Un crollo di oltre la metà dei consensi rispetto alle politiche del 2018, un arretramento di alcuni punti percentuali persino rispetto alle regionali del 2014. E il sogno della prima regione "gialla" che svanisce ancora una volta. Le elezioni in Abruzzo hanno un chiaro vincitore, il centrodestra a trazione leghista, e degli altri altrettanto chiari sconfitti: il centrosinistra e il Movimento 5 Stelle.
Gli ultimi mesi di campagna elettorale in Abruzzo avevano visto l'impegno diretto di tutti i big pentastellati al fianco della candidata Sara Marcozzi, già candidata e sconfitta nel 2014. Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista e tanti altri avevano visitato l'Abruzzo rilasciando dichiarazioni infuocate e provando a lanciare la volata a Marcozzi. Niente da fare: i 5 Stelle rimangono terzo partito.
Il giorno dopo, a risultati ormai chiari e al momento della redazione di questo articolo, i big del Movimento 5 Stelle non hanno ancora proferito una parola sulla sconfitta abruzzese. Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista tacciono, la pagina ufficiale 5 Stelle parla di Salario minimo ed Enrico Montesano.
Ha invece parlato la candidata Sara Marcozzi che non accenna ad alcuna critica al proprio partito, la cui alleanza con la Lega a livello nazionale non sembra aver dato una mano in queste elezioni: «Non abbiamo nulla da rimproverarci. Ci è stata confermata la fiducia di 5 anni fa. Non è la sconfitta del M5s ma della democrazia. Noi abbiamo tenuto rispetto alle precedenti regionali, altri hanno fatto grandi ammucchiate come hanno potuto vedere gli abruzzesi».
Prova a gettare acqua sul fuoco anche il senatore Gianluigi Paragone, fedelissimo di Di Maio, che in un'intervista a Radio Campus arriva persino a prendersela velatamente con gli elettori: «Subito dopo le politiche non abbiamo vinto in Molise e in Friuli: il voto delle amministrative è marginale e si prendono in considerazione aspetti della quotidianità. E' un voto che riguarda soprattutto la sanità. Evidentemente gli abruzzesi sono soddisfatti della gestione del centrosinistra e di quella del centrodestra nel recente passato».
Ancora più esplicita nei confronti degli elettori è la senatrice Daniela Donno, che su Facebook chiarisce: «Breve riflessione personale: meglio non leggere un dato politico nel voto degli Abruzzesi, ma pensare che siamo popolo dissociato ed autolesionista».
Per trovare qualcuno che osa un'autocritica alla linea pentastellata e soprattutto all'alleanza di governo con la Lega di Matteo Salvini bisogna scavare un po'. Non fa giri di parole la senatrice 5 Stelle, spesso considerata una "dissidente", Elena Fattori: «Purtroppo tradire la propria identità non paga. Spero fortemente - dice all'Adnkronos - che ci sia uno scatto di orgoglio da parte del mondo 5 Stelle prima delle europee per non lasciare che abbiano la meglio le peggiori destre sovraniste. La sovranità che proponeva il Movimento era un approccio diverso».
Durissimo anche il deputato Giorgio Trizzino: «La Lega di Salvini, oggi forte del consenso imprenditoriale del nord e di vaste fasce di popolazione del centro e del sud e della propria struttura organizzativa, ha puntato scientificamente fin dal primo momento a indebolire ideologicamente e politicamente il movimento 5s, con il chiaro obiettivo di usarlo fino in fondo prima di gettarlo via».
Abruzzo08.02.2012
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