Prosegue la cronaca per immagini del conflitto. Visto da una giornalista ucraina e da un artista russo

K. è stanca, irrequieta. Mette a nudo un’atroce verità: «Tante persone sono impazzite a causa della guerra. L’odio per i russi si è trasformato in odio per noi stessi». D. è lacerato: «Spero che l’esercito russo perda la guerra. Ma non voglio che quei soldati muoiano».

 

DIARI DI GUERRA

La prima parte della graphic novel
La seconda parte della grapich novel
La terza parte è in coda a questa pagina

 

“Diaries of war” dell’artista Nora Krug, graphic novel sulla guerra in corso, che L’Espresso sta pubblicando in esclusiva per l’Italia, arriva alla nona settimana. E il diario della quotidiana resistenza al conflitto - scandito dalle parole di una giornalista ucraina, K., e di un artista russo, D. - non perde drammaticità. Anzi, il confronto a distanza registra ora tutta la fatica accumulata: i combattimenti che non cessano, le famiglie lontane, la rabbia incontenibile, la morte sempre più diffusa e la fame di libertà, di informazione, di pace. «La mia testa è piena di pensieri contrastanti», ammette D., mentre San Pietroburgo si prepara ai festeggiamenti del 9 maggio. E l’insensatezza di tutto deflagra.

 

Anche la trasposizione delle loro storie, in questo work in progress sempre più apprezzato dai lettori internazionali, è diventata una solida testimonianza. Ma come vive Nora Krug queste settimane? Quali limiti avverte, o deliberatamente si pone, nel suo racconto?

Esclusiva
Diari di guerra, la grapich novel di Nora Krug
22/4/2022

«È la stessa domanda che qualche giorno fa mi ha rivolto K.», confessa l’illustratrice a L’Espresso: “Qual è la tua esperienza come artista e intervistatrice? Cosa pensi della situazione attuale della guerra? E non sei stanca di disegnare le nostre storie?”, mi ha scritto. Io mi sento profondamente colpita dalla guerra. Le ho risposto: “Non sono stanca dell’ “argomento”, di cui leggo e sento parlare ogni giorno (principalmente dal New York Times e da Bbc), e neppure del mio collegamento con te. Tu hai avvicinato molto la guerra a me, e come artista a questo punto mi sento profondamente impegnata nel progetto e con la tua voce”. A volte sono così emotivamente colpita dalle storie che mi scrive – soprattutto quelle coinvolgono i più piccoli, come la vicenda di un ragazzo la cui madre è morta di fame a Mariupol – che piango di fronte a quelle immagini. Invece, devo ovviamente guardare in faccia tutte queste situazioni, perché ho bisogno di sapere come disegnarle e cosa sta veramente succedendo. Sento che tutti noi, persone non direttamente coinvolte nella guerra, abbiamo la responsabilità di affrontare queste scene». Krug lo fa con la matita. «Il disegno aiuta, è una specie di sfogo delle mie emozioni. Vedo il disegnare sia come una forma di ricerca che di empatia, perché avvicina emotivamente alle persone di cui mi sto occupando.

Esclusivo
Diari di guerra, la seconda parte della graphic novel
2/5/2022

La sfida è stata mostrare situazioni drammatiche evitando i cliché o di aggiungere pathos: volevo far vedere la tragedia, ma senza sentimentalismi. E questo è il motivo per cui non sto mostrando i loro volti: perché sarebbe inappropriato immaginare che aspetto ha K., ad esempio, quando è triste o arrabbiata. È la voce che guida le storie. E voglio che le immagini facciano un passo indietro». I proventi della graphic novel andranno in beneficenza per l’Ucraina.