Il vincitore del Premio Strega è il primo libro da portare nella valigia, o zainetto, durante le vacanze low cost che ci attendono. Da leggere seduti ben comodi, perché quello di Walter Siti è un libro scomodo, perfetto per i tempi di rapida decadenza e aggressiva rapacità sociale che sembrano attenderci. "Resistere non serve a niente" (Rizzoli) è lo slogan di quest'anno. Scrittore cinico, intelligente, coltissimo, capace di rapinose incursioni nel mondo contemporaneo, Siti ha confezionato un ritratto perfetto del delinquente-nostro-fratello, che non è lo "straniero", slavo o nord-africano, che attenta al nostro patrimonio personale, e neppure il borseggiatore napoletano in trasferta in luoghi di villeggiatura, bensì un finanziere d'assalto, il barbaro dei nostri giorni, consumatore di ricchezza, accumulatore privato, antisociale in ogni fibra della sua persona. Il cattivo come eroe (quasi positivo), così ce lo propone il professor Siti, ex insegnante in pensione, aggressore linguistico di prima grandezza. E con lui Gabriella zoccola d'oggi, perfetta olgettina della scuderia fatale dei prototipi umani saliti agli onori della cronaca dopo decenni di "Cronaca vera". Il porno come dimensione più autentica del nostro presente: la pornografia del denaro, del potere e l'incontenibile cattiveria umana.

A fare da antidoto al romanzo di Siti c'è un racconto lungo di Antonio Moresco , "La lucina" (Mondadori), uno dei libri migliori di questo scrittore del sottosuolo, autentica perla di sensibilità, bravura, dedizione alla scrittura, e immaginazione. Costruito per piccoli scarti, mediante una lingua secca, dura, essenziale, è un libro quasi religioso nella sua fede atea nella vita e soprattutto nella morte. La trama esilissima propone due persone, un uomo adulto e un bambino, a confronto. Giustamente la quarta di copertina evoca "Il piccolo principe" per l'atmosfera di mistero e per il tono da favola per adulti con il suo finale tragico, e tuttavia dolcissimo. Moresco è riuscito a concentrare nelle centosessantacinque pagine della sua poesia in prosa una lettura dell'umano che va al di là del disumano, che Siti ci presenta invece in modo crudo e diretto, e probabilmente compiaciuto. Lo scrittore mantovano mostra l'altra faccia della medaglia. Il suo è un racconto che si legge di un fiato. E se ne esce sconcertati, e insieme rassicurati: l'umanità che è in noi è un dono sia della vita sia della morte.

Un altro libro da portare con sé per scoprire una parte dimenticata del nostro Sud, ma anche per meditare sul nostro Paese, è quello di Franco Arminio , "Geometria commossa dell'Italia interna" (Bruno Mondadori). Composto di brevi prose è un viaggio tra l'Irpinia, le Puglie, la Lucania. Non il solito libro di viaggio, bensì una cartografia del mondo interiore di questo "paesologo" come s'autodefinisce, flâneur della desolazione, animato da un sentimento e da un'affezione incontenibile per i luoghi, così come Moresco lo è per l'umanità dei perdenti. Due libri francescani che invitano alla meditazione, alla riflessione, al cammino interiore, mentre ci mostrano lacerti illuminanti della nostra realtà quotidiana.

Il quarto libro da aggiungere a questi è quello di un poeta, Valerio Magrelli , che da qualche anno s'esprime attraverso bellissime opere in prosa: "Geologia di un padre" (Einaudi). Da una scatola colma di foglietti e appunti l'autore estrae quello che ha scritto del padre Giacinto, architetto e disegnatore, nel corso degli anni. Con questa storia della malattia del genitore e della sua scomparsa, Magrelli produce un discorso sulla paternità che fa riflettere per la sua intensità. Ogni capitolo è come un micro-romanzo, ma il volume contiene anche apologhi, ricordi, memorie. Tutto è così personale da diventare assolutamente universale, questo grazie allo stile pietroso dell'autore. Sulla copertina del volume un disegno del genitore: raffigura Polifemo che divora i compagni di Ulisse. Con questo romanzo Magrelli ha divorato e digerito il proprio padre, e al tempo stesso ne ha costruito il monumento imperituro.

Un altro libro sul padre è il bellissimo "Mi riconosci" di Andrea Bajani (Feltrinelli), che racconta il suo rapporto di figlio con un padre letterario, Antonio Tabucchi. Là dove Magrelli è petroso, secco, attento alla metrica implicita delle frasi, Bajani è invece morbido, suadente. Un libro di devozione verso una persona scomparsa, che è stata anche uno dei grandi scrittori degli ultimi trent'anni.

Da Feltrinelli sono usciti nella primavera scorsa due libri perfetti per questa estate, che vale la pena di portare con sé quali letture uniche, anche per la loro mole. "Il romanzo di Ferrara" di Giorgio Bassani raccoglie i racconti e i romanzi dedicati alla città emiliana; sono quasi 800 pagine tutte meravigliose. "I segreti di Milano" di Giovanni Testori comprende cinque libri dedicati alla metropoli lombarda. Opere-mondo di una realtà che appartiene alla nostra identità più profonda d'italiani. Letture fiume da gustare. A confronto con questi due mostri sacri delle nostre lettere, per sentire il salto temporale, ma anche la continuità nello scavo letterario, l'ossessivo e percussivo "Zero zero zero" (Feltrinelli) di Roberto Saviano , libro in bilico tra letteratura, inchiesta e diario personale. Opera claustrofobica, che al tempo stesso apre scorci improvvisi e vertiginosi sul nostro quotidiano. Romanzo dell'io e insieme cronaca minuziosa del presente, questo libro dialoga con quello di Siti, di cui è, anche letterariamente, il simmetrico opposto.

Infine due scrittirici con due libri di diversa caratura e delicatezza: Emmanuela Carbé con "Mio salmone domestico" (Laterza) ha dato vita a un racconto cadenzato per parole e immagini. Un salmone s'installa nella casa della autrice trentenne e ne diventa l'alter ego, Super Io e Es al tempo stesso. Libro struggente, comico, delicato. Antonella Anedda , poetessa di grande valore, racconta la sua isola in "Isolatria. Viaggio nell'arcipelago della Maddalena" (Laterza). «La prima lezione delle isole è che non puoi andare a piedi»: con questo esergo Anedda ci conduce via mare, ma anche via terra, in Sardegna e altrove. Un libro che è anche un diario scritto con stile essenziale ma caloroso, e una riflessione sull'appartenere a varie nature e luoghi, condizione oggi consueta a molti. Da ultimo, è un'ottima guida all'arcipelago: ma tutta la collana di Laterza, Contromano, è un cantiere aperto di guide della nostra Penisola.

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