Esponevano “armamenti offensivi”, come quelli potenzialmente usati a Gaza. Per questo cinque gruppi industriali israeliani, attivi nell’industria bellica, sono stati oscurati dal governo francese al 55esimo Salone aeronautico di Le Bourget, che si è aperto oggi - 16 giugno - a Parigi. Gli stand di Israel Aerospace Industries (IAI), Rafael, Uvision, Elbit e Aeronautics sono stati ricoperti da grossi teloni neri dopo la decisione delle autorità francesi.
Israele: "È segregazione"
La scelta del governo francese ha scatenato subito la reazione del ministro della Difesa israeliano che ha parlato di “decisione scandalosa e senza precedenti”, che crea una forma di “segregazione”. Il ministero, citato dal Times of Israel, accusa Parigi di nascondersi dietro "considerazioni politiche" per mettere da parte le tecnologie israeliane che competono con le industrie di difesa francesi, soprattutto perché Israele sta conducendo quella che ha definito una "guerra necessaria e giusta" contro le minacce regionali. Decisione "assolutamente antisemita", secondo il direttore generale del ministero della Difesa israeliano, Amir Baram, che ha accusato la Francia di voler "escludere commercialmente l'industria israeliana per proteggere quella francese" e ha collegato l'episodio alle recenti operazioni contro l'Iran. "Non esponiamo solo, dimostriamo capacità operative", ha detto. Israele ha poi annunciato ricorsi legali in Francia: "È una decisione statale. Non faremo passi indietro", ha concluso.
Bayrou: "Situazione a Gaza moralmente inaccettabile"
Il primo ministro francese, Francois Bayrou, ha motivato la chiusura degli stand israeliani col fatto che la situazione "moralmente inaccettabile" a Gaza impone di mostrare "disapprovazione" e "distanza". "Le armi offensive non avrebbero dovuto essere presenti", ha spiegato Bayrou. "La Francia ritiene che questa sia una situazione terribile per la popolazione di Gaza, estremamente difficile dal punto di vista umanitario e di sicurezza. La Francia ha voluto dimostrare che le armi offensive non dovrebbero essere presenti a questa esposizione ", ha dichiarato in conferenza stampa.
L'appello delle associazioni
La partecipazione delle aziende della Difesa israeliane era finita al centro delle polemiche già negli scorsi giorni, quando i “Giuristi per il rispetto del diritto internazionale”, insieme ad altre associazioni, avevano richiesto il divieto alla partecipazione degli otto gruppi industriali; ricorso bocciato lo scorso 13 giugno dalla Corte d’appello di Parigi. “Una decisione che accogliamo con gravità - aveva scritto l’associazione in un comunicato stampa - considerando le implicazioni giuridiche ed etiche di tale partecipazione, in un contesto in cui le gravi violazioni del diritto internazionale umanitario e i crimini commessi nella Striscia di Gaza sono ampiamente documentati, e che la Corte Internazionale di Giustizia ha riconosciuto più volte come a rischio reale di genocidio. Le otto aziende israeliane presenti al Salone sono direttamente coinvolte nella produzione o nella fornitura di droni, aerei, blindati, missili, proiettili o software di intelligenza artificiale usati nelle operazioni militari israeliane nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania, territori la cui occupazione è illecita. La prevenzione dei crimini internazionali è una responsabilità condivisa - continuava il comunicato -. Non spetta solo ai tribunali, ma all’insieme delle istituzioni, ai responsabili politici, alle imprese, ai sindacati e ai cittadini. Di fronte all’impunità, ognuno deve assumersi le proprie responsabilità”.