Anche il bunga bunga, originariamente, nasce da una bufala. La storia è questa: il 7 febbraio del 1910 il principe dell'Abissinia e la sua corte furono accolti con tutti gli onori sulla H.M.S. Dreadnought, la più grande nave da battaglia della marina britannica. Organizzata in gran fretta (il comandante fu avvisato all'ultimo momento dell'arrivo dei nobili e non trovando una bandiera dell'Abissinia fece issare sul vascello una dello Zanzibar) la visita procedette al meglio: l'interprete raccontò le glorie della perla della flotta al principe e ai suoi sudditi i quali, ad ogni nuova scoperta, rispondevano con un ossequioso "Bunga bunga" in lingua madre.
Peccato che il giorno dopo si scoprì il trucco: le persone che avevano visitato la Dreadnought non erano i reali di Abissinia ma un gruppo di ragazzi dell'alta borghesia britannica, tra cui una giovane ragazza di nome Virginia Stephen, meglio conosciuta anni dopo col nome di Virginia Woolf. Erano stati loro ad ordire lo scherzo e a mandare la smentita con tanto di foto ai giornali, gettando nell'imbarazzo più totale la marina britannica.
Il Western Daily Mercuri titolò "Bunga Bunga" giocando sulla parola bungle (pasticcio); per un po' i marinai che giravano per le città britanniche venivano tutti salutati con un canzonatorio "Bunga, bunga"; il fatto passò alla storia come il "Dreadnought hoax"; i ragazzi, tranne Virginia Woolf, furono puniti con una sculacciata come si usava allora nei college britannici.