In vista delle imminenti elezioni politiche, Boris Johnson ha ribadito le posizioni fin qui espresse a proposito dei rapporti tra Gran Bretagna e Unione Europea. Il punto fondamentale, in linea con il pensiero sovranista, è che l’Unione Europea deve andarsene dalla Gran Bretagna, non viceversa, e dunque non si dovrà più dire Brexit, ma Uexit. In seguito a questo principio, di puro buon senso, di qui in poi Gb non è affatto tenuta a spiegare la rava e la fava (the turnip and the broad bean, a cura del traduttore automatico). Tocca chiaramente a Ue spiegare cosa diavolo intende fare per portare a compimento Uexit e levarsi finalmente di torno, assumendosi ogni onere legale, politico, economico del suo distacco da Gb.
Cenni storici. Secondo gli studi storico-geografici di Lord Matthew Forger, uno dei grandi ispiratori dell’antieuropeismo inglese, amico personale di Boris Johnson, l’estensione della Gran Bretagna è molto maggiore di quella dell’Europa. In un’accesa discussione presso il prestigioso Darts Club, l’esclusivo circolo delle freccette dove l’aristocrazia inglese si riunisce fino dai tempi dei Plantageneti, Lord Forger ha dimostrato la sua tesi rimisurando in chilometri quadrati l’Europa continentale, e in pollici quadrati le isole britanniche, che con questo sistema sono risultate molto più grandi. Forger sostiene anche che l’Europa si chiamava anticamente Piccola Bretagna per distinguerla da quella Grande. A chi gli ha fatto osservare che il nazionalismo, oltre a rendere bugiardi, rende anche cretini, Lord Forger ha risposto con il tradizionale humour inglese: «Adesso vengo lì e ti spacco la faccia».
Le condizioni. Nonostante l’ottimismo del premier, continuano a non essere chiare le condizioni post-Uexit. I cittadini europei, al loro sbarco all’aeroporto di Londra, dovranno raparsi a zero per le terapie antipidocchio, come sostiene l’ala dura dei conservatori, o per entrare sarà sufficiente dichiararsi anglicani e dimostrare di conoscere le prime tre squadre in classifica nella Premier League, come chiedono i moderati? E i cittadini britannici, scendendo in Europa, potranno portare il casco coloniale come bagaglio a mano riponendolo nelle apposite cappelliere, o dovranno tenerlo in testa per tutto il viaggio, cantando canzoni patriottiche?
Il visto. C’è accordo sul visto di ingresso in Inghilterra, che sarà di cinquantasei pagine e dovrà essere compilato al momento dello sbarco in presenza di un notaio che il visitatore straniero dovrà portarsi da casa per non gravare sulla spesa pubblica britannica. Il visitatore dovrà dichiarare il suo peso in libbre e dimostrare di saper compiere, davanti al doganiere, un passo lungo esattamente una yard, tenendo la sinistra. La tassa di soggiorno, allo scopo di risarcire la Gran Bretagna della spoliazione economica subita da parte dell’Ue, sarà di venti sterline al giorno. Cifra tutto sommato modesta considerando che a Londra ci puoi comprare, al massimo, un cartoccio di patatine fritte.
La City. Ovviamente, la City rimarrà porto franco per le operazioni finanziarie di tutto il pianeta. «A differenza delle persone, che puzzano moltissimo soprattutto se vengono dalle zone della Francia dove si produce formaggio, il denaro, come è noto, non puzza mai», ha spiegato un portavoce, che preferisce restare anonimo, della Gangsta Bank, una delle banche d’affari più in voga nella Londra che conta. Naturalmente, resteranno in vigore le severe norme di controllo di sempre: nel caso che i capitali in transito siano frutto di traffico di droga, vendita d’organi, tratta delle bianche, rapine in banca, vendita di bombe atomiche al mercato nero, basta indicare, nell’apposito cedolino, la casella corrispondente.
I laburisti. È molto faticoso essere al tempo stesso europeisti e contro l’Europa delle banche, come tenta di fare Jeremy Corbyn. Per spiegare meglio all’opinione pubblica come dovrebbe essere un’Europa virtuosa, solidale e di sinistra, Corbyn ha costruito nei ritagli di tempo un modellino di Europa in bottiglia, fatta con i fiammiferi, che non ha particolare utilità politica ma verrà esposta nelle vetrine di Harrod’s in occasione dello shopping natalizio, per la gioia dei bambini.