Attualità
10 maggio, 2011

Sardegna, guerra tra nababbi

Il miliardario Usa Tom Barrack. L'architetto di Berlusconi. Il papà della velina Melissa Satta... In Costa Smeralda scoppia una battaglia tra chi vorrebbe cementificarla ancora di più e chi no. Con protagonisti eccellenti

Per le spiagge dorate della Sardegna più esclusiva è stato come un piccolo tsunami, inatteso e silenzioso ma che apre tante domande sul futuro. Bruno Mentasti si è dimesso dal consiglio di amministrazione del Consorzio Costa Smeralda. L'ex re delle acque minerali, oggi attivo nelle mediazioni di petrolio e gas con i russi di Gazprom e da sempre legatissimo a Silvio Berlusconi, ha detto addio, senza lasciare margini di trattativa e senza dare pubbliche spiegazioni sulla sua decisione.

Certo, anche il premier si fa vedere sempre di meno a Porto Rotondo e sogna di vendere Villa Certosa, luogo delle prime feste proibite e delle prove tecniche di bunga bunga, ma l'uscita di Mentasti, figlio del pioniere del turismo di lusso in queste spiagge, ha sorpreso molti osservatori. Un'altra grana di un aprile crudele per Tom Barrack, il patron del fondo Colony Capital che otto anni fa ha rilevato il gioiello sardo inventato da Karim Aga Khan. Tanto da fare apparire le spiaggette di Cala di Volpe sempre più strette per l'uomo da 30 miliardi di euro, che da Los Angeles compra e vende dovunque, e che possiede il Paris Saint Germain e la celebre residenza Neverland creata da Michael Jackson.

A Barrack la Costa Smeralda appare "povera": poche suite veramente da sogno, nessuna Spa che trasmetta un senso di unicità, insomma un lusso che non è più al passo con i capricci dell'ultima generazione di magnati, arabi o russi. Per questo aveva varato un piano destinato a far decollare alberghi e infrastrutture ben oltre le cinque stelle. Spesa prevista: un miliardo. A partire da 100 milioni dedicati a rendere ancora più esclusivi gli alberghi più famosi, come il Romazzino amato da sceicchi e goleador. A Renato Soru, che faceva della difesa integrale del litorale la sua bandiera di governatore, questi disegni di marmo e cemento non piacevano. Invece con il suo successore, il berlusconiano Ugo Cappellacci, gli accordi per lo sviluppo sono stati firmati in fretta. Ma le impalcature che hanno impacchettato il profilo bianco del Romazzino non sono andate giù ad altri opulenti vicini, gli industriali tessili svizzeri Schoeller, che si sono rivolti al Tar. E i giudici hanno bocciato il via libera di Cappellacci, contestando la possibilità di concedere deroghe ai piani paesaggistici. I cantieri che erano partiti a velocità record sono stati immediatamente bloccati.

Barrack non ha nascosto la sua ira, minacciando di fare i bagagli e abbandonare l'isola. Per lui, abituato a trovarsi al centro del potere - ha avuto persino un incarico di governo nell'ultima amministrazione del presidente Ronald Reagan - quelle italiane sembrano procedure bizantine. Ma lo sfogo, spiegano dal suo entourage, non indicherebbe la volontà reale di lasciare la Sardegna, quanto una richiesta di certezze per gli investimenti, dopo i pareri opposti di Regione e Tar.

Poi è arrivata la mossa di Mentasti, interpretata come un dissidio rispetto alla linea di mister Barrack. E tutto sembra annunciare una prossima resa dei conti a inizio luglio per il rinnovo del consiglio di amministrazione. Quattro anni fa si confrontarono la lista di Colony - socio di maggioranza - guidata dall'avvocato Renzo Persico e quella del fondatore, Karim Aga Khan. Il principe ismailita aveva fatto scendere in campo André Ardoin, un altro dei fondatori, e l'architetto Enzo Satta, noto come progettista dei primi insediamenti e come padre dell'ex velina Melissa. Satta rappresentava i proprietari delle case di Porto Cervo, ossia il 70 per cento degli immobili. Ma Barrack ebbe facile vittoria. E da allora gli sconfitti hanno creato un'associazione e un bollettino Web per aggiornare i proprietari sulla gestione, cercando così di mobilitarli in vista del rinnovo. E soprattutto criticando l'ultima stagione di opere: alla regia del comitato architettura - il braccio edilizio del Consorzio - c'è Giovanni Gamondi, un esperto di resort turistici ma anche quello che ha disegnato Villa Certosa e che è stato indicato come testimone dalla difesa del Cavaliere nel processo per il caso Ruby.

Tra cantieri frenati e dimissioni eccellenti, a complicare il quadro è intervenuta anche la Guardia di finanza, che si è presentata a chiedere documenti dopo la denuncia di Claudio Gatti, ex questore e capo del delicatissimo settore della vigilanza, contro Salvo Manca, ex dirigente locale della Cisl diventato direttore del Consorzio (vedi box). Ex poliziotto contro ex sindacalista, l'uomo che deve garantire la serenità dei villeggianti blasonati contro sequestratori e ladri contro quello che deve far funzionare la macchina dell'accoglienza. Un'altra grana da sbrogliare in fretta, perché l'estate sta arrivando e tutto deve apparire perfetto: agli ospiti bisogna offrire solo sorrisi, soprattutto quando pagano cifre da capogiro.

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