Eros. Attrazione. Ossessione. Nel film 'Black Swan', che apre Venezia. Storia di danza e amore saffico con la Portman, giovane star che prima di Hollywood ha sedotto Harvard

Grazie per l'onore, ma per favore non esagerate con mondanità, tappeti rossi e feste. Ha risposto così la Fox quando la direzione della Mostra del Cinema di Venezia ha fatto sapere che "Black Swan" avrebbe aperto il Festival, o almeno la sezione dei film in concorso. Contenti, sì, ma preoccupati che quel "work of art" diventasse solo uno specchietto per cocktail e paparazzi. In effetti il film ha tutti gli elementi per generare attesa. L'argomento: parla di un gruppo di ballerine che esprimono sensualità non solo con l'eleganza delle loro spaccate ma con l'intensità degli sguardi. Il regista: è Darren Aronofsky, che due anni fa, con "The Wrestler", ha conquistato il Leone d'Oro e segnato la resurrezione di Mickey Rourke.

Ma soprattutto ad attirare l'attenzione è lei: Natalie Portman, destinata a diventare la vera star del Festival, nel duplice ruolo di Odette e di Odile, del cigno bianco e di quello nero del "Lago dei cigni", deve esprimere grazia, innocenza, purezza ma anche seduzione, inganno e manipolazione. Quando pensa di aver conquistato la parte della protagonista del capolavoro di Ciaikovski, la Portman trova sulla sua strada un'altra ballerina, interpretata da Mila Kunis. Tra le due si scatena una dinamica fatta di gelosia, ossessione, rivalità, maldestri tentativi di amicizia. E di baci e scene erotiche che hanno già mandato in fibrillazione il cyberspazio. "Ci sono situazioni estreme", si limita a dire la Portman.

Singolare destino, quello di Natalie Portman. Una sex symbol del 21esimo secolo, una donna che seduce con la mente e con lo sguardo, non con il corpo, un'attrice che ha sempre fatto di tutto per non essere percepita come un oggetto sessuale e, che anzi sin da quando a quattro anni ha iniziato a fare balletto, al cinema non ci pensava proprio. Poi un giorno, a 10 anni, viene notata in una pizzeria di Long Island da uno scout di modelle. L'anno dopo è a Parigi a girare per Luc Besson "Leon", nella parte di un'orfana di una precocità conturbante. Un ruolo che non aveva niente a che fare con la sua vita di ragazzina timida e intellettuale, arrivata da poco a New York dopo essere cresciuta in Israele: Hollywood era un mondo che non le apparteneva. E poi, con quei lineamenti così delicati, con quel corpo minuto e un metro e sessanta di altezza, non aveva il "physique du role" per diventare una diva. Ma i suoi occhi intensi, e inquietanti che ricordano quelli di Audrey Hepburn colpirono Michael Mann. Poco dopo, il regista la volle a fianco di Robert De Niro in "Heat". Poi bussarono alla porta Woody Allen e Tim Burton, sinché George Lucas l'ha scelta come la sua regina Amidala delle "prequel" di "Guerre Stellari". A 17 anni era diventata una diva, ma Natalie Hershlag (Portman è il nome della nonna materna) se ne andò ad Harvard, dove si è laureata in psicologia. "Non mi importa se andare ad Harvard rovinerà la mia carriera", fece sapere, "meglio essere intelligente che diva".

Oggi, a 29 anni, ha dimostrato che una cosa non esclude l'altra. Può parlare con autorevolezza di microcredito nel Terzo Mondo ed essere il volto a pagamento di Dior, dibattere l'elusivo sforzo di raggiungere la pace nel Medioriente e sorridere ai fan che urlano il suo nome sui tappeti rossi. Con Finca (Foundation for International Community Assistance) poi, la fondazione presieduta dalla regina Rania di Giordania, si occupa di fornire microprestiti alle donne dei Paesi meno sviluppati. "Mi rendo conto che potrei passare come la parodia della correttezza politica, ma non possiamo vergognarci di fare del bene", spiega.
Dopo Harvard è dunque tornata al cinema, una terrorista molto sexy, nonostante la testa rasata in "V for Vendetta", Maria Bolena che compete per le attenzioni di re Enrico in "L'altra donna del re", una vedova di guerra in "Brothers".

Ma la sua interpretazione più intensa resta quella di "Closer", un gioco a quattro dove ha saputo tenere testa a Julia Roberts, Jude Law e Clive Owens, che quando lei indossa una parrucca bionda e gli offre in un night uno spogliarello lo seduce con gli occhi, appunto, prima che con le curve. E che cosa resta di "The Darjeeling Limited" di Wes Anderson? "Hotel Chevalier", il corto di dieci minuti che precede il film in cui la Portman incontra un vecchio amante in un albergo parigino e si spoglia per lui. Intelligente e sensuale, introversa e riservata, di Hollywood e contro Hollywood. Una ragazza divisa. Ed è per questo che quando Aronofsky l'ha chiamata lei non ha potuto dire di no. "Ho sempre desiderato fare un film sulla danza", dichiara l'attrice che per l'occasione è tornata ad allenarsi e, alla fine, è riuscita a fare quasi tutto da sola, senza controfigure. "È la forma di espressione artistica più emotiva e qui c'è anche un personaggio pieno di sorprese". E che le ha permesso di venire a patti con la sua dualità, di accettare che Natalie Portman è un cigno bianco, ma anche un po' nero.

LEGGI ANCHE

L'E COMMUNITY

Entra nella nostra community Whatsapp

L'edicola

Il rebus della Chiesa - Cosa c'è nel nuovo numero dell'Espresso