La Cancelliera è l'unica a potere evitare la Grexit e mantenere l'unità dell'eurozona. Ma è bloccata dal suo fronte interno. Che per ovvie ragioni storiche non vuole assumere un ruolo di leadership in Europa e punta piuttosto a trasformare la Germania in una sorta di grande Svizzera

I rappresentanti dei Paesi membri dell'Eurozona hanno dato ad Alexis Tsipras tempo fino a venerdì per presentare delle proposte di riforme che permettano alla Grecia di rimanere nell'area euro fermando la decrescita economica. 

La cancelliera tedesca Angela Merkel ha però detto di volere convincere Tsipras a presentare una proposta già giovedì, di modo che lei possa a sua volta sottoporla al parlamento tedesco perché questo la approvi e autorizzi i negoziati. Ciò nonostante si è detta non essere “particolarmente ottimista” (Reuters).

Fino ad oggi, infatti, non ci sono le condizioni per aprire nuove trattative. Tsipras ha comunicato di non avere ancora un piano da sottoporre all'Unione europea e ai creditori, ma solo una richiesta di 7 miliardi per far fronte all'emergenza del suo Paese (New York Times).

Angela Merkel si trova così tra due fuochi. Da una parte la pressione interna che sta ricevendo dalla Bundesbank e dal Ministro delle finanze Wolfgang Schaeuble, che spingono per la Grexit. Dall'altra la necessità politica di salvare l'unità politica della Ue mantenendo la Grecia all'interno dell'area euro, che altrimenti rischierebbe di finire sotto la sfera d'influenza russa. La sua più grande difficoltà è evidenziata dal fatto che gli interessi della sua economia nazionale sono contrastanti con quelli della maggior parte del resto degli Stati comunitari. Preservare la stabilità in Germania significa oggi aumentare l'instabilità nel resto d’Europa, a cominciare dalla periferia mediterranea. La crisi greca mostra come propugnando una ricetta economica e monetaria unica per contesti radicalmente diversi l’Eurozona rischi di implodere sotto i colpi dell’austerità (Limes).

La crisi greca conferma la centralità politica ed economica della Germania all'interno del vecchio continente, ma anche la sua incapacità di assumere un ruolo di leadership europea. I leader tedeschi, infatti, mostrano di non essere in grado ma soprattutto di non voler dirimere la più profonda crisi dell'Europa degli ultimi decenni. In essi permane la convinzione che la faccenda greca sia un problema di Atene e che siano i greci a dover trovare una soluzione adeguata ai parametri fissati da Bruxelles. In caso contrario la stragrande maggioranza della classe dirigente tedesca preferisce che che la Grecia vada per la propria strada.

In questi giorni tutti gli Stati europei stanno chiedendo ad Angela Merkel di assumere un ruolo di guida nelle trattative con Atene. Particolarmente convinto che questa sia la direzione da intraprendere è il francese Francoise Hollande che non ha le forze per porsi come protagonista nelle trattative. La Cancelliera tedesca, pur consapevole di rappresentare il paese più forte, deve però rispondere al suo fronte interno, che non vuole una Germania egemonica a livello continentale se ciò significa mettere in dubbio alcuni privilegi economici.

Molti in Germania ambiscono a trasformarsi in una Grande Svizzera, con i ponti levatoi alzati fisicamente e mentalmente. Si sentono protetti dalle alte mura della propria fortezza che esporta deflazione e importa liquidità grazie alla potenza commerciale (Limes).

A differenza di quanto dicono i populisti di tutta Europa, la Germania non ambisce ad essere una potenza egemonica in Europa. Per ovvie ragioni storiche i tedeschi hanno il terrore di essere visti come uno Stato guida e non vogliono prendersi più responsabilità degli altri. Per questo ogni volta che la Merkel assume un ruolo di protagonista attivo nella gestione della crisi greca viene richiamata all'ordine tanto dalla leadership tedesca quanto dalla stampa e dall'opinione pubblica, che non esita a paragonarla ai dittatori del passato (Die Welt). Uno dei problemi più paradossali dell'Unione Europea è che il Paese più forte è quello meno disponibile a usare il suo potere. Anche per salvare la Grecia e quindi tutta l'Eurozona.