Senato, Grasso ferma la buffonata di Calderoli Cassati 85 milioni di emendamenti del leghista

Il presidente di palazzo Madama dichiara irricevibili le modifiche proposte dall'ex ministro del Carroccio e generate da un algoritmo. Immancabile scoppia la polemica che sembra però una comica

Fa fatica a restar serio, Roberto Calderoli. Sa bene che sono i suoi 85 milioni di emendamenti ad essere «abnormi». Però in aula, quando il presidente Grasso li cassa (o meglio, dichiara "irricevibili" i circa 75 milioni che Calderoli non aveva ritirato) , si alza e dice: «Ottantacinque milioni di emendamenti sono un numero abnorme? Può darsi ma secondo lei, presidente, non è abnorme un governo che si rifiuti di discutere con la sua stessa maggioranza?». Calderoli lamenta come il governo abbia ottenuto di superare il passaggio in commissione Affari costituzionali, portanto la riforma in aula senza relatore: «Non abbiamo nemmeno avuto il tempo di discutere gli emendamenti», dice Calderoli, «e lì non c'era ostruzionismo».

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Cosa che è in parte vera, ma certo una riforma costituzionale dovrebbe investire di meno il governo, che anzi - notano molti costituzionalisti, qui concordi con Calderoli, non simpatico alla categoria per via della celebre legge elettorale che porta la sua firma - dovrebbe tenersi lontano dal dibattito.



Renzi però dice che la riforma gli serve approvata (in questa ennesima lettura, che non è però la definitiva) prima della sessione di bilancio, prima della legge finanziaria: «Le riforme assicurano margini di flessibilità», dicono da palazzo Chigi. E dunque niente commissione, calendario d’aula fitto, rimandate anche le unioni civili, e - evento di giornata - cassati gli emendamenti di Calderoli. «Impiegheremmo 17 anni a leggerli tutti», si è lamentato Grasso. Come si può restare seri, quando Calderoli gli replica: «Io ho calcolato, grazie al mio algoritmo, che lei starebbe qui 161 anni, presidente, non 17, anche se vi si dedicasse 24 ore al giorno».



La scelta di Grasso si muove sull’interpretazione estensiva dei regolamenti, in realtà, che d’altronde non potevano prevedere l’avvento del software calderoliano. Molti chiedono ora di modificarli e anzi dicono (come Lucio Malan, di Forza Italia) che si poteva prima dedicare una settimana a modificare i regolamenti, e poi procedere. Ma pare ragionevole, la scelta di Grasso. Andrea Mazziotti, capogruppo di Scelta civica e presidente della commissione Affari Costituzionali della Camera, la spiega così: «In un recente dibattito avevo auspicato che il presidente Grasso li cestinasse tutti. Chi presenta un emendamento deve sapere cosa c'è scritto e non può produrli con un software e depositarli senza averli ne ideati, né letti». Di emendamenti comunque ne rimangono migliaia. «Sono rimasti 380mila emendamenti», dice Grasso, che nelle prossime ore su questi farà un’ulteriore scrematura, valutandone nel merito l'ammissibilità. Alla fine non saranno meno di 3 o 4mila. Ce ne è comunque per tutti i gusti.



E mentre Pippo Civati ironizza sulla vicenda nel tentativo di accendere il riflettore sui quesiti referendari che sta per depositare, le opposizioni per sottolineare la scarsa propensione al confronto della maggioranza hanno anche rinunciato a gran parte degli interventi, accorciando di molto i tempi di una seduta che si prefigurava infinita.

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Mercoledì - a questo punto - cominceranno le votazioni, e sarà verosimilmente rispettata la data di chiusura del dibattito fissata dalla capigruppo (che ha votato a maggioranza, ancora una volta) per il 13 ottobre. In attesa delle prossime trovate. Sapendo che Lega, Sel e 5 Stelle (ma anche Forza Italia, tornata battagliera) qualcosa si inventeranno, e che Calderoli - senza timore di cadere nella farsa - giura che ripresenterà, questa volta scrivendoli, i suoi emendamenti.

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