Vite Sospese
La strada dei jihadisti che destabilizzano l'Africa sud-orientale
Per la quarta puntata del podcast de L'Espresso in collaborazione con WeWorld siamo tra Mozambico, Tanzania e Kenya, lungo la via che percorrono i gruppi estremisti per allargare l'area di squilibrio
«Era buio pesto, notte fonda, quando dei rumori che non avevo mai sentito prima mi hanno svegliata di soprassalto. Non capivo che cosa fosse, né da dove provenisse il frastuono. Solo dopo qualche secondo ho realizzato, erano gli insorgenti. Stavano entrando nel villaggio». A Parlare è Fatima, una delle tante donne costrette a fuggire a causa della violenza del terrorismo islamico che destabilizza soprattutto le province del nord del Mozambico, come quella di Cabo Delgado, un territorio estremamente povero da un punto di vista socio-economico, ma molto ricco in risorse energetiche.
Come spiega Piero Meda, rappresentate Paese dell’ong WeWorld, gli sfollati sono circa un milione all'interno del Paese, secondo i dati delle Nazioni Unite. E sono i giovani ad avere un ruolo chiave all’interno della società, centrale per immaginare un futuro migliore del presente. Così nella quarta puntata di Vite sospese parliamo di come costruire un processo di pace solido e duraturo in Mozambico, Kenya e Tanzania. Anche grazie al progetto "Kujenga Amani Pamoja" di WeWorld, finanziato dall'Unione europea.
Ascolta qui gli episodi precedenti:
La normalità a Kiev è solo in superficie
Afghanistan, la lotta delle donne
Cosa significa vivere in Siria, in mezzo a una guerra che dura da 13 anni