Cosa c'è di più semplice di una stretta di mano? Cosa c'è di più umano di una poesia? Forse nulla, visto che entrambi rappresentano due modi universali di esprimere i sentimenti e relazionarsi con il prossimo. Ma non in Iran, dove il regime teocratico al potere ha condannato a una lunga pena detentiva, accompagnata da una punizione consistente in 99 frustate, una coppia di poeti accusati dagli ayatollah di "propaganda contro lo Stato" e "insulto alla divinità", oltre che di aver stretto la mano in pubblico a persone del sesso opposto non facenti parte della loro famiglia.
Si tratta di Fatemeh Ekhtesari, di professione ostetrica, condannata a 9 anni di carcere, e del marito Mehdi Mousavi, un medico che insegna letteratura e poesia, la cui pena ammonta a 11 anni di detenzione. Erano già stai arrestati nel 2013, poco dopo l'insediamento del presidente Hassan Rouhani.
Il PEN American Center, un'organizzazione statunitense che promuove le arti e la libera espressione del pensiero, ha lanciato un appello all'ayatollah Khamenei per la cancellazione della sentenza, già firmato da molti poeti non solo americani ma di tutto il mondo.
Karin Deutsch Karlekar, che si occupa del Free Expression Program del Pen e dirige il Freedom of the Press Index che ogni anno rileva il grado di libertà della stampa nei vari paesi del mondo, commenta così l'accaduto: "La gente probabilmente pensava che con gli accordi sul nucleare ci sarebbe stata un'apertura da parte del regime. Ritengo invece che il sistema giudiziario iraniano stia cercando di arretrare, di far capire che questa apertura non ci sarà. Anzi, credo che questa sentenza molto dura serva a mandare un messaggio”.
Per gli Usa e per l'Europa, i colloqui di Vienna con l'Iran sul nucleare dei mesi scorsi hanno riaperto i canali politici, ma soprattutto economici, con il gigante asiatico.
L’Alto rappresentante della politica estera dell’Ue Federica Mogherini, in visita in Iran lo scorso luglio, ha parlato di formare "un’alleanza di civilizzazioni" tra Europa e Iran. Tuttavia, come ha fatto notare tra gli altri la celebre scrittrice iraniana Azar Nafisi, da anni lontana dal suo paese, aver negoziato sul nucleare senza chiedere all'Iran contropartite in termini di rispetto dei diritti umani rischia di rendere questa "alleanza di civilizzazioni" solo una formula di convenienza diplomatica.