesso agli attentatori di colpire Bruxelles, uccidendo 32 persone. I leader di tre partiti fiamminghi della coalizione di governo hanno invocato una commissione d'inchiesta per chiarire eventuali responsabilità. E dal consiglio straordinario dei ministri della Giustizia e degli Affari interni arriva la proposta di una condivisione delle informazioni contro il terrorismo, a livello di forze di polizia e di sicurezza. Ricordando che si tratta di un fenomeno internazionale, e per questo occorre lavorare insieme.
A Bruxelles si piangono i morti degli attentati e si pensa a come potevano essere evitati. Al centro delle polemiche c'è la notizia secondo cui Ibrahim El Bakraoui, il kamikaze che si è fatto saltare in aria all'aeroporto di Zaventem, fosse stato espulso dalla Turchia lo scorso luglio verso il Belgio dove non è stato preso alcun provvedimento. In realtà, le autorità belghe hanno negato che il giovane fosse stato deportato nel loro Paese: dalle informazioni in loro possesso, risulterebbe essere stato espulso verso l'Olanda, che sta verificando la notizia. Ma le falle della sicurezza belga sono al centro di accuse politiche.
Sulla vicenda ruoterà una riunione ristretta dei ministri del governo, dedicata proprio all'espulsione dalla Turchia all'Olanda di Ibrahim al-Bakraoui e all'infruttuoso scambio di informazioni avvenuto la scorsa estate tra Ankara e il Belgio. «Il governo è pronto a fare piena luce, evitare zone d'ombra e lavorare con il Parlamento», ha assicurato il premier, Charles Michel. Ma intanto, in un clima politico molto teso, il ministro dell'Interno belga, Jan Jambon, ha presentato le sue dimissioni che sono state respinte dal premier, il quale ha sottolineato l'importanza di restare uniti in un momento così difficile.
Dopo il ministro dell'Interno Jambon, anche quello della Giustizia, Koen Geens, ha presentato le sue dimissioni e anche in questo caso sono state respinte da Michel. I ministri sono nell'occhio del ciclone per la gestione della sicurezza e della giustizia nel Paese duramente colpito dagli attentati. Il terremoto politico in Belgio è solo all'inizio. I capigruppo alla Camera e i rappresentanti dell'opposizione hanno chiesto l'istituzione di una commissione d'inchiesta per chiarire quello che poteva essere fatto e non è stato fatto per evitare gli attentati del 22 marzo. Ma i partiti della maggioranza sono divisi e in particolare sono contrari i liberali francofoni e i democristiani fiamminghi.
A far esplodere la polemica, evidenziando le falle della sicurezza belga e la mancata collaborazione internazionale nella lotta al terrorismo, era stato il presidente turco RecepTayyip Erdogan il quale aveva fatto sapere che le autorità di Ankara avevano arrestato la scorsa estate il jihadista kamikaze che venne espulso in Olanda. Secondo il presidente turco, non solo l'Olanda, ma anche il Belgio, furono avvisati del fatto che era un “foreign fighters”. «Uno dei terroristi (el-Bakraoui coinvolto nell'attentato all'aeroporto di Bruxelles, ndr) venne arrestato dalla nostra polizia a Gaziantep lo scorso giugno e rimpatriato in Olanda», ha rimarcato Erdogan; e il 14 luglio, ha aggiunto, fu inviata «un'informativa all'ambasciata belga e alle autorità olandesi».
Ma Koen Geens, il ministro della Giustizia, aveva fatto notare che el-Bakraoui era stato restituito ai Paesi Bassi, e non in Belgio. «Il governo è pronto a fare piena luce, evitare le zone d'ombra e lavorare con il Parlamento», ha detto il primo ministro belga, Charles Michel, facendo riferimento in particolare alla notizia secondo cui uno dei due kamikaze che si sono fatti saltare in aria all'aeroporto di Zaventem, a luglio era stato espulso dalla Turchia verso il Belgio, che non aveva preso provvedimenti.
Intanto il consiglio straordinario dei ministri della Giustizia e degli Affari interni convocato dopo gli attacchi, vuole verificare che le misure decise a livello europeo dopo gli attentati di Parigi di novembre «siano attuate» e per promuovere una Unione europea della difesa. Lo ha detto Ronald Plasterk, ministro della Giustizia dei Paesi Bassi, il cui governo detiene la presidenza di turno del Consiglio Ue. «Faremo di tutto per avere una condivisione delle informazioni» a livello di forze di polizia e di sicurezza, ha promesso. «Visto che il terrorismo è un fenomeno internazionale, dobbiamo lavorare insieme». Un auspicio condiviso dal ministro della Giustizia del Lussemburgo, Felix Braz. «A livello di intelligence dobbiamo lavorare di più, perché finora non si è fatto a sufficienza», ha detto arrivando al Consiglio per la riunione.