La stragrande maggioranza dei cittadini nativi americani che si recheranno ai seggi darà il proprio voto a Hillary Clinton nonostante avrebbe preferito Bernie Sanders, che voleva dare la possibilità agli indigeni di chiedere ?il risarcimento per gli espropri delle loro terre, ricche di gas e petrolio, subiti da parte dei “bianchi”

Gli sforzi genuini del presidente ?uscente Obama per porre rimedio all’emarginazione dei Nativi Americani, nonostante il boicottaggio del Congresso e del Senato a maggioranza repubblicana, hanno dato finora i loro frutti. Da quando nel 1950, con ingiustificabile ritardo, hanno ottenuto il diritto di voto, gli Indiani d’America potrebbero con le elezioni di martedì contare sul numero più alto mai visto finora di loro rappresentanti a livello nazionale e locale: sono infatti otto di loro a correre per il rinnovo dell’Assemblea federale e novantaquattro per quelle statali.

In grande maggioranza fanno parte del ticket democratico. Nel 2008, quando il partito democratico candidò il primo presidente di colore degli Usa, la tribù Navajo votò compatta il rivale John McCain. Ora, pur essendo da sempre tra gli esponenti di punta del Gop, ha chiesto ai suoi sostenitori di votare per Hillary Clinton, che ha realizzato numerosi spot elettorali televisivi in lingua Navajo.

I Nativi Americani sono cinque milioni in tutto e rappresentano l’1,7 per cento dell’intera popolazione statunitense, una percentuale esigua in generale ma non così bassa in termini di elettorato, considerata la storica scarsa affluenza alle urne. Va inoltre considerato che ?la loro eventuale presenza nei parlamenti di numerosi Stati, potrebbe risultare significativa per il rafforzamento della politica dei Democratici anche su scala nazionale.

Questa volta è certo che la stragrande maggioranza dei cittadini nativi americani che si recheranno ai seggi darà il proprio voto a Hillary Clinton nonostante avrebbe preferito Bernie Sanders, che voleva dare la possibilità agli indigeni di chiedere ?il risarcimento per gli espropri delle loro terre, ricche di gas e petrolio, subiti da parte dei “bianchi”. Hillary comunque per loro è sempre meglio di Donald Trump che li ha più volte disprezzati pubblicamente non solo per razzismo, ma anche per business. «Se facessi un test del Dna, risulterebbe che ho più sangue indigeno io della maggior parte di coloro che si spacciano per Nativi americani», disse nel 1993 durante una trasmissione radiofonica in cui spiegava cosa avrebbe escogitato per accaparrarsi nuove sale per il gioco d’azzardo a discapito dei “pellerossa”.

La maggioranza dei nativi, concentrati soprattutto in Alaska, New Mexico, Arizona ?e Oklahoma, a differenza di Trump, versa in condizioni economiche disastrose, anche per l’enorme tasso di disoccupazione. Minatori, donne delle pulizie, commercianti di paccottiglia quando va bene, i nativi sono intrappolati in un circolo vizioso: la povertà provoca un tasso altissimo di suicidi, alcolismo e malattie mentali e li costringe a una alimentazione spazzatura che a sua volta genera malattie facilmente curabili se solo questi sfortunati uomini e donne delle praterie potessero permettersi le cure mediche che fino all’entrata in vigore dell’Obamacare erano inaccessibili.

?La povertà costringe inoltre molti nativi ?a non votare perché non possono permettersi di spendere i 10 dollari richiesti per rinnovare la carta d’identità secondo le nuove leggi entrate in vigore in molti Stati. Ora le cose vanno un po’ meglio, soprattutto a livello psicologico, grazie alla sensibilità del presidente Obama e della First Lady Michelle ?che si è spesa molto per loro, consci ?che la popolazione nativa è in costante crescita.

L’età media è di 26 anni rispetto a quella nazionale attestata attorno ai 37 e il 32 per cento ha meno di diciotto anni. Hillary ha capito che conquistare il loro voto può essere importante affinché il Partito democratico torni in maggioranza al Congresso nazionale e nelle istituzioni della Confederazione.

Ad aiutare la candidata presidenziale c’è la senatrice Elisabeth Warren, beniamina dei giovani democratici, figlia di operai dell’Oklahoma con sangue cherokee. Trump durante i comizi la chiamava Pocahontas. Difficile però che Trump ignori che è lui il figlio di immigrati mentre la squaw l’unica vera americana come tutti i suoi discendenti.

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