Lo studio Mossack Fonseca ha lavorato per tre ex ministri nigeriani del petrolio, che hanno usato le società offshore per comprare imbarcazioni e ville a Londra. Secondo Oxfam, il 12 per cento del Pil del Paese viene perduto in flussi finanziari illeciti

Nel settembre 2015, la cantante Beyoncè era a bordo di uno yacht. Sorseggiava un bicchiere di vino frizzante, con le gambe avvolte in una mantellina a strisce color terra, mentre passava davanti ai Faraglioni di Capri. Suo marito, il cantante Jay Z, aveva pagato 900 mila dollari per navigare una settimana nel Mediterraneo a bordo del Galactica Star, una nave da crociera di 65 metri con eliporto, 10 aree di ristorazione, solario e vasche Jacuzzi. Il proprietario di quell'imbarcazione, sconosciuto alla celebre coppia, stava ormai per diventare un ricercato.

Lo yacht, posseduto attraverso una società-schermo creata da Mossack Fonseca, lo studio legale al centro dello scandalo dei Panama Papers, è finito nella rete di una grande inchiesta giudiziaria in Nigeria. Le autorità affermano che quella nave da crociera sia stata comprata con profitti delle vendite di greggio dirottati all'estero e sottratti così allo Stato nigeriano.

Il proprietario del Galactica Star, Kolawole Aluko, ricchissimo imprenditore del petrolio e dell'aviazione, è uno dei quattro accusati di aver frodato alla Nigeria quasi un miliardo e 800 milioni di dollari, dovuti al governo per importanti vendite di petrolio. In un'altra indagine, le autorità nigeriane stanno anche cercando di accertare se Aluko abbia aiutato a portare fuori dal paese milioni di dollari di presunte tangenti destinate all'ex ministro nigeriano del petrolio, la signora Diezani Alison-Madueke.

Aluko fa parte di una costellazione di personaggi nigeriani - manager petroliferi, governatori, ministri, militari di alto rango e capi tribali - che compaiono nei Panama papers. I documenti mostrano che Mossack Fonseca, lo studio legale con base a Panama e uffici sparsi nel mondo, ha lavorato per tre ex ministri nigeriani del petrolio, che hanno usato le società offshore per comprare imbarcazioni e ville a Londra.

Jamie Foxx e Kola Aluko


La presenza di tanti nigeriani nei Panama papers potrebbe non essere solo una coincidenza. Secondo le ricerche delle organizzazioni anti-corruzione, la Nigeria è la nazione che perde più denaro dalle attività illecite, comprese tangenti e frodi fiscali aziendali, di qualsiasi altro paese africano. Secondo Oxfam, qualcosa come il 12 per cento del prodotto interno lordo della Nigeria viene perduto ogni anno in flussi finanziari illeciti.

«Il nostro studio, come molti altri, provvede in tutto il mondo ai servizi di registrazione per i nostri clienti professionali, che sono intermediari finanziari, per esempio banche, avvocati, trust», ha dichiarato Mossack Fonseca al consorzio Icij. «Come agenti registrati, ci limitiamo a favorire la creazione di società. E prima di accettare di lavorare in qualsiasi modo con un cliente, svolgiamo un'attività di verifica completa, che è sempre conforme e spesso è superiore alle regole e agli standard legali che limitano noi e gli altri studi». Mossack Fonseca ha rifiutato di rispondere a domande specifiche e ha aggiunto: «Noi rispettiamo sia la lettera che lo spirito della legge e, proprio per questo, in quasi quarant'anni di attività non siamo mai stati accusati di alcuna condotta illecita».

IL PLAY BOY DELLA NIGERIA
Nell'ottobre 2015 la polizia di Londra ha interrogato Alison-Madueke, ministro del petrolio della Nigeria dal 2010 al 2015, per un'inchiesta su presunte corruzioni e riciclaggio. Il suo avvocato precisa che l'ex ministro, laureata in architettura nel 1992 alla Howard University di Washington, è a Londra per un ciclo di cure contro un tumore.

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Articoli di stampa hanno descritto Aluko come un alleato-chiave di Alison-Madueke, un rapporto che entrambi avevano in precedenza negato. L'imprenditore è salito alla ribalta attorno al 2011, quando il governo nigeriano ha aggiudicato consistenti risorse petrolifere a due società da lui fondate o possedute. Una delle sue compagnie, Atlantic Energy, è stata creata il giorno prima di firmare gli accordi per acquistare licenze petrolifere multi-milionarie.

Aluko fa parte di una cerchia di imprenditori petroliferi spesso chiacchierati sui media nigeriani. Il suo stile di vita gli ha fatto guadagnare la fama di playboy della Nigeria. Ha comprato un appartamento a Manhattan per 8,6 milioni di dollari e ne ha spesi più di 70, secondo il New York Times, per acquistare quattro case a Santa Barbara e a Beverly Hills.

Nel maggio scorso le autorità nigeriane hanno ottenuto il sequestro giudiziario di beni collegati ad Aluko, a due società da lui dirette e a un suo socio d'affari. Il provvedimento dell'Alta Corte di Lagos elenca, oltre allo yacht di Aluko, altre proprietà a Londra, quattro ville in California, due attici a Manhattan, uno a Dubai, 132 fra case e appartamenti in Nigeria, terreni in Canada e Svizzera. La Corte ha inoltre congelato più di 67 milioni di dollari in quattro conti bancari tra Londra e Svizzera, un assortimento di orologi, una collezione di 58 auto e tre aerei.

Attraverso un portavoce, Aluko ha dichiarato al consorzio Icij: «Non sono mai stato processato e condannato in nessuno Stato. Sono consapevole che in Gran Bretagna è stata avviata un'indagine penale. Tuttavia, fino ad oggi, non ho notizia di alcun provvedimento legale contro di me». Aluko ha poi definito «fuorviate» le illazioni sui contratti petroliferi in Nigeria. «Come privato cittadino, organizzo i miei affari e i miei interessi familiari in modo da massimizzare la convenienza e l'efficienza operativa e gestionale. Le mie società rispettano le leggi e i regolamenti nelle nazioni interessate e, nella misura in cui ci sono imposte da versare, pagano le tasse nei paesi in cui devono essere pagate».

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In Nigeria le accuse contro Aluko per la presunta frode petrolifera sono state bloccate in giugno, per effetto, secondo la stampa, dell'incapacità delle autorità di localizzare la sua residenza svizzera dove eseguire le notifiche legali.

Secondo informazioni pubblicate in Nigeria e Gran Bretagna, Aluko è tuttora al centro di un'indagine dell'Fbi statunitense, della Nca britannica e della Procura federale svizzera per il suo ruolo in società e in transazioni utilizzate, secondo l'accusa, per occultare il trasferimento di beni dell'ex ministro Alison-Madueke fuori dalla Nigeria. La procura federale svizzera ha confermato di aver ricevuto da Londra una rogatoria giudiziaria su Aluko. Le autorità americane e britanniche non hanno confermato né smentito l'esistenza dell'inchiesta.

I registri interni di Mossack Fonseca mostrano che Aluko ha posseduto quattro società offshore alle British Virgin Islands, uno dei paradisi fiscali più frequentati del mondo. E' stato anche direttore di un'altra società, alle Seychelles, chiamata Fragola Ltd. Nel maggio 2013 Aluko ha pagato 11 milioni e 50 mila dollari per comprare Almanty United Investors Limited, una società delle Isole Vergini Britanniche intestataria di proprietà a Dubai.

Una delle società di Aluko, Earnshaw Associates Limited, è stata amministrata, sulla carta, da una successione di tre studi professionali con basi nell'isola caraibica di Nevis, in Svizzera e alle British Virgin Islands, piazze finanziarie apprezzate per la loro riservatezza.

Nel marzo 2014 Earnshaw Associates ha registrato a Malta un aereo privato Bombardier Global Express, come risulta dai documenti inviati tramite Mossack Fonseca. Il jet da 18 posti è dello stesso modello dell'aereo che secondo la stampa nigeriana veniva utilizzato da Alison-Madueke mentre era in carica come ministro.

TRA NAOMI CAMPBELL E DI CAPRIO
Al culmine della sua fortuna Aluko, magnate del petrolio e proprietario di yacht di lusso, era un giramondo che abbelliva regolarmente con il suo faccione le pagine Instagram delle celebrità e le riviste di intrattenimento.

Nell'ottobre 2013, quando è stato paparazzato a Parigi, la stampa nigeriana ha strillato che incontrava la supermodella Naomi Campbell. Lo stesso anno, Aluko ha lanciato un fondo per lo sviluppo di infrastrutture da 500 milioni di dollari in compagnia dell'attore di Hollywood Jamie Foxx e ha partecipato per il 39esimo compleanno di Leonardo Di Caprio a New York. L'estate successiva è stato fotografato insieme al rapper P Diddy ad Ibiza, in Spagna. La stella della musica ha twittato una sua foto accanto a un sorridente Aluko con la didascalia: "Nigeria ti amo".

Nello stesso periodo, nel suo paese si agitavano voci malevole. Aluko veniva regolarmente citato dai media nigeriani come uno degli "uomini del ministro", una presunta cricca di petrolieri nigeriani che si erano assicurati una serie di licenze petrolifere dall'ufficio di Alison-Madueke con sorprendente facilità. Nel 2011 e 2012 la società Atlantic Energy di Aluko, che vantava «forti relazioni con il governo», si è aggiudicata otto licenze per lo sfruttamento del greggio nel delta occidentale del Niger. Tra il 2012 e il 2013 Atlantic ha esportato petrolio per decine di milioni di dollari in Italia, Stati Uniti, Germania, Olanda e altri paesi, secondo i documenti visionati dl consorzio Icij.

Nel settembre 2014, tuttavia, i media nigeriani hanno pubblicato l'indiscrezione che Aluko e i suoi sodali fossero caduti in disgrazia con Alison-Madueke. Prima della fine di quel mese, la società Atlantic è fallita, lasciando un debito verso la Nigeria di un miliardo e 300 milioni di dollari in contanti o in obbligazioni. Il governo nigeriano e le banche creditrici hanno inviato richieste confidenziali a potenziali investitori-salvatori, nella speranza che potessero intervenire con 700 milioni di dollari e coprire il buco aperto dalla bancarotta di Atlantic.

I RAPPORTI CON MOSSACK FONSECA
Mossack Fonseca ha continuato a restare al servizio di Aluko anche in questo periodo. Solo nel giugno 2015 lo studio di Panama ha effettuato una verifica più approfondita su Aluko. Dopo aver ricevuto dall'agenzia d'indagine finanziaria delle British Virgin Islands una richiesta di produrre documenti sulla società offshore Earnshaw Associates. Mossack Fonseca ha risposto alle autorità che «noi non abbiamo informazioni su alcun conto bancario o alcun bene posseduto» dalla società Earnshaw. Eppure proprio lo studio di Panama aveva firmato i documenti, oltre un anno prima, per aiutare la società di Aluko a registrare il jet privato.

Nell'agosto 2015 un dipendente di Mossack Fonseca si è preoccupato che lo studio non avesse nessuna documentazione personale e nessun contatto diretto con Aluko, una circostanza che avrebbe potuto rappresentare una potenziale violazione delle regole per gli intermediari di offshore, tenuti a conservare queste informazioni per almeno cinque anni. Quindi ha chiesto l'aiuto del gestore del patrimonio di Aluko in Svizzera, Johnny Ebo Quaicoe, e gli ha mandato quattro articoli di siti Internet. «Sono stupefatto che Mossack Fonseca stampi articoli scandalistici», gli ha scritto Quaicoe da Ginevra. «Se il signor Aluko fosse veramente ricercato», ha aggiunto il finanziere elvetico, «non sarebbe difficile trovarlo, perché è ufficialmente residente in Svizzera».

Messe da parte queste preoccupazioni, Quaicoe ha invece chiesto a Mossack Fonseca di assisterlo per ottenere un «grande» finanziamento di 30 milioni di dollari con la banca Havilland del Lussemburgo. Le garanzie per il prestito includevano il Galactica Star, lo yacht che Beyoncé e Jay Z avevano noleggiato per la loro crociera nel Mediterraneo.

Mossack Fonseca ha accettato di gestire la pratica di finanziamento. Nel settembre 2015 altre notizie di stampa hanno ipotizzato che Aluko stesse cercando di «sfuggire alla legge per diversi affari petroliferi controversi e fraudolenti». Quindi i dipendenti di Mossack Fonseca che seguivano il prestito hanno chiesto ai colleghi la conferma di poter «procedere senza essere visti come favoreggiatori di attività di riciclaggio e corruzione».

Solo nell'ottobre 2015 Mossack Fonseca ne ha avuto abbastanza. O quasi. In quel periodo lo studio ha tagliato gli ultimi legami con tre delle quattro società di Aluko, che erano rimaste inattive dal 2014, e ha preparato una memoria per le autorità delle British Virgin Islands, sottolineando le preoccupazioni di Mossack Fonseca sulle attività di Aluko. Prima di spedire la memoria, però, Mossack Fonseca ha completato la certificazione del finanziamento da 30 milioni per la società Ernshaw di Aluko. Un dipendente ha giustificato la decisione di far passare la pratica osservando che lo studio stava lavorando già da mesi su quel prestito.

I LEGAMI CON IL MINISTRO
Mentre Aluko otteneva il finanziamento, il clima attorno a Madison-Alueke e ai suoi amici diventava sempre più caldo. Nell'ottobre 2015 un piccolo gruppo di familiari di Alison-Madueke ha dovuto comparire in tribunale a Londra con l'accusa di corruzione, mentre la polizia ha sequestrato alcuni beni del ministro, compresi 39 mila dollari in contanti. Le autorità nigeriane hanno poi continuato ad arrestare e accusare altri presunti sodali di Alison-Madueke. Il consorzio Icij ha cercato di contattare l'ex ministro per avere un commento, ma non è stato possibile raggiungerla.

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Nel maggio 2016 la Corte Suprema di Lagos ha accolto la richiesta del nuovo governo nigeriano di sequestrare i patrimoni collegati ad Aluko e ad altre tre persone. I quattro hanno debiti con la Nigeria per un miliardo e 760 milioni di dollari per quote non pagate delle vendite di greggio, secondo gli atti giudiziari, e sono accusati di aver dirottato grosse somme su conti offshore. Il governo ha osservato che l'entità dell'ammanco «è pari alla somma dei bilanci annuali di quattro stati nigeriani, che con quei soldi avrebbero potuto mantenere 13 milioni di persone». La Nigeria ha sofferto «immense perdite e danni» per il fallimento di Aluko e degli altri tre accusati.

La Corte, in particolare, ha sequestrato entrambi i beni usati da Aluko per ottenere il finanziamento da 30 milioni della fine del 2015: lo yacht di lusso e un appartamento a Manhattan, nel grattacielo della 57esima strada noto come «il palazzo dei miliardari».

Nello sforzo di evitare che potessero vendere i loro beni prima del sequestro giudiziario, il governo ha argomentato che Aluko e gli altri tre accusati «potrebbero utilizzare società-fantasma» per dissipare o trasferire i loro beni fuori dal controllo delle autorità nigeriane. Il governo ha preso di mira in particolare la vendita di una gigantesca villa di Aluko a Beverly Hills, nell'aprile 2016; una cessione vista come un segno di «disperazione» e una riconferma del suo desiderio di evitare «il lungo braccio della legge».

In luglio, la Commissione nigeriana per i reati economici e finanziari ha presentato le accuse in tribunale contro diversi personaggi nigeriani con presunti legami con l'ex minisro Alison-Madueke. Ma con un cambiamento dell'ultimo minuto, il nome di Aluko è stato cancellato dall'atto d'accusa, dopo che il procuratore aveva dovuto ammettere che le autorità nigeriane non erano riuscite a raggiungerlo per le dovute notifiche. Al contrario di quanto affermava il suo gestore patrimoniale in Svizzera, trovare Aluko resta difficile.

A cura di Paolo Biondani e Leo Sisti