Sta diventando un tira e molla infinito, la candidatura a sindaco di Guido Bertolaso voluta da Silvio Berlusconi nel tentativo di riunire il centrodestra, già disturbato dalla candidatura di Alfio Marchini, che - almeno al momento - non può esser quella unitaria per un veto di Giorgia Meloni.
Prima sì, poi no, poi di nuovo sì ha detto l’ex capo della protezione civile neanche una settimana dopo aver dato a tutti i giornali la stessa versione: «Devo pensare a mia nipote malata. Non ci sono altre ragioni per cui mi sfilo, non inventatele», diceva prima di cambiare nuovamente idea.
Ma è ora la Lega nord a frenare per l'ennesima volta il candidato di Berlusconi, spingendo Giorgia Meloni a disertare un vertice a palazzo Grazioli: «Non capisco che gioco stia facendo Salvini», avrebbe detto ai suoi, «non fa altro che smontare candidati».
[[ge:rep-locali:espresso:285181346]]A legger le dichiarazioni il problema di Matteo Salvini sarebbero le posizioni giudicate troppo morbide di Bertolaso sui rom: «Le frasi sui rom vessati», dice il leader della Lega al Senato, «me le sarei aspettate più da Vendola che dal candidato del centrodestra». «E poi le parole su Rutelli, sul Pd», aggiunge Salvini, pensando a Bertolaso che ricorda con orgoglio che fu lui uno degli animatori del primo mandato di Rutelli sindaco: «La sua partenza non è stata il massimo per la Lega».
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In realtà, la posizione di Salvini sarebbe però la conseguenza di uno smottamento provocato dalla candidatura di Bertolaso nella versione romana della Lega, la lista Noi con Salvini. Ecco perché, ad esempio, il senatore Gian Marco Centinaio, proconsole di Salvini per le partite romane, commentando in diretta le parole di Salvini dallo studio de L’aria che tira, su La7, ha usato frasi di circostanza, parlando di una generica «valutazione in corso». Centinaio, in realtà, avrebbe visto letteralmente svuotarsi la lista di candidati per il comune che era già pronta, prima dell’arrivo di Bertolaso. Uno dietro l’altro, pur rincorsi per la città, i candidati negli ultimi giorni si sono sfilati. E così, la Lega oggi è tentata da Storace.
Sta dunque succedendo tra i salviniani, quanto già successo a Fratelli d’Italia, il partito di Giorgia Meloni, che ha perso parte dei dirigenti romani (21, firmatari di una lettera) migrati sulla candidatura di Francesco Storace, che ha incassato anche il sì di un pezzo di storia della destra capitolina come Assunta Almirante.
Per questo Storace - che chiede da tempo le primarie, a cui potrebbero sempre sfidarsi Marchini, Bertolaso e lo stesso Storace - gongola: «Prendo atto con grande soddisfazione che anche dal movimento di Salvini a Roma stanno arrivando adesioni alla nostra candidatura». E su Bertolaso, scommette: «Oggi è il 18 febbraio, che è il mese più corto. Per me non arriva a marzo».