In Pakistan vince il partito escluso dalle elezioni ma non può formare il governo. Bolsonaro sotto inchiesta per tentato golpe. In Congo in manifestanti vogliono cacciare gli occidentali. Ad Haiti le proteste stanno paralizzando il Paese

Russia, è morto Alexei Navalny
Alexei Navalny è morto. Ne ha dato la notizia il servizio penitenziario federale russo. Le indagini sulle cause della morte sono ancora in corso. La conferma arriva anche, secondo l'agenzia di stampa russa Tass, dal portavoce del Cremlino Dimitry Peskov. Navalny sarebbe morto venerdì dopo aver perso conoscenza, nel carcere di massima sicurezza in cui era stato trasferito lo scorso dicembre, dove stava scontando una pena di oltre trent'anni. Il principale oppositore del presidente russo Vladimir Putin era apparso in video per l'ultima volta all'inizio del 2024. Aveva 47 anni

 

Finlandia, destra al governo
«Mi sento calmo, umile, ma ovviamente sono estremamente felice e grato che i finlandesi abbiano votato in così gran numero e che io possa ricoprire la carica di presidente della Repubblica della Finlandia». Così Alexander Stubb, ex primo ministro, conservatore, europeista, ha commentato la vittoria al ballottaggio che decreta la fine delle elezioni presidenziali, segnate dalle tensioni con la Russia. Contro il suo rivale Pekka Haavisto. Sono le prime elezioni da quando la Finlandia ha messo fine a tre decenni di non allineamento militare dopo l’invasione dell’Ucraina, aderendo alla Nato lo scorso anno. 

 

Ungheria, si dimettono tutti
«Ho emesso un provvedimento di grazia che ha causato sconcerto. Ho commesso un errore». Con queste parole la presidente ungherese Katalin Novák, sabato 10 febbraio, ha interrotto il suo viaggio in Qatar ed è tornata a Budapest, per dare le dimissioni, dopo le proteste che hanno animato la capitale ungherese in seguito alla sua decisione di graziare un uomo implicato in uno scandalo di abusi sessuali. Novak è un’alleata del primo ministro Viktor Orbán.

 

Congo,  contro l’occidente
Da decenni l’Ovest della Repubblica Democratica del Congo è teatro di un conflitto che ha causato migliaia di vittime e milioni di sfollati. La guerra si combatte tra i gruppi ribelli e l’esercito del governo, supportato dall’Occidente. Che, secondo i manifestanti che hanno riempito le strade della capitale Kinshasa, non fa abbastanza per portare la pace nel Paese: «Gli occidentali sono dietro il saccheggio del nostro Paese, quindi devono lasciarlo». I video sui social mostrano le bandiere di Belgio, Francia e Ue rimosse e i veicoli delle Nazioni Unite distrutti.

 

 

Haiti,  proteste violente paralizzano il Paese
Secondo l’accordo concluso dopo l’assassinio del presidente Jovenel Moise, l’attuale primo ministro di Haiti Ariel Henry avrebbe dovuto indire le elezioni, per poi cedere il potere, il 7 febbraio 2024. Per chiedere il rispetto dell’accordo le proteste paralizzano il Paese. Nella capitale ci sono stati violenti scontri: secondo il sindacato di polizia, cinque agenti della Brigata di sorveglianza delle zone protette, sarebbero stati uccisi dopo aver sparato in direzione della polizia.

 

Brasile, Bolsonaro sotto inchiesta
L’8 gennaio del 2023, migliaia di manifestanti pro Jair Bolsonaro avevano assaltato i palazzi istituzionali per protestare contro la vittoria di Luiz Inácio Lula da Silva. Secondo la polizia federale, l’ex presidente era al corrente del tentato golpe. Così, sulla base di un’indagine che sta portando avanti la Corte Suprema federale, la polizia ha sequestrato il passaporto di Bolsonaro per evitare che possa lasciare il Paese e ha arrestato alcuni suoi collaboratori.

 

Pakistan,  risultati inaspettati
Nelle elezioni che si sono svolte in Pakistan l’8 febbraio per il Parlamento, contro ogni aspettativa, i candidati del Pti, partito dell’ex primo ministro Imran Khan, oggi in carcere, hanno ottenuto più seggi di ogni altro partito, superando anche la Lega musulmana pakistana Nawaz guidata da un altro ex primo ministro, Nawaz Sharif, che era data per favorita. Neppure i candidati del Pti, che si sono dovuti presentare come indipendenti perché il partito era stato escluso dalle elezioni, hanno però ottenuto la maggioranza per formare il governo. Così i due partiti che tradizionalmente dominano la scena politica pakistana, il Pakistan People's Party e la Lega musulmana pakistana di Nawaz Sharif, provano ad accordarsi per formare la coalizione di governo. Mentre il Paese rischia l'instabilità.