E se tua figlia si vestisse così?

Veli e merletti, pizzi e fiocchetti, boccoli e ombrellini. E' l'agghiacciante stile neovittoriano che ha conquistato le adolescenti giapponesi. E che sta arrivando anche da noi

Vladimir Nabokov non c'entra niente. E la sessualità morbosa con sospetto di pedofilia che il termine Lolita suscita, neanche. Anzi, le ragazzine Lolita si scandalizzano enfaticamente per qualsiasi allusione sessuale attribuita al loro stile.

"Lolita" è una sottocultura che nasce alla fine degli anni Novanta, ti spiegano, tra le adolescenti giapponesi, proprio per opporsi alla continua esposizione del corpo femminile nella società, e trova il suo palcoscenico nel quartiere di Harajuku a Tokyo. L'ispirazione viene da alcune band musicali giapponesi "visual kei", ovvero visual rock: i loro performer praticano spesso travestimenti cross-gender. È a questi uomini in abiti femminili vittoriani che le Lolite si ispirano, guru riconosciuto Mana, leader e chitarrista dei Malice Mizer (oggi Moi Dix Mois), che nel 1999, cavalcando il successo, crea anche una sua esplosiva etichetta di moda, la Moi-même-Moitié. Oggi le linee di abbigliamento esclusivamente dedicate alle Lolite non si contano, e fanno affari anche vendendo all'estero per corrispondenza.

La moda negli ultimi anni ha varcato i confini del Giappone approdando in Europa. Uno dei marchi più in voga tra le adolescenti nippo-neovittoriane, "Baby, the Stars Shine Bright", ha aperto un negozio monomarca a Parigi, che le Lolite di tutta Europa invidiano alle francesi. Intorno a quell'indirizzo, al 72 di Avenue Ledru Rollin, alle spalle di Bastille, ruota la vita delle ragazzine parigine. Perché Lolita non è solo un modo di vestire, ma una filosofia di vita.

Le ragazze si danno appuntamento in negozio per un'occhiata alle ultime novità in arrivo da Tokyo, trascorrono il pomeriggio insieme, passeggiando e pavoneggiandosi nel quartiere, poi vanno a fare merenda. Arrivano alla spicciolata, di solito il sabato pomeriggio. Il blog del negozio (babyparis.blog99.fc2.com) le aiuta a tenere i contatti e gli impegni. Baby, per esempio, organizza dei tè negli hotel parigini con ospiti d'onore dal Giappone: stilisti, disegnatori manga, rocker.

La commessa di Baby è una giapponese di età indefinibile, vestita rigorosamente Lolita. Le ragazze la adorano: è una specie di stella polare perché orientarsi in questo mondo di pizzi e merletti è tutt'altro che semplice. Obiettivo principale di una Lolita è essere considerata "carina", che per loro significa somigliare a una bambola di porcellana vittoriana o rococò. L'abbigliamento segue codici rigidi: gonna a ventaglio al ginocchio con crinolina, sottogonna che dà volume, rifiniture in merletto; camicetta increspata con trine, fiocchi, gale, balze, maniche a sbuffo, spesso con un gilet; calzettoni sopra il ginocchio con decorazioni colorate. Scarpe e stivali con i tacchi alti, ma mai a spillo, sempre modello Mary Jane, con para che oscilla tra i 7 e i 15 centimetri. E ancora: grembiulini alla Alice nel Paese delle Meraviglie, cerchietti con il fiocco, zainetti a forma di animaletto, spillette, ombrellini di pizzo, baschi, ogni genere di gadget che suggerisca dolcezza. I capelli sono spesso acconciati in boccoli o codini.

Attenzione, però. All'interno del mondo Lolita ci sono vari sottogeneri. Tre i principali. Le ragazze fanno a gara a fornire spiegazioni. "La Gothic Lolita, o goth-loli, è dark", spiega Bécha: "Veste soprattutto di nero, con inserti bianchi. Sono ammessi il blu e il viola scuri. Il trucco è sempre leggero ma più scuro, eyeliner, rossetto e smalto neri. Se non si ha la carnagione pallida, si può ricorrere a un fondotinta molto chiaro, quasi bianco. Le borse sono a forma di crocifissi, pipistrelli o bare. Ci sono marche che fanno zainetti-orsetto neri in pvc. Certe marche, come Alice and the Pirates, vestono soprattutto le Gothic, e ci sono manga ispirati a loro, come "Paradise Kiss" di Ai Yazawa, e "Princess Ai", prodotto da Courtney Love".

Roseline è invece una Sweet Lolita o ama-loli: "Noi vestiamo in colori pastello, rosa ma anche pesca, rosso, perla, e bianco. Le decorazioni sulle stampe dei vestiti sono fragole, ciliegie, rose, gelsomini, gigli, gattini, coniglietti, angeli. Le nostre marche preferite oltre a Baby, sono Angelic Pretty e Métamorphose Temps de Fille". Le Classic Lolita sono un genere a metà tra i precedenti, poi ci sono le Punk, le Wa, le Qi, le Hime, le Guro, le Sailor, insomma si può perdere la testa.

Le Lolite sono pronte per cominciare la passeggiata, con due orgogliose mamme al seguito. Escono dal negozio Baby. Tre bambine a passeggio insieme ai genitori rimangono incantate, a bocca spalancata, davanti al gruppo: un sogno, vedere bambole viventi a grandezza naturale. Si parte per un altro negozio, non lontano, che vende marche interessanti per le Lolite, sia straniere - Vivienne Westwood, Tatty Devine, T.U.K. et Demonia Shoes, Kreepsville 666 - che giapponesi, Banana Fish, Milk, Q-Pot, Algonquin's, Sex Pot Revenge, Hell Cat Punk. Durante il tragitto le ragazze vengono attaccate da un gruppo di adolescenti che vogliono innaffiarle con una bottiglia d'acqua: giudicano i loro ombrellini, in una giornata di sole, una "provocazione".

Le Lolite sono imperturbabili, ci sono abituate. La mamma di Mélodie dice che sua figlia ha dovuto smettere di indossare abiti Lolita a scuola, troppo faticoso difendersi dalle prese in giro continue dei compagni. Roseline, Julie, Strecy, Anne, Mélodie, Alexandra, Heylika, Joska, Tsubaki, Emméline e Nathalie sognano tutte di andare in Giappone. Nel frattempo si accontentano di sfogliare riviste sulle tendenze all'avanguardia nel Sol Levante: "Gothic&Lolita Bible", "Kera Magazine" e la fanzine francese "L'empire des dentelles". Nel suo sito ci sono tutti i link ai blog frequentati dalle Lolite francesi. Primo fra i quali quello del disegnatore François Amoretti, che ha fatto la sua fortuna illustrando e riscrivendo alcune fiabe in stile Lolita, da "Alice nel Paese delle Meraviglie" a "Cappuccetto rosso".

Le Lolite arrivano in una pasticceria che vende i loro dolci preferiti, i cupcakes, a forma di muffin dalle coloratissime glasse fantasia. Hanno tutte sui 16 anni: sognano di diventare sceneggiatrici, critiche letterarie, storiche, curatrici di museo, grafiche, stiliste. "Ho scoperto il Giappone guardando gli "anime", i cartoni animati giapponesi come "Sailor Moon"", racconta Mélodie: "Poi ho esplorato la musica delle J-rock band, e lì ho incontrato lo stile Lolita". "Io ho sempre amato le principesse", dice Strecy: "Vestire Lolita mi fa sentire come una di loro. Suscita qualcosa di gioioso, grazioso, magico. A Parigi, la gente è cupa, depressa, noi Lolite portiamo un po' di luce. Per lo stesso motivo, da grande voglio fare l'infermiera".

Vestirsi Lolita è molto costoso (un outfit completo di accessori si aggira intorno ai mille euro), ma loro ci tengono, a sottolineare che non sono ragazzine viziate. Nei weekend lavorano da fiorai, boutique, negozi di manga per potersi permettere i loro acquisti. "La realtà è così deprimente. Al telegiornale c'è solo guerra. A scuola devi lottare per essere la migliore. Poi dovrai lottare per trovare un lavoro", spiega Julie: "Invece il passato era così bello: grandi castelli, Versailles, i tè di Marie-Antoinette con le amiche, i dolci, gli abiti meravigliosi". E la Rivoluzione del 1789? "Non siamo certo contro la Rivoluzione francese! I diritti che ha promosso sono sacrosanti", s'infervora Nathalie: "Ma a noi non interessa la politica. Lolita è una questione estetica".

Sono quasi le sette. Le ragazze si preparano a rincasare. Non è da Lolite andare in giro la sera. La sera le principesse tornano al castello.

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